Sul fronte nazionale, le multinazionali del petrolio e dell’industria agroalimentare hanno vinto di nuovo a scapito della protezione del clima e della biodiversità, mentre il centro ha dimostrato che la sua recente svolta ecologica altro non era che una patina di vernice verde pronta a sgretolarsi rapidamente. In questo contesto i Verdi sono più che mai necessari e continueranno a lottare per la salvaguardia dell’ambiente che ci ospita e ci sostiene e per il rispetto degli impegni climatici che la Svizzera ha preso internazionalmente. Sul fronte cantonale, i Verdi si rallegrano di accogliere nella Costituzione il principio di sovranità alimentare.

Persi preziosi anni di politica climatica, ma il nostro impegno continua

Il rifiuto della legge sul CO2 non è una sconfitta solo per chi ha sostenuto il progetto. È una sconfitta per l’intera popolazione, per le nostre Alpi e per le future generazioni, infertaci dalla lobby del petrolio parzialmente sostenuti dai partiti del centro, che hanno fallito nel sensibilizzare la propria base. Abbiamo perso preziosissimi anni di protezione climatica e una grande occasione per la Svizzera di riscattarsi rispetto agli impegni presi internazionalmente e di dare una spinta verde alla propria economia in un momento così delicato. Peccato che un no alla legge sul CO2 non cancella la crisi climatica, che ora necessita dunque di altre risposte immediate. I Verdi continueranno il loro impegno per una Svizzera climaticamente neutra, concentrandosi in particolare sul supporto alla transizione rinnovabile e sull’ottenimento di un maggior impegno da parte della piazza finanziaria, che attraverso i suoi investimenti causa nel mondo 20 volte più emissioni di quanto produciamo all’interno dei confini nazionali. Per questo, in collaborazione con l’Alleanza Climatica, lanceremo presto un progetto di iniziativa volta a responsabilizzare maggiormente questo fondamentale settore.

Dall’industria alimentare che silura l’agricoltura sostenibile alla grave sconfitta per lo stato di diritto.

Il NO alle iniziative “per una Svizzera senza pesticidi di sintesi” e “acqua potabile pulita e cibo sano” segna invece il trionfo della lobby dei pesticidi e dei grossi agricoltori, ritardando ancora di parecchio il passaggio a un sistema produttivo rispettoso del territorio e della biodiversità. I Verdi, insieme alle forze progressiste del settore alimentare e forti del supporto di buona parte della popolazione, continueranno a lottare affinché questi temi vengano affrontati seriamente nei vari dossiers agricoli, spingendo in primis per la riattivazione dei dibattiti sulla politica agricola 2022 e chiedendo una strategia vincolante di riduzione non solo di pesticidi e fertilizzanti, ma in generale di tutti i prodotti fitosanitari. Il tutto per salvaguardare il nostro diritto fondamentale di accesso all’acqua potabile pulita e proteggere la biodiversità.

I Verdi si rallegrano invece dell’accettazione nel nostro Cantone del principio di sovranità alimentare, che viene dunque formalmente iscritto nella Costituzione cantonale. Si tratta di una luce di speranza in una giornata buia: la popolazione ha capito l’importanza di dotarsi di un sistema di approvvigionamento alimentare basato sulle risorse e sulle capacità produttive del proprio territorio, che le permetta di vivere in salute, in sicurezza e all’interno dei limiti planetari.

Il partito ecologista è inoltre costernato dall’approvazione della legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT). È una grave sconfitta dello stato di diritto. I Verdi seguiranno da vicino la sua attuazione e auspicano che lo Stato svizzero usi – come promesso – questi strumenti con discernimento, e non lo faccia per punire opinioni non gradite, come è stato il caso delle perquisizioni di attivisti pro-clima nel Canton Vaud. I Verdi si impegneranno per chiarire il concetto di terrorismo e per collegarlo esplicitamente all’uso della violenza. Allo stesso tempo, stanno lavorando con i loro alleati nella società civile per contrastare la tendenza degli ultimi anni a limitare sempre più severamente i diritti fondamentali.