Piccola storia dei Verdi del Ticino

La denominazione I Verdi risale al 1994, quando confluiscono in un solo partito i gruppi “verdi” attivi in Ticino (vedi cronologia). Nel decennio precedente gruppi di varia durata e consistenza (MET, PEL, SVEPO MVT) rappresentano in modo disordinato e anche conflittuale le varie sensibilità della galassia ambientalista/ecologista. In essa si muovono per lo più persone provenienti dalla sinistra, magari forgiate dall’esperienza movimentista del Sessantotto come Giorgio Canonica, ma anche persone provenienti dalla destra conservatrice e xenofoba (Valentin Oehen), oltre a figure di più difficile collocazione come Maurizio Ghini. In questo periodo pre-unitario entrano nel parlamento cantonale Valentin Oehen per il PEL e Maurizio Ghini e Rinaldo Bianda per MET-I Verdi (1987-1991), poi Gianfranco Poli per MVT (1991-1995). Dopo il 1995 sarà Giorgio Canonica a rappresentare I Verdi unificati in parlamento, affiancato nella legislatura successiva da Werner Nussbaumer.

Sia nella fase di formazione, sia in quelle di assestamento e consolidamento, è fondamentale la relazione con le varie associazioni ambientaliste diffuse sul territorio, che costituiscono un fecondo laboratorio di idee e di buone pratiche, un’efficace rete di sensibilizzazione popolare, un bacino di militanti e votanti del partito.

Importante pure la relazione dinamica con l’evoluzione dei Verdi svizzeri, che avevano assunto il nuovo nome I Verdi/Partito ecologista svizzero già nel 1983. Nella seconda metà degli anni Novanta vivono una fase di consolidamento organizzativo e politico, anche se con risultati elettorali ancora modesti, intorno al 5%, fino al balzo in avanti del 2003 (7,4%, con un notevole aumento di rappresentanti nei parlamenti cantonali). Grazie anche alla crescente credibilità dei Verdi svizzeri, il trend positivo si sente pure in Ticino, sebbene in forma più contenuta e tardiva. È solo intorno al 2005 che si percepisce un’accelerazione, anche grazie all’entrata nel partito di nuove personalità. Nel 2007 (quando a livello nazionale i Verdi si avvicinano al 10%), i Verdi del Ticino passano dal 2,4 al 3,6 % raddoppiando i seggi e sfiorando la possibilità di formare un gruppo parlamentare.

Dal 1999 al 2008 il partito pratica il coordinamento a due (si succedono le coppie Grazia Cavallini-Pierluigi Zanchi, Grazia Cavallini-Alessandro Boggian, Grazia Cavallini-Giorgio Canonica, Melitta Jalkanen-Giorgio Canonica, Melitta Jalkanen-Sergio Savoia). Nel 2008 ha luogo una revisione degli statuti che dà ai Verdi – fin qui caratterizzati da un’organizzazione tendenzialmente orizzontale e movimentista – una struttura più vicina alla consueta forma-partito, con il passaggio alla figura del coordinatore unico (sarà Sergio Savoia) e la creazione di sezioni regionali.

Nel 2011 i Verdi passano al 7,61%, avvicinandosi alla percentuale nazionale, ottengono 7 seggi e per la prima volta fanno gruppo. Sono ormai parte riconosciuta, e in posizione non subalterna, del panorama politico cantonale. In particolare emerge sempre più chiaramente la posizione di autonomia rispetto al Partito socialista. Accanto ai vari fattori endogeni che spiegano il successo – un maggior dinamismo politico e comunicativo, la presenza di nuove figure, anche giovani – bisogna tenere in conto un probabile “effetto Fukushima” (la catastrofe ambientale è avvenuta un mese prima elezioni).

Dopo l’ottimo risultato del 2011 il partito attraversa tuttavia un periodo di forti tensioni, soprattutto tra il 2014 e il 2016. Non è facile riassumere questi anni convulsi.

Sull’onda del successo, e nell’intento di accelerare ulteriormente la crescita elettorale, il coordinatore Sergio Savoia prende sempre più peso e accentra le decisioni politiche, imponendo una svolta di impronta populistica sia per stile comunicativo sia per i temi cavalcati: la libera circolazione, i frontalieri (la preoccupazione per distorsioni del mercato del lavoro in Ticino si era già manifestata con l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino!”, ma con altri toni e altre finalità). A determinare queste scelte è il disegno di pescare consensi in un elettorato tradizionalmente lontano dal discorso verde, segnatamente quello leghista, in modo da far compiere al partito quel guizzo che potrebbe portarlo al governo. Questa strategia si manifesta con particolare veemenza durante la campagna a favore dell’iniziativa UDC “Contro l’immigrazione di massa”, accolta dal popolo svizzero il 9 febbraio 2014. La linea di Savoia è apertamente criticata da una parte dei Verdi, ma la maggioranza continua a seguire il coordinatore, almeno fino ai deludenti risultati elettorali del 2015. A quel punto le tensioni si acuiscono, e ancor più dopo l’annuncio della creazione dell’ambigua associazione “Noi” da parte dei granconsiglieri Savoia, Denti, Merlo e Patuzzi. Dopo l’uscita di scena di Savoia (che anche per motivi professionali abbandona l’arena politica a fine 2015), i Verdi ritrovano pian piano una certa serenità interna e una collocazione politica più in armonia con la loro storia precedente. Michela Delcò Petralli è l’efficace traghettarice del partito verso un altro futuro. Nel 2017 si torna a una conduzione collegiale con un gruppo di coordinamento formato da cinque persone, poi da tre nel 2018. Riunificato il grosso del partito, resta (e diventa formale oltre che politica) la spaccatura nel gruppo parlamentare: da una parte i tre deputati (Crivelli Barella, Delcò e Maggi ) che si riconoscono nei Verdi – e che sono riconosciuti dai Verdi – dall’altra i tre di “Noi” (Denti, Merlo e Patuzzi).

