A nome del gruppo dei Verdi, Claudia Crivelli Barella ha esordito mettendo l’accento su un aspetto spesso trascurato, ma comunque centrale, di questo momento delicato, ovvero il funzionamento del nostro sistema immunitario e le capacità umane e psicologiche di ricerca della salute e di difesa personale. Confrontate con il rischio concreto rappresentato dal pensiero catastrofico, confinate tra le mura domestiche e sottoposte al fuoco di fila del flusso incessante di notizie legate al coronavirus, le persone subiscono una forte pressione e sono preda di emozioni forti e contrastanti. Una ritrovata salute psicologica per ognuno di noi è la chiave della ripartenza: per immunizzarsi contro la paura serve un altro tipo di informazione.

Il capogruppo Nicola Schönenberger si è poi concentrato sulla questione di come prevenire l’imprevedibile e di come il nostro stile di vita consumista sia la causa principale di questo nuovo virus. Il messaggio da cogliere è che questa pressione assurda sugli ecosistemi e sui sistemi animali non solo non è sostenibile, ma è pure letale. La tutela dell’umanità dalle pandemie dipende dalla diminuzione della pressione sulla fauna selvatica e sugli animali da reddito. Se vogliamo evitare crisi di questo tipo in un prossimo futuro e cambiare radicalmente paradigma, dobbiamo iniziare a discutere dei danni della globalizzazione, non solo dei suoi benefici. E capire che gli scienziati vanno ascoltati sempre, non solo quando ci danno ragione.

Dal canto suo, Cristina Gardenghi si è chinata sulla definizione di “benessere” – che non corrisponde solo all’assenza di malattia – e sul ruolo della cultura, vero e proprio pilastro della vita di ognuno di noi e carburante che alimenta instancabilmente riflessione, confronto e condivisione. È dunque più che mai necessario stilare una lista di priorità tra i vari beni da proteggere per garantire alla popolazione un benessere nel senso più ampio possibile del termine, che comprenda inderogabilmente il sostegno ad un settore importante per il confronto e la crescita personale e collettiva e fondamentale per sviluppare resilienza e adattamento a questo nuovo contesto. Quello, appunto, della cultura.

Successivamente, Andrea Stephani ha trattato il tema dei diritti degli ultimi: dai sans papiers agli anziani, passando per gli addetti alla vendita al dettaglio e le operatrici del fiorente mercato del sesso, le crisi insegnano che anche nella nostra società democratica esistono cittadini di serie A e di serie B e che, a bocce ferme, il diritto d’urgenza, proclamato durante lo stato di necessità, debba essere affinato e calibrato in maniera più precisa. La domanda fondamentale alla quale si dovrà rispondere è a quante e quali libertà individuali siamo disposti a rinunciare in nome della sicurezza collettiva, ricordando però che “un diritto non è qualcosa che ti viene dato da qualcuno; è ciò che nessuno può toglierti”.

In conclusione, Samantha Bourgoin ha posto l’accento sulla mancanza di una soluzione chiara per il futuro, mentre sarebbe più opportuno cogliere la pandemia per essere creativi e introdurre formule davvero nuove, per promuovere forme di economia virtuosa, che mettono l’Uomo al centro, con una particolare attenzione alla parità di genere e a tutte le disuguaglianze. Altrimenti si rischia di esprimere una politica fatta da “governi delle fate” che vorrebbero avere la bacchetta magica per cambiare la situazione, ma nel contempo finiscono per esercitare la propria autorità spiegando solo come lavarsi le mani, come mettere la mascherina e quale disinfettante comprare.

Sulla trattanda 6 inerente alle misure e aspetti finanziari del Covid-19, Marco Noi ha preso spunto dal motto d’incoraggiamento scelto dal CdS “Insieme facciamo la differenza”, per riflettere come questo “insieme” sia ambiguo. Come è stato detto da Sirica in sala non è vero che “tutti siamo nella stessa barca”, ma “tutti siamo sotto la stessa tempesta”. Certi però sono in mare aperto in balia delle onde e altri sono comodi nella Yacht club lounge. A tale scopo Marco Noi ha ricordato a titolo esemplificativo i dati degli introiti fiscali delle persone fisiche: il 65% dei contribuenti garantiscono solo il 12% degli introiti fiscali complessivi, mentre il rimanente 35%, garantisce ben l’88%. Ciò significa che il 65% dei contribuenti riceve paghe ridotte e tendenzialmente al ribasso, mentre il 35% dei contribuenti ha alte paghe, tendenzialmente al rialzo. Questo “insieme” sembra essere di più “tutti lavorano, ma pochi incassano”. Questa è una realtà che vogliamo cambiare.

 

Intervento Cristina Gardenghi

Intervento Claudia Crivelli Barella

Intervento Samantha Bourgoin

Intervento Andrea Stephani

Intervento Nicola Schoenenberger