In questi ultimi mesi le notizie su ondate di calore estremo, siccità, incendi, uragani e bombe d’acqua si sono susseguite a un ritmo incalzante. Questi disastri climatici rendono evidente che la catastrofe climatica non è più uno scenario per un futuro più o meno lontano, ma che è oramai entrata nella realtà quotidiana. Oggi le emissioni di gas a effetto serra sono a un livello record, come pure lo scioglimento dei ghiacciai, la deforestazione e le precipitazioni violente e repentine. Val la pena ricordare che le precipitazioni estreme verificatesi nelle sole ultime settimane hanno causato in Svizzera oltre mezzo miliardo di danni.

Proprio in questi giorni oltre 14’000 scienziati di 153 paesi, fra cui anche numerosi svizzeri, hanno lanciato l’ennesimo allarme (https://academic.oup.com/bioscience/advance-article/doi/10.1093/biosci/biab079/6325731?searchresult=1) chiedendo un’azione urgente per frenare il surriscaldamento del clima, avvertendo che, se non si agisce in modo rapido e radicale, supereremo molto presto il punto di non ritorno, che genererà un cambiamento irreversibile delle condizioni di vita sulla Terra.

Rispondendo ad un’interrogazione sul tema, il Consiglio di Stato ha ribadito che lo strumento cantonale per fronteggiare il cambiamento climatico è il Piano Energetico Cantonale, ancora in fase di aggiornamento. La grancosigliera verde Cristina Gardenghi lo ribadisce: “È indubbio che politica energetica e climatica siano legate, ma perseguono obiettivi diversi e non possono pertanto essere totalmente confuse e implementate tramite gli stessi strumenti.” Lo scopo della politica climatica è innanzitutto quello di ridurre l’impronta di carbonio delle varie attività umane, in modo da proteggere il clima e quindi le condizioni idonee alla vita. Sebbene il settore dell’energia (trasporti inclusi) sia il più importante, non è l’unico “generatore” di gas a effetto serra. Anche l’agricoltura, i cambiamenti di utilizzo del suolo, il trattamento dei rifiuti e l’industria giocano un ruolo significativo per quanto riguarda le emissioni di gas serra. Inoltre vanno considerati anche altri due ambiti d’azione sempre più importanti, che sono da una parte l’elaborazione di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici in corso e dall’altra lo studio di soluzioni di cattura e stoccaggio del CO2, ormai parte integrante di ogni piano per raggiungere la neutralità climatico. È dunque impensabile continuare a voler far fronte alle molteplici sfide in ambito climatico solo attraverso strumenti di politica energetica. Per questo è necessario che i due piani cantonali, quello energetico e quello climatico, siano distinti.

Ecco perché è estremamente urgente che il Consiglio di Stato elabori entro la fine dell’anno un Piano Climatico Cantonale che: integri in modo vincolante gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del cantone conformemente agli impegni presi nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima; strutturi le misure di riduzione delle emissioni in tutti i settori in cui esse sono generate attraverso un preciso piano d’azione; preveda un piano strutturato per quanto riguarda la cattura e lo stoccaggio dei gas a effetto serra, preveda una riflessione su come affrontare le emissioni grigie nei vari settori, e proponga misure concrete per la loro riduzione; integri anche misure di adattamento ai cambiamenti climatici già in corso nei vari ambiti in cui sono stati identificati dei rischi; attribuisca in quest’ambito compiti precisi e concreti ai vari settori dell’Amministrazione Cantonale e definisca i compiti delle Amministrazioni Comunali e degli enti di diritto pubblico come gli Enti regionali di sviluppo e i Patriziati. Insomma, i Verdi chiedono un piano climatico che permetta a tutti di essere parte della soluzione.

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