È l’Iniziativa per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico. Per questa ragione i Verdi del Ticino invitano la popolazione a sostenere l’iniziativa il 29 novembre.

Le casse pensioni delle Città di Losanna e Bienne applicano già ora l’iniziativa per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico. Gli investimenti nella finanza sostenibile (che di suo esclude i produttori di materiale bellico) sono redditizi al pari di quelli fatti nella finanza tradizionale, ma soprattutto sono meno soggetti ai rischi di fluttuazione dei mercati. Questa iniziativa fa in modo che le nostre casse pensioni investano in prodotti finanziari sostenibili evitando di rischiare di compromettere la propria liquidità a causa delle fluttuazioni di mercato. 

L’iniziativa non è un ostacolo, bensì un’opportunità per i nostri istituti finanziari di seguire una strategia d’investimento economicamente lungimirante e conforme agli impegni presi dalla Svizzera nel campo della cooperazione e della pace.

Nonostante la Svizzera sia un piccolo Stato nel mezzo dell’Europa, essa possiede una delle principali piazze finanziarie del mondo che gestisce circa un quarto del patrimonio mondiale. Una piazza finanziaria dalla quale, solo l’anno scorso, sono partiti all’incirca 15.3 miliardi di dollari per finanziare i maggiori produttori internazionali di materiale bellico. Un fatto inaccettabile. La Svizzera è infatti da sempre il faro e la locomotiva dei diritti umani, è depositaria della convenzione di Ginevra e sede di importanti organi internazionali come l’ONU e la Croce Rossa. Inoltre, la Svizzera si impegna annualmente in progetti di pace e di cooperazione internazionale. Eppure, per tramite della Banca Nazionale Svizzera essa investe ancora in produttori di materiale bellico. Se da una parte essa sostiene le iniziative della Croce Rossa a sostegno delle popolazioni nei Paesi in guerra, dall’altra investe in produttori bellici che costruiscono le armi che consentono tali guerre.

Sebbene il finanziamento diretto (concessione di crediti da parte di banche commerciali) di alcune tipologie di materiale bellico (ovvero, armi atomiche o chimiche, mine antiuomo e munizioni a grappolo) sia già vietato, non vige lo stesso divieto per l’investimento in azioni o in obbligazioni dell’industria bellica. Vi è infatti un vuoto giuridico che secondo il rapporto ‘Don’t Bank on The Bomb’ ha permesso agli attori finanziari svizzeri, solo nel 2019, l’investimento di ben 9 miliardi di dollari nei produttori di materiale bellico attivi anche in settori vietati, come quello delle armi atomiche, posizionando la Svizzera al secondo posto per quel che concerne il finanziamento procapite. L’iniziativa ha il merito di colmare questa lacuna giuridica e di ampliare il divieto di finanziamento/investimento anche a quelle armi convenzionali che sono ben definite dalla legge federale sul materiale bellico.