Con 633 veicoli per 1.000 abitanti il Ticino è il cantone più motorizzato della Svizzera. Traffico e ingorghi sono all’ordine del giorno, così come inquinamento atmosferico e fonico, che compromettono salute e qualità di vita delle persone. Il trasporto motorizzato individuale è inoltre responsabile di quasi 1/3 delle emissioni di gas ad effetto serra in Svizzera. Eppure è il settore che ha registrato meno miglioramenti negli ultimi anni, dato che le emissioni sono rimaste costanti. Secondo l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE) è inoltre responsabile di costi esterni per circa 9.7 Mrd all’anno (dati 2019): costi che ricadono sulla collettività, l’opposto al principio di ‘chi inquina, paga’.

Da anni diversi studi hanno dimostrato che gli attuali problemi di traffico non possono essere risolti pianificando e costruendo ulteriori autostrade. Anzi, l’effetto controproducente di tali ampliamenti è ben noto e dimostrato! Ciononostante, l’Ufficio federale delle strade (USTRA) continua a portare avanti a una visione che risale agli anni ‘60. Nel Mendrisiotto, la regione meridionale più inquinata della Svizzera, si prevede col progetto Potenziamento Lugano Mendrisio (PoLuMe) una terza corsia sull’intera tratta, quattro nuove gallerie e due nuovi semi svincoli. Tale corsia sarà attivata ‘solamente’ nelle ore di punta, diluendo e spostando il problema alle entrate dell’autostrada. Considerando i 10 anni di cantieri previsti, gli ingorghi saranno frequenti, problematici e sulla popolazione continuerà a gravare l’inquinamento atmosferico. L’ampliamento della rete stradale è a solo ed unico beneficio del trasporto motorizzato, una soluzione cerotto, schiava di una visione miope che sul lungo e medio termine causerà ancora più traffico! Aumentare la capacità delle autostrade è un vicolo cieco che compromette la tutela della popolazione, dell’ambiente e del clima.

Il 17 settembre si terrà una mobilitazione nazionale con lo slogan “La mobilità cambia direzione”, che in Ticino avverrà a Melano. Abbiamo bisogno di una pianificazione territoriale orientata a mezzi pubblici accessibili, alla mobilità dolce e alla elettrificazione del rimanente traffico individuale. Il pendolarismo va corretto attraverso piani di mobilità aziendale, incentivi per abbonamenti di zona e la possibilità di lavorare da casa, mentre la mobilità nel tempo libero va riorientata con trasporti capillari nelle regioni periferiche e offerte legate alle manifestazioni. La politica pianificatoria deve basarsi sui bisogni reali delle persone, non sul modo più efficiente per far circolare scatole di latta da A a B. Il traffico si è dimostrato finora arbitrario: ogni territorio ottiene ciò che semina con la propria (pessima) pianificazione.

È necessario un cambiamento radicale nel settore dei trasporti, che sia ecologico e socialmente sostenibile. Le soluzioni, basate sulla condivisione e sul risparmio di risorse, già esistono. Siamo fiduciose, la mobilità cambierà direzione!

 

Noemi Buzzi e Nara Valsangiacomo