La situazione si sblocca con le elezioni cantonali dell’aprile 2019, quando i Verdi confermano i sei seggi: sono eletti Nicola Schoenenberger, Samantha Bourgoin, Claudia Crivelli Barella, Marco Noi, Cristina Gardenghi e Ronnie David, sostituito dal subentrante Andrea Stephani. (Del gruppo “Noi” rientrano in parlamento – in una nuova formazione creata ad hoc e denominata “Più Donne” – Tamara Merlo e Maristella Patuzzi).

Nel corso del 2019 prende grande forza, a livello mondiale, il Movimento per il clima (che ha le sue radici nelle marce del 2015), grazie soprattutto agli interventi pubblici della giovane attivista svedese Greta Thunberg. La mobilitazione, in gran parte giovanile, ha indubbiamente un influsso sulle scelte elettorali, che vedono i Verdi ritrovare in aprile i consensi precedenti la scissione e in autunno trionfare alle elezioni nazionali: per la prima volta una verde ticinese (Grata Gysin) entra in Consiglio nazionale e una rappresentante della coalizione rosso-verde (Marina Carobbio) entra al Consiglio degli Stati.

A livello svizzero, i Verdi passano da 11 a 28 seggi al nazionale, e da 1 a 5 al Consiglio degli Stati (di cui 4 donne). L’«onda verde», anche in relazione all’eventuale entrata di una Verde in governo (respinta dall’Assemblea federale), si impone come tema centrale dell’analisi politica, sia a livello di cronaca giornalistica sia nell’ambito dell’indagine politologica.

A sottolineare questo momento di mobilitazione e rafforzamento c’è anche la rinascita delle Giovani verdi del Ticino, molto attive e presenti con una loro lista alle elezioni per il Consiglio nazionale.

Nelle elezioni cantonali del 2023, caratterizzate da una crescente frammentazione del quadro politico, il partito perde un seggio ma riesce a mantenere il gruppo in Gran Consiglio anche grazie al dinamismo delle Giovani Verdi.

(Danilo Baratti)

 

Cronologia

1987
La lista MET-I Verdi ottiene due seggi in Gran Consiglio (Rinaldo Bianda e Maurizio Ghini, poi sostituito da Manuela Cattaneo). Anche il PEL (Partito ecologista liberale) entra in parlamento con Valentin Oehen.

1989
A causa di dissensi interni, il MET (Movimento ecologista ticinese) si scioglie e si formano il Movimento dei Verdi ticinesi (MVT) e la SVEPO (Svolta eco-politica), a cui aderisce anche Oehen.

1991
Alle elezioni cantonali solo il MVT ottiene un seggio (Gianfranco Poli).

1993
Ha successo il referendum contro il progetto di inceneritore con forni a griglia, lanciato dalla SVEPO e dalla Lega dei Ticinesi.

1994
Sciolti SVEPO e MVT, nascono I Verdi. Coordinatore del nuovo partito è Werner Nussbaumer.

1995
Giorgio Canonica entra in Gran Consiglio per I Verdi.

1999
Due verdi in Gran Consiglio: Werner Nussbaumer e Giorgio Canonica.

1999-2002
A coordinare il partito è Grazia Cavallini, prima con Pierluigi Zanchi, poi con Alessandro Boggian e infine con Giorgio Canonica.

2002-2007
Coordinatori sono Melitta Jalkanen e Alessandro Boggian.

2003
I Verdi confermano i due seggi in Gran Consiglio (Giorgio Canonica e Francesco Maggi).

2007
4 eletti in Gran Consiglio (Sergio Savoia, Francesco Maggi, Giorgio Canonica, Greta Gysin).
In dicembre muore Giorgio Canonica. Gli subentra Seo Arigoni, che si staccherà quasi subito dal gruppo parlamentare.

2008
Dopo un anno di co-coordinamento con Melitta Jalkanen, Sergio Savoia è eletto coordinatore unico sulla base dei nuovi statuti.

2011
I deputati verdi in Gran Consiglio diventano 7: Sergio Savoia, Greta Gysin, Francesco Maggi, “Gerri” Beretta-Piccoli, Michela Delcò Petralli, Claudia Crivelli Barella, Michelle Savoia (a quest’ultima subentrerà Pierre Zanchi, a sua volta sostituito da Elena Bacchetta). Si forma il gruppo parlamentare.
Greta Gysin ottiene un buon risultato alle elezioni di ottobre per il Consiglio nazionale (19’220 voti), senza tuttavia conquistare il seggio.

