Intervento di Samantha Bourgoin in qualità di co-relatrice del rapporto sull’audit esterno dai poteri accresciuti, per compiere gli accertamenti sulla gestione, da parte delle competenti autorità, del caso dell’ex funzionario del DSS e proporre i necessari correttivi

L’abuso, soprattutto quello sessuale è un dramma che cambia la vita e, permanentemente, cambia anche il rapporto che si ha con l’altro o l’altra e con la società intera.

Per scongiurarli, il primo passo è quello di accettare di parlarne pubblicamente: non può essere un tabù! Ma è importante non “spettacolarizzare”, lo dico tra virgolette ma lo ripeto, perché quando noi parliamo di abusi, perché ci sentiamo toccati o perché ci sentiamo inorriditi, li mettiamo in piazza e li enfatizziamo. Ma è importante non spettacolarizzarli sprattutto quando toccano persone private, persone singole e riconoscibili. Perché chi denuncia ha il diritto alla protezione della sfera personale e dobbiamo loro garantire un’attenzione particolare, nel dibattere ancora di quei fatti e nel diffondere dei documenti che le rendono riconoscibili. Anche la discussione in Gran Consiglio sul mandato dell’audit aveva insistito sulla necessità di proteggere le vittime. Ricordiamoci che l’eco mediatica e politica, e quelli che sono stati vissuti da alcune persone come strumentalizzazioni politiche, legate anche ai processi, invece di favorire la giustuzia per le vittime, è stata vista nel processo come attenuante a beneficio dell’ex funzionario condannato. Questo non può accadere. Ma è accaduto.

Come Verdi abbiamo sostenuto già nel 2019 una valutazione generale delle direttive e delle prassi attualmente in vigore nell’amministrazione per formulare poi proposte di adeguamento e rafforzare la tutela da abusi e molestie. Ora, con la procedura dell’audit esterno, oltre che a fare chiarezza sul caso specifico dell’ex funzionario (guardando a ritroso), ci siamo occupati di analizzare l’attuale sistema in ottica futura, e quindi di apportare correttivi affinché oggi e domani situazioni simili non si possano più verificare. Un audit quindi dai poteri accresciuti, così da poter disporre di un’analisi svolta da professionisti e professioniste esperte a carico di elementi delicati e sensibili. Un potere accresciuto, per garantire la riuscita di questo lavoro, attribuito a persone che possano svolgere tale compito con le dovute conoscenze e competenze. Perché, come dice l’auditor “Non ci si può aspettare che le vittime presentino una denuncia e compiano tutto il lavoro necessario per dimostrare l’esistenza di un reato contro l’integrità sessuale”

Con la volontà sempre presente di proteggere le vittime, il nostro compito di parlamentari è quello di migliorare il sistema. Non possiamo impedire che i fatti si compiano, non dipendono dal nostro controllo, ma ne possiamo scoraggiare l’insorgere e facilitarne la denuncia. Abbiamo verificato se il meccanismo che prende a carico queste situazioni delicate, in tutti i settori dell’amministrazione, funzionasse al meglio. Non è così. Facciamo quindi in modo che lo Stato non sia mai più, neppure inconsapevolmente, complice degli abusi, del disagio e del dolore inferto alle vittime, che siano donne o uomini. Come parlamento, ne abbiamo la responsabilità. E noi parlamentari, nell’affrontare questo delicato tema, dobbiamo renderci conto dell’abito mentale che ci induce, come società, a ritenere più normale un abuso da un superiore sul posto di lavoro, o una superiore,  che la denuncia di un abuso di chi non ce l’ha accettata.

Ora, adottando le misure proposte, il consiglio di Stato proporrà, abbiamo chiesto  entro 6 mesi come intende farle proprie e con quale strumento, perché questi strumenti già gli competono. Così come sarà necessario un adeguamento della Lord. Sarà allora il momento di precisarle, di farle proprie o di farne alte, come commissione, o gruppi parlamentari.

Oggi siamo sei relatori e siamo tutti molto colpiti dai fatti di cui abbiamo parlato. Ma facciamo tutti molta fatica, lo abbiamo visto, a non “spettacolarizzare” la vicenda. C’è chi li vuole in qualche modo giutificare con la visione distorta che ha la nostra società, con questa cultura sessista. Chi vuole far cadere politicamnete la responsabilità su una linea gerarchica, chi strumentalmente dice che non era una linea gerarchica, erano due,..

Noi oggi abbiamo la responsabilità delle nostre collaboratrici e dei nostri collaboratori, abbiamo la responsabilità delle vittime. Pensiamo a loro, con responsabilità e coraggio.