No all’acquisto di un nuovo Palazzo di giustizia
Dire NO all’acquisto dell’edificio significa ritenere inopportuno spendere per un secondo Palazzo di giustizia almeno 140 milioni di franchi (acquisto e ristrutturazione) prima di aver ristrutturato quello attuale e in un momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini, ritenere inoltre inopportuno comperare lo stabile prima di sapere come sarà organizzata la giustizia dopo la rivoluzione digitale prevista per il 2027 e ritenere inopportuno concentrare i diversi gradi di giudizio sotto lo stesso tetto.
Un gigantismo fuori scala
L’edificio è figlio della piazza finanziaria degli anni ’80 che non badava a spese per ostentare lo sfarzo e non badava neppure agli alti costi di gestione. Basta notare che i soli costi di gestione e manutenzione ordinaria (dato 2019) ammontavano a 2,7 milioni di franchi all’anno, corrispondenti a 81 milioni di franchi su 30 anni. Questi si aggiungeranno ai 76 milioni di franchi del prezzo di acquisto dell’immobile e ai 60 milioni di franchi di costi di ristrutturazione previsti a medio-lungo termine. In un periodo in cui chiediamo a cittadine e cittadini di essere responsabili e di “tirare la cinghia” non possiamo permetterci di giocare con le finanze pubbliche, neanche se si tratta di investimenti generazionali e a favore del terzo potere dello Stato. Oggi i costi previsti per la Cittadella della Giustizia ammontano a circa 224 milioni di franchi. Però manca ancora la progettazione di dettaglio, che secondo i progettisti potrebbe far lievitare i costi anche del 25% e quindi superare il quarto di miliardo. Decidere ora l’acquisto dello stabile EFG con solo informazioni approssimative dovrebbe quindi far suonare i campanelli d’allarme. Con l’acquisto non potremo infatti più tornare sui nostri passi.
Il carro davanti ai buoi
Noi ci troviamo a decidere sull’acquisto di un gigantesco immobile prima ancora di aver affrontato il tema di come sarà la giustizia ticinese e di come cambierà una volta affrontata la rivoluzione digitale. Il progetto Justitia 4.0 prevede infatti la digitalizzazione della giustizia svizzera entro il 2027, Ticino incluso. L’obiettivo è sostituire gli atti cartacei con atti digitali in tutte le fasi dei procedimenti giudiziari civili, penali e amministrativi. Giustificare il bisogno di nuovi spazi per conservare dignitosamente i faldoni di carta, ora nei corridoi e negli scantinati, è dunque a dir poco anacronistico. Con la gestione elettronica dei dossier e parte delle udienze che saranno fatte in via telematica, molti degli spazi oggi necessari saranno obsoleti. Operare quindi importanti scelte logistiche come l’acquisto dell’edificio, senza considerare a fondo questa rivoluzione, significa mettere il carro davanti ai buoi.
Indipendenza delle varie istanze
Più voci autorevoli nell’ambito della giustizia ritengono che, da quando è dislocata a Locarno, la Corte di appello e di revisione penale, che statuisce sugli appelli contro le sentenze del Tribunale penale cantonale e della Pretura penale, è più indipendente e questa indipendenza si vede ed è necessaria per la credibilità della giustizia. Di conseguenza, seguiamo il buon senso e evitiamo la centralizzazione dei diversi gradi di giudizio. La distanza fisica tra giudici che devono giudicare l’operato di altri giudici è fondamentale per la serenità, l’indipendenza e la credibilità della giustizia e delle sentenze emesse.
Le perplessità
La maggioranza e il Governo pretendono che l’acquisto dell’edificio permetterà di garantire la transizione alla giustizia digitale entro il 2027/2028. Peccato che i lavori di ristrutturazione dello stabile stesso saranno ultimati al più presto nel 2030, e non prima del 2036 per gli altri edifici.