L’annosa questione sull’abusività della lavorazione degli scarti da giardino che voleva essere risolta con un’infelice proposta governativa, ha ricevuto (giustamente) il parere negativo della maggioranza commissionale.
Ora starà al Gran Consiglio, si spera, dire l’ultima e definitiva parola, sullo stralcio o meno del messaggio governativo in merito alla variante del PUC (piano di utilizzazione cantonale) Piano di Magadino.

Il movimento ecologista si è sempre opposto a soluzioni che sacrificassero inutilmente territorio agricolo; a maggior ragione se pregiato. A questo proposito ricordo l’atto parlamentare del deputato Andrea Zanini dell’ottobre scorso in merito al conteggio delle zone SAC (le migliori che abbiamo per la nostra sovranità alimentare), e per le quali Comuni e Cantone non hanno ancora fatto i compiti richiesti dalla Confederazione ben 10 anni fa (!!!). Queste indispensabili superfici agricole ticinesi rappresentano meno del 4% di tutto il territorio agricolo cantonale, essendo esso formato per circa il 70% da alpeggi, sui quali è evidentemente impossibile seminare cereali, patate, verdure e soia.

I Verdi del Locarnese possono capire che non sia facile, in questo frangente, per i deputati leghisti andar contro la soluzione pensata dai funzionari del DT condotto dal Ministro Zali. Ma credono che sarebbe giusto e coraggioso essere tutti assieme concordanti almeno su 5 aspetti, indipendentemente dall’appartenenza politica:

a)    rispettare la volontà espressa dell’88% dei ticinesi sulla sovranità alimentare (leggi anche sicurezza alimentare);

b)    preservare quel poco che resta di terreni agricoli, soprattutto ora che la richiesta di prodotti regionali è in aumento e permette di sviluppare e mantenere posti di lavoro locali;

c)    inutile sperperare ben 1 milione di franchi di fondi pubblici per una modifica pianificatoria che va contro il progetto del Parco del Piano di Magadino approvato dallo stesso GC; meglio se questi soldi venissero utilizzati per implementare le attività del Parco;

d)    vi sono soluzioni meno costose in termini ambientali (energia, trasporti, ecc.) le quali valorizzano degli scarti invece che farli diventare un costo di smaltimento per le tasche dei cittadini;

e)    infine si eviterebbe una soluzione che appare ampiamente come una concorrenza sleale verso altre ditte che si occupano della lavorazione degli scarti verdi le quali rispettando le normative pianificatorie di una lavorazione a tutti gli effetti industriale inconciliabile in zona agricola.

Per questi motivi I Verdi del Locarnese auspicano che il Gran Consiglio tutto, segua le raccomandazioni del rapporto commissionale firmato qualche giorno fa.