Onorevole Presidente, onorevoli Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,

in politica esistono alcuni temi ricorrenti che, di tanto in tanto, riguadagnano le luci della ribalta. La possibilità di congiunzione delle liste per le elezioni cantonali e comunali è, a pieno titolo, uno di questi.

Come ricordato nel Rapporto – sintetico e puntuale – della collega Filippini, il Gran Consiglio si è già pronunciato su questa tematica nel 2002, poi nel 2013 e nel 2018. Accanimento legislativo dunque? Niente affatto. Le leggi – ma anche i sistemi elettorali – non sono il codice di Hammurabi. Non sono (più) scolpite nella pietra e le regole del gioco – per usare l’espressione utilizzata anche dalla collega Gianella – dovrebbero rispecchiare l’”air du temps”, come si direbbe in francese, lo “Zeitgeist” in tedesco; insomma lo spirito del tempo.

A questo proposito, è innegabile che la tendenza in atto negli ultimi anni conferma una polarizzazione della politica sempre più marcata. Semplificando all’estremo, potremmo dire che da una parte dello scacchiere politico abbiamo il blocco nazional-conservatore, dall’altra il fronte progressista-ecologista. Entrambi, con le rispettive sfumature e differenze puntuali. Nel mezzo, un po’ spaesati e provati da una relazione non proprio esaltante (una “fuitina”, sarebbe il termine più corretto), liberali e democratici. Il Centro, insomma; e mi scusino i PPD dissidenti. O i PLR.

Non me ne vogliano davvero i colleghi del PLR e del PPD, vorrei solo far notare una – per carità, legittima – indecisione sull’argomento da parte dei partiti borghesi o da almeno uno di essi.

Un’indecisione comprensibile che può essere un segnale di discussione interna. Come è stato, ad esempio, il caso nel mio gruppo. Benché tra i Mozionanti figuri il collega Schönenberger e la quasi totalità delle deputate e dei deputati Verdi, in passato su questo tema non abbiamo avuto una posizione univoca. Da qui, la riserva legata alla mia firma sul Rapporto della collega Filippini. A dimostrazione che su di una determinata tematica ci si può confrontare per mesi, addirittura per anni. Si possono nutrire dubbi e prendere tempo per soppesare i possibili scenari. E magari, alla fine, trovare una posizione condivisa all’unanimità che sciolga ogni precedente indecisione e riserva.

Così come tutte le altre nostre scelte, anche questa è dettata, come detto in apertura di questo mio breve intervento, dall’osservazione del contesto nel quale ci troviamo e della direzione verso la quale è orientata la nostra società. Ma anche dalle nostre esperienze. Soprattutto da quelle recenti.

E forse alla luce di quest’ultima considerazione, si comprendono meglio le titubanze di PLR e PPD. In quest’ottica, le 59 pagine del Rapporto di minoranza appaiono più una sorta di articolato testamento della recentemente defunta congiunzione di centro. Una fine burrascosa che ricorda un po’ certi matrimoni che sfociano in separazioni sanguinose, come nel film “La guerra dei Roses”. Basti pensare che PLR e PPD, che oggi – a quanto pare – voteranno all’unisono, non sono riusciti neppure a firmare congiuntamente il citato Rapporto di minoranza.

In questo breve intervento ho utilizzato i termini congiunzioni, blocchi, fronti e matrimoni. Avrei potuto però parlare di coalizioni. Già perché uno di quei temi ricorrenti della politica di cui si diceva all’inizio e che ritroviamo citato anche nel Rapporto di minoranza e nell’intervento della collega Filippini – è il dilemma tra maggioritario e proporzionale. L’introduzione della possibilità di congiunzione delle liste per le elezioni cantonali e comunali per alcuni è il primo passo verso l’adozione di un sistema maggioritario, mentre per altri è un’eventualità che scongiura questo passaggio e rafforza il sistema proporzionale garantendo il rispetto delle diversità di area in un contesto di perseguimento di obiettivi politici comuni. Ma questa è musica di un prossimo futuro.

Comunque la si pensi al riguardo – che si tratti di congiunzioni o di sistemi rappresentativi – è utile ricordare che il nostro Cantone è stato in un tempo ormai lontano un laboratorio di sperimentazione istituzionale, di innovazione e di lungimiranza.

Come nel 1890, quando, a seguito dell’ultima gloriosa rivoluzione liberale, la Confederazione impose al Ticino il passaggio al sistema proporzionale che, all’epoca, rappresentava una prima a livello europeo. Certo, non si trattò di una scelta indipendente e la misura aveva quale scopo principale l’abbandono della “politica a fucilate”, marchio di fabbrica del Ticino dell’800; tuttavia, questo episodio ci conferma che l’organizzazione istituzionale del nostro Cantone è sempre stata in costante evoluzione, nel tentativo di assecondare le esigenze di una società in continuo cambiamento. Un’organizzazione pronta ad adattarsi ad un contesto cangiante e a rimettere in discussione le proprie regole.

Pertanto, con questo intervento, sciolgo la mia riserva e porto l’adesione del mio gruppo alle conclusioni del Rapporto di maggioranza.

Andrea Stephani, Per il gruppo dei Verdi

Bellinzona, 19 ottobre 2020