Le ragioni per cui i Verdi dicono NO al progetto AVS 21

  • No a una riforma pensionistica sulle spalle delle donne. Donne che già ora sono penalizzate poiché percepiscono una pensione inferiore di un terzo rispetto a quella degli uomini.
  • L’aumento unilaterale dell’età pensionabile per le donne è solo l’inizio. Se l’AVS21 passasse, si aprirebbe la porta a un’età pensionabile a 67 anni per tutti. 
  • Pagare di più, ottenere di meno: ecco cosa propone la riforma pensionistica AVS21. Oltre all’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, l’AVS21 intende anche aumentare l’IVA.

Dopo il fallimento della Riforma delle pensioni 2020 nel 2017, il Consiglio federale e il Parlamento hanno deciso di riformare separatamente il primo e il secondo pilastro della pensione di vecchiaia. La necessità di una riforma delle pensioni è evidente anche per i Verdi: già oggi le pensioni sono troppo basse per molte persone, soprattutto per le donne visto che attualmente percepiscono pensioni inferiori di un terzo rispetto a quelle degli uomini. Il problema delle basse pensioni è individuabile in due fattori. In primo luogo, alla scarsa protezione sociale dei lavoratori a basso reddito e/o a tempo parziale nel secondo pilastro. In secondo luogo,  dal fatto che attualmente l’AVS non sta adempiendo al suo mandato costituzionale, ovvero quello di garantire i bisogni di base.

Tuttavia, le riforme introdotte dal Parlamento e dal Consiglio federale non affrontano questi problemi, anzi. La riforma del secondo pilastro, tuttora bloccata in Parlamento, rischia di portare a una significativa diminuzione delle pensioni. Con questo decreto federale si vuole riformare il sistema pensionistico facendo pesare il cambiamento sulle spalle delle donne e aumentando l’IVA. Il passo successivo, che è già in programma, sarà quello dell’aumento dell’età pensionabile a 67 anni per tutte e tutti. Il 25 settembre abbiamo la possibilità di fermare tutto ciò. Non è l’età pensionabile a dover essere innalzata, ma i finanziamenti per rafforzare l’AVS.  Ciò è possibile con il finanziamento solidale dell’AVS attraverso le imposte e i contributi dei dipendenti, anche per i redditi molto alti; con gli alti profitti della Banca nazionale e con l’eliminazione delle disuguaglianze salariali tra i sessi basti pensare che da sola essa genererebbe un reddito aggiuntivo per l’AVS di circa 825 milioni di franchi. 

Nessuna riforma delle pensioni sulle spalle delle donne

Il divario pensionistico è un’amara realtà per le donne. A causa dei salari più bassi e a tassi di occupazione inferiori – quattro donne su cinque che hanno figli lavorano a tempo parziale – attualmente le donne ricevono un terzo di pensione in meno rispetto agli uomini. Questo divario pensionistico è anche una conseguenza diretta dell’ineguale distribuzione delle opportunità di lavoro, perché sono ancora prevalentemente le donne a occuparsi del lavoro familiare e di cura non retribuito. Inoltre, sono sovra rappresentate nelle cosiddette occupazioni “femminili”, spesso mal retribuite. Le donne sono particolarmente dipendenti dall’AVS, poiché per molte di loro il secondo pilastro rappresenta solo una misera integrazione. Questo è particolarmente vero per le donne della generazione che andrà in pensione nei prossimi anni: ancora oggi, quasi un terzo delle donne non riceve alcuna pensione del secondo pilastro e quando la ricevono questa è due volte più bassa di quella degli uomini. Con la riforma AVS 21 la situazione pensionistica delle donne è destinata a peggiorare ulteriormente: Esse perderanno un anno di pensione AVS, il che significa circa 26.000 franchi di reddito in meno.

Impedire l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni

L’aumento dell’età pensionabile per le donne è solo l’inizio: già quest’autunno sarà presentata in Parlamento l’iniziativa sulle pensioni presentata dai Giovani Liberali-Radicali. Inoltre, il Consiglio federale proporrà la prossima riforma delle pensioni già nel 2026. Accettando l’AVS21 daremo il via libera alla già annunciata età di pensionamento a 67 anni per tutt* tranne che per la fascia di popolazione particolarmente benestante che potrà permettersi un pensionamento anticipato. L’ aumento dell’età pensionabile è una cattiva notizia soprattutto per i lavoratori più anziani, basti pensare che gli over 60 sono tra i gruppi di età con il più alto tasso di disoccupazione: l’aumento generale dell’età pensionabile spingerà quindi un maggior numero di persone verso la disoccupazione di lunga durata e l’assistenza sociale.

Lavorare più a lungo va nella direzione sbagliata. In passato, la riduzione dell’orario di lavoro è stata uno dei grandi progressi sociali. I Verdi sono ancora convinti di ciò: La riduzione dell’orario di lavoro retribuito non solo porta a una migliore qualità di vita, ma è anche un importante contributo alla svolta ecologica e apre lo spazio per una migliore divisione del lavoro retribuito e non retribuito tra i sessi.

Pagare di più, ricevere meno 

Oltre all’aumento dell’età pensionabile per le donne, la riforma dell’AVS21 prevede anche un aumento dell’IVA. Dovremmo dunque pagare tutti di più, per una riforma pensionistica unilaterale a scapito delle donne. L’AVS dovrebbe essere rafforzata, non indebolita, perché le pensioni sono già troppo basse per molte persone, soprattutto per le donne. Per questo motivo i Verdi sostengono l’iniziativa della BNS che mira a versare una parte degli utili della Banca nazionale all’AVS.