Quanto è diffusa la violenza in rete? Troppo!
Il Consiglio Nazionale segue il Consiglio federale e accoglie il postulato di Greta Gysin sulla trasparenza della diffusione della violenza digitale[1]. Un passo nella giusta direzione.
La violenza in rete è in costante aumento. Cyberbullismo, attacchi d’odio, stalking, grooming (adescamento di minori), si moltiplicano le forme e soprattutto il numero di episodi e di vittime. Negli scorsi mesi la Consigliera nazionale Greta Gysin ha depositato tre interpellanze e un postulato a proposito dell’esplosione della violenza online, di come prevenirla, della necessità di aiutare le vittime, e dell’urgenza di adeguare la legislazione[2].
“La violenza in rete ferisce e infierisce, senza preavviso. Può avere gravi ripercussioni sulla salute psichica e anche fisica, soprattutto per giovani. E può lasciare strascichi anche a distanza di anni. Perché la rete non dimentica, e sui motori di ricerca o tra i contenuti suggeriti dagli algoritmi, possono sempre riapparire profili o post che riaprono ferite. Le molestie via web e il cyberbullismo non lasciano momenti di tranquillità a chi ne è vittima, perché online si è raggiungibili sempre e ovunque.” (Greta Gysin)
Le vittime sono sempre di più, sempre più giovani, e sempre più indifese. Mancano però ad oggi statistiche complessive e sistematiche.
Dal recente rapporto del Consiglio federale sulla diffusione delle molestie sessuali in Svizzera[3] e nello studio indipendente commissionato dall’Ufficio federale dell’uguaglianza [4] sul tema, emerge che la percentuale di giovani che hanno già subito molestie sessuali in rete da parte di persone adulte è salita dal 19% del 2014 fino addirittura al 44% nel 2020.
“Anche il Consiglio federale mi ha dato ragione, riconoscendo l’estrema gravità del problema e l’urgente bisogno di studiare meglio l’entità e l’evoluzione delle violenza in rete, soprattutto contro giovani.” (Greta Gysin)
Il Consiglio federale aveva proposto di accogliere il postulato che chiede di fare trasparenza in merito alla diffusione dell’incitamento all’odio (hate speech) e ad altre forme di violenza in rete, chiamando alla responsabilità anche le principali piattaforme di social media, come Facebook, Instagram, Twitter e YouTube. Queste piattaforme dovranno rispondere alle autorità riguardo il numero di casi che violano le condizioni d’uso e che sono potenzialmente rilevanti in materia di diritto penale.
Il Consiglio nazionale ha approvato il postulato con 106 voti a 77.
“È una buona notizia: sulla scorta dei dati si potrà intervenire a livello legislativo, per colmare le lacune, ma anche per creare le strutture di aiuto alle vittime, oggi troppo spesso abbandonate a sé stesse.” (Greta Gysin)
[1] 21.4531 – Trasparenza sui casi di incitamento all’odio nei social media
https://www.parlament.ch/it/ratsbetrieb/suche-curia-vista/geschaeft?AffairId=20214531
[2] atti parlamentari di Greta Gysin sulla violenza in rete:
21.3683 – Prevenzione della violenza in rete ;
21.3684 – Violenza in rete. Le basi legali sono adeguate? ;
21.4532 – Una legge per regolamentare le piattaforme di comunicazione ;
21.4532-Trasparenza sui casi di incitamento all’odio nei social media
[3] https://www.newsd.admin.ch/newsd/message/attachments/71247.pdf
[4] https://www.newsd.admin.ch/newsd/message/attachments/71251.pdf