Sono un chirurgo che nella sua vita professionale ha potuto vivere in quattro sistemi sanitari diversi: Italia, Inghilterra, Francia e Svizzera. Tra tutti, il livello di cure migliore per la popolazione è offerto da quest’ultima, con alcune punte, e sono fiero di dirlo, proprio nel nostro EOC.

Ma l’attuale distribuzione dei costi non è più sostenibile per la parte meno agiata della popolazione. Molte persone e famiglie pagano troppo per le loro disponibilità. E a causa di un meccanismo perverso (una franchigia elevata per ottenere premi più bassi) si trovano troppo spesso a dover rinunciare a delle cure che invece sarebbero importanti per la qualità e la durata della loro vita.

E non sono affatto d’accordo con il Consigliere Federale Alain Berset secondo il quale una cassa unica porterebbe “solo” più trasparenza (valore già di per sé non trascurabile). Per esperienza e per gli esempi esteri, una cassa unica, del tipo di un’assicurazione sociale, permetterebbe di togliere dalle forze tristi di un mercato liberalizzato elementi ora incontrollabili, come la densità e la remunerazione di chi opera nella medicina specialistica in rapporto a quella di famiglia; la proliferazione di prestigiosi e costosi apparecchi che poi vanno ammortizzati; la remunerazione all’atto che spinge tutti i fornitori – talvolta inconsciamente – al consumo; l’accento sulle procedure tecniche piuttosto che sulla prevenzione; il fardello amministrativo del personale sanitario con ore quotidiane passate a documentare prestazioni, con regole assurde ed effimere (se diminuisse potrebbe ridarle alle cure, e renderebbe più attrattiva una professione che troppi oggi abbandonano). E potremmo eliminare anche il marketing delle Casse e le spese amministrative che ne conseguono (800-1000 CHF per 2.5 milioni di cambiamenti ogni anno da una Cassa all’altra).

Non si tratterebbe di un sistema sovietico: il Canada, paese con alti livelli di assistenza in cui si specializzano alcuni dei nostri medici migliori, funziona così, spendendo circa il 20% meno di noi (ho aggiustato per il potere di acquisto, in assoluto l’economia è maggiore). In più, in Svizzera abbiamo ampia esperienza nel gestire le regie federali, aiutati da un’amministrazione pubblica in cui servire i Cittadini e lo Stato è ancora prioritario sulla redditività e la competitività.

Nove anni fa abbiamo già votato per una cassa unica e pubblica e non dobbiamo lasciarci di nuovo scoraggiare da uno spauracchio che i diversi gruppi di interesse ci hanno messo davanti allora, quando finanziarono (con i nostri soldi) una campagna 10 volte più costosa che quella del campo dei sì.

Fin d’ora convinciamo gli sfiduciati che questo cambiamento è possibile, votando un nuovo parlamento che potrà allora accompagnarci in questo percorso.

Pietro Majno-Hurst, medico, candidato lista Verdi e ForumAlternativo

www.majno.ch