Dalla nuova mappa delle chiusura degli uffici postali ipotizzata da Syndicom si evince che nel territorio della nuova Bellinzona e dintorni sono stati messi a rischio sei uffici postali della nuova città e cinque del comprensorio. Nonostante che nel 2015 La Posta SA ha chiuso i conti con un utile netto positivo di 645 milioni di franchi ha deciso di scaricare nuovamente sui cittadini ticinesi una nuova ondata di gravi problemi sia di occupazione che di traffico. Le agenzie postali, annunciate dalla Posta come “valido” sostituto e già presenti sul territorio, possono in realtà occuparsi solo di una minima parte delle operazioni abituali di uno sportello vero e proprio. Questo significa che i cittadini, gli anziani e i lavoratori già troppo stressati saranno obbligati a spostarsi con maggiore frequenza verso l’unico ufficio postale rimasto di tutto il comprensorio bellinzonese (Bellinzona 1) generando ancor di più inevitabili ingorghi, traffico e conseguente, ma non trascurabile, inquinamento. È necessario che il nostro amato gigante giallo rivedesse le sue posizioni in ottica più umana, concreta e sociale e non basate solo su numeri e cifre. Se pensiamo inoltre ai dipendenti della posta che lavorano in un clima di ansia ed incertezza da troppi anni questo non fa che riempire il vaso dell’instabilità. Troppe domande sorgono dopo l’annuncio di tale notizia: è questo il servizio di alta qualità che la confederazione ha dato mandato alla Posta SA? E che fine faranno quelle persone che ora lavorano negli uffici a rischio? E infine, Quanto dovrà essere grande il guadagno prima che possa bastare? I Verdi chiedono con forza al Municipio della capitale di attivarsi affinché il servizio pubblico possa essere garantito in maniera capillare su tutto il territorio.