Dire la verità in questo paese sta diventando uno sport estremo. Prendiamo l’esempio dell’interrogazione presentata dai Verdi di Locarno. Si tratta di un atto parlamentare dovuto nel quale si chiede conto della costruzione di unità abitative nell’ambito del cosiddetto Delta Resort.


Nella foto: Pierre Zanchi, consigliere comunale a Locarno e candidato al GC

Nella foto: Pierre Zanchi, consigliere comunale a Locarno e candidato al GC

Si tratta della ristrutturazione dell’omonimo albergo, più la costruzione di quattro palazzine, con 48 appartamenti. Un investimento per una trentina di milioni di franchi. Secondo una perizia di cui dà notizia Il Caffè domenica scorsa, “il progetto prevede non la costruzione di aparthotel, secondo la licenza edilizia rilasciata dal  vecchio municipio nel 2011, ma la realizzazione di normali appartamenti di vacanza. Il che sarebbe del tutto fuori norma per una zona che il Piano regolatore qualifica esclusivamente come alberghiera.”

Su questa vicenda i primi a suonare l’allarme sono stati i Verdi del Locarnese con una interrogazione presentata da Pierre Zanchi. Orbene, Zanchi è ora sottoposto a indebite pressioni da parte di notissimi personaggi politici. Dovrà, a quanto pare, addirittura presentarsi in magistratura per “rivelare la fonte” delle sue informazioni.

Badate bene: sembrerebbe quindi che il problema non sia eventualmente stabilire se l’abuso c’è stato e cosa si possa fare per fermarlo ancora. Ma andare a fare pressioni su consiglieri comunali che fanno il proprio lavoro a servizio della comunità tutta.

Ebbene, entro qualche giorno presenterò una istanza di intervento al Consiglio di Stato. Sono stufo marcio degli andazzi locarnesi, storie di appalti, amici degli amici, lavori assegnati senza concorso, e via dicendo. E che si facciano i processi a chi dice “al fuoco!” invece che a chi appicca l’incendio.

Il Municipio di Locarno risponda all’interrogazione con la sollecitudine che questa losca faccenda merita, senza menare il can per l’aia come sta facendo e senza scatenare noti politici e avvocati locali alla ricerca delle fonti. Spiegazioni chiare e trasparenti: questo vogliono i cittadini cui si rompono le scatole se rifanno la casetta degli attrezzi mentre c’è chi può farsi i fatti propri per decine di milioni di franchi senza problemi di licenza edilizia…

Inoltre se qualcuno ha informazioni ulteriori su questa vicenda si faccia avanti con me. Garantisco l’anonimato e se vogliono chiedermi le fonti, possono chiedere per duecento anni. È ora di scoperchiare il puzzolente pentolone del malaffare.

Sergio Savoia
coordinatore dei Verdi del Ticino