Aggiornamento – 21 dicembre 2021

Referendum – 9 novembre 2021

Referendum contro il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni

Cosa vuol dire in pratica?

Fino al 2025:

  • Non si possono aumentare le imposte a nessuno (nemmeno ai super ricchi o a coloro che si sono arricchiti con la crisi);
  • No a nuove assunzioni / aumenti di stipendio per il personale dell’Amministrazione e riduzione del personale:
  • Meno lavoro per le piccole medie imprese che svolgono dei mandati per il Cantone (imprese di costruzione, falegnami, studi di architettura, ingegneria, servizi logistici, consulenza giuridica, consulenza informatica, consulenza per direzione lavori e conduzione progetti…);
  • Tagli a importanti contributi soprattutto nell’ambito della socialità e sanità, della formazione e della cultura, della tutela dell’ambiente, ma anche nel settore del turismo, dell’agricoltura e della valorizzazione dei prodotti locali del territorio.

Diciamo NO perché:

Le spese che verrebbero tolte con la nuova Legge permettono allo Stato di:

  • Far fronte ai bisogni sociali, sanitari, formativi, sportivi e culturali di tutta la popolazione e in particolare di giovani, anziani, famiglie, malati e persone affette da invalidità o dipendenze;
  • Tutelare l’ambiente che ci circonda e ci sostiene, anche per le prossime generazioni;
  • Offrire posti di lavoro qualificati a moltissime persone;
  • Contribuire attivamente all’economia del nostro cantone, dando lavoro a molte ditte e imprese private;
  • Sostenere interi settori economici, come il turismo e l’agricoltura.

Con l’entrata in vigore di questa misura non sarà più possibile offrire tutto questo alla popolazione ticinese.

  • Risanare i conti agendo solo sulle spese è scorretto e ingiusto, soprattutto dopo decenni di sgravi fiscali ai soliti noti.
  • Tagliare spese e contributi dello Stato in un momento di crisi come quello creato dalla pandemia equivale a mozzare le ali a qualsiasi tentativo di ripresa.
  • Bloccare per 4 anni nuove spese significa essere ciechi di fronte alle sfide che ci attendono: cambiamenti climatici, invecchiamento della popolazione, digitalizzazione, bisogni accresciuti di formazione soprattutto in settori di rilevanza sistemica.
  • Non è giusto escludere a priori la possibilità di far contribuire chi si è arricchito con la crisi creata dal Coronavirus.
  • Il compito principale dello Stato non è quello di garantire l’equilibrio finanziario, ma il benessere della popolazione presente e futura.
  • La procedura adottata dalla Commissione della Gestione per evadere l’iniziativa parlamentare è in contrasto con la Legge sul GC e i rapporti con il CdS (non abbastanza tempo al CdS per esprimersi sulla proposta)

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