La notizia che si prevede di completare la cosiddetta “tappa zero” dell’Acquedotto regionale del Mendrisiotto (ARM) entro il 2025 in contemporanea con la realizzazione della “tappa lago”, che verrebbe anticipata, è una buona notizia solo fino a un certo punto per due motivi.

Il primo è che nel nostro distretto abbiamo un ritardo non solo di anni, ma di decenni nell’assicurarci un approvvigionamento sicuro di acqua potabile. In nome della crescita economica, il fondovalle del Mendrisiotto si è riempito di capannoni per l’industria e la logistica, di stazioni di benzina e di traffico. È completamente mancata una pianificazione da parte dei comuni e del cantone che tenesse conto di risorse essenziali quali l’agricoltura, il paesaggio e l’acqua potabile, con il risultato che ora ci si trova costretti a dismettere fonti idriche esposte a rischi d’inquinamento chiaramente incompatibili con la legislazione federale sulla protezione delle acque. Come ben si sa il Pozzo Polenta è finito male, ma un’altra captazione ora importante come quella del Pozzo Prà Tiro (Chiasso e Balerna) è a rischio elevato di inquinamenti di varia natura. Se lo sviluppo economico negli ultimi decenni si è fatto a passo di corsa, l’iter politico per la progettazione e la realizzazione di un acquedotto regionale ha seguito i ritmi di una lumaca che si sposta a zig-zag.

Il secondo motivo di scetticismo verso la realizzazione dell’ARM così come prospettato dalla delegazione del consorzio è dato dal fatto che i politici ed i progettisti non hanno mai preso in seria considerazione un aspetto al giorno d’oggi molto importante, quello dello spreco di acqua potabile e, rispettivamente, delle possibilità che abbiamo di ridurne sensibilmente i consumi. In generale a livello nazionale i consumi di acqua potabile sono in continua diminuzione da diversi anni, anche se la popolazione e le attività economiche sono cresciute; ciò è dovuto in parte ad una maggior sensibilità ecologica della popolazione e in gran parte alle nuove tecnologie che i comuni e le industrie hanno a disposizione; tecnologie che vanno dall’ottimizzazione della gestione degli acquedotti (controlli telemetrici che permettono di meglio controllare eventuali perdite di acqua) all’uso di elettrodomestici moderni, da una gestione del verde pubblico più attenta ai consumi di acqua, al rinnovo di impianti industriali che passano a sistemi di raffreddamento funzionanti con il ricircolo di acqua. In contrasto con queste tendenze, il progetto dell’ARM fin dall’inizio ha fondato i suoi calcoli su un progressivo aumento dei consumi di acqua potabile e non ha mai approfondito dal punto di vista tecnico quanto si potrebbe ottenere ottimizzando i consumi di acqua potabile. Gli statuti del consorzio ARM fanno solo qualche accenno di principio al risparmio idrico. Prima di realizzare l’onerosa captazione di acqua dal lago non sarebbe meglio, finalmente, approfondire sul serio dal punto di vista tecnico il tema della riduzione dei consumi di acqua potabile?