2012
Elezioni comunali: ovunque possano farlo, i Verdi presentano liste proprie. Gli eletti nei consigli comunali sono una cinquantina, 4 i municipali.

2013
I Verdi lanciano l’iniziativa popolare “Salviamo il lavoro in Ticino!”, tendente a introdurre salari minimi che garantiscano un tenore di vita dignitoso nei settori sprovvisti di contratto collettivo.

2014
Sergio Savoia ha un ruolo particolarmente attivo nella campagna a sostegno dell’iniziativa UDC “Contro l’immigrazione di massa” (approvata dal comitato cantonale dei Verdi). Il 9 febbraio l’iniziativa ottiene un grande risultato in Ticino. Forti tensioni all’interno del partito emergono all’Assemblea del 5 aprile, dove Savoia è comunque riconfermato nel ruolo di coordinatore.

2015
Aprile. Calo di consensi alle elezioni cantonali: i seggi ora sono 6 (Sergio Savoia, Franco Denti, Francesco Maggi, Michela Delcò Petralli, Tamara Merlo e Maristella Patuzzi).
Giugno. È approvata dal popolo l’iniziativa cantonale dei Verdi “Salviamo il lavoro in Ticino!”.
Ottobre. Molto deludenti i risultati alle elezioni nazionali di ottobre, con la perdita di metà dell’elettorato verde. Savoia, che aveva annunciato di lasciare il coordinamento già a inizio mese, è il più votato (8680 voti per in Nazionale, 14’411 per il Consiglio degli Stati, dove si era candidato senza partito).
A fine ottobre i granconsiglieri Sergio Savoia, Franco Denti, Tamara Merlo e Maristella Patuzzi annunciano la creazione di un’associazione chiamata “Noi”, con finalità velatamente scissioniste. I Verdi sembrano allo sbando.
Novembre. Un gruppo che aveva già espresso le proprie critiche alla gestione Savoia nell’assemblea dell’aprile 2014 e poi con una lettera aperta al comitato nel maggio 2015, formalizza la sua esistenza con il nome di “Orizzonte verde”: un gioco di sponda con chi auspica il cambiamento dentro il partito.
All’assemblea cantonale Michela Delcò assume, per un anno, il ruolo di coordinatrice.

2016
Gennaio. Claudia Crivelli Barella subentra a Sergio Savoia, dimissionario, in Gran Consiglio.
Nel suo anno di coordinamento Michela Delcò è riesce a ricompattare buona parte del partito, ma i tre parlamentari di “Noi” si mostrano apertamente ostili al nuovo corso. Prima Denti (aprile 2016) e più tardi Merlo e Patuzzi (maggio 2017) sono esclusi dal partito ma conservano il loro seggio parlamentare.
Novembre. Si passa a un coordinamento a cinque: Usman Baig, Jessica Bottinelli, Massimo Collura, Ronnie David e Nicola Schönenberger.

2017
Novembre. L’assemblea ordinaria dei Verdi manifesta aperto sostegno ai cinque coordinatori.

2018
Novembre. Viene approvato dall’Assemblea il nuovo programma dei Verdi. Si passa a un coordinamento a tre (Massimo Collura, Ronnie David e Nicola Schönenberger).

2019
Marzo. Costituzione delle Giovani verdi del Ticino.
Aprile. Alle elezioni cantonali i Verdi del Ticino ottengono il 6,63 % e confermano i sei seggi del 2015. Sono eletti Nicola Schoenenberger, Samantha Bourgoin, Claudia Crivelli Barella, Marco Noi, Cristina Gardenghi e Ronnie David (sostituito dal subentrante Andrea Stephani).
Giugno. L’assemblea vara una nuova struttura, con la creazione di un gruppo operativo di cui fanno parte i due nuovi coordinatori (Samantha Bourgoing e Matteo Buzzi). È approvata la strategia per le elezioni federali, caratterizzata da un’ampio spettro di alleanze nell’«area di sinistra».
Ottobre. Greta Gysin, grazie all’alleanza Verdi-Forum Alternativo-PC e alle congiunzioni con altre liste della sinistra (tra cui quella delle Giovani Verdi) è la prima verde ticinese a entrare nel parlamento federale.
Novembre. Grazie anche ai voti verdi, Marina Carobbio è la prima socialista ticinese a entrare nel Consiglio degli Stati.

2023
Aprile. Alle elezioni cantonali la lista dei Verdi del Ticino per il Gran Consiglio ottiene il 5,42 % perdendo un seggio rispetto al 2019. Sono eletti Samantha Bourgoin, Matteo Buzzi, Marco Noi, Giulia Petralli e Nara Valsangiacomo. La socialista Marina Carobbio entra in governo su una lista unica di area denominata “Socialisti e Verdi”.

(DB)

Storia dei Verdi in Svizzera (fr/DE)