Con l’aggregazione Bellinzona ha sempre voluto definirsi “nuova” e non “grande”. Eppure la sua politica, come tutti possiamo osservare, è incentrata su una forte espansione demografica ed economica. Come Verdi abbiamo sentito il bisogno di smarcarci da una certa politica del PS, poiché dopo aver visto Mario Branda in piedi su un tavolino della Casa del Popolo inneggiare ad una Bellinzona sociale ed ecologica, a distanza di un anno e mezzo ci chiediamo dove è l’ecologia.

Il fermento edilizio ed economico che Bellinzona per voce del suo Sindaco sta propugnando di questi tempi in maniera acritica, ne è una fedele testimonianza. I socialisti del Bellinzonese sostengono questa dinamica affermando che è necessario per uscire dalla dipendenza perequativa e sudditanza nei confronti della Grande Lugano. Allora via, a creare nuovi posti di lavoro: con il nuovo progetto delle Officine Branda, ne ipotizza un migliaio (di cui un centinaio sottratti al tecnopolo di Manno), con il progetto Credit Suisse in via Tatti, Gianini ne ipotizza centinaia. Senza poi contare l’IRB, il desiderato ospedale cantonale, il turismo e chi più ne ha ne metta.

Tutto questo crescendo viene veicolato con la mistificazione che il tutto si realizzerà senza problemi, senza effetti secondari. Anzi, la qualità di vita aumenterà ancora. Meno traffico, meno rumore, servizi meno intasati, non ci calpesteremo i piedi, sempre più spazi verdi ecc. ecc.

Al Municipio di Bellinzona fa comodo dire che ha ricorso al Tribunale Federale sui terreni in via Tatti in segno di rispetto della volontà popolare. Uno spirito maggiormente critico imporrebbe tuttavia di considerare altre sfumature della volontà popolare, come quella espressa per proteggere le basi naturali della vita o quella di non essere invasi da un flusso incontrollato di persone. Oppure ancora, imporrebbe di chinarsi anche su altri dati di realtà come quello emerso con forza in questi giorni, ovvero la necessità urgente di ridurre l’impronta ecologica della nostra economia. Branda, nella sua ecologia ingenua, potrà pensare che basti metterci le parole magiche “2000 watt”, “contenuti pubblici” o “cooperative abitative” per mettersi la coscienza a posto. Ma dal punto di vista ecologico è sempre e solo un aumento del carico, poiché tale densificazione non viene compensata sul proprio territorio ripristinando (dezonando e bonificando) terreni che possono assolvere funzioni ecosistemiche (assorbimento del CO2 in primis). Anzi, come sembra pensare Simone Gianini, la compensazione la si immagina al limite sul territorio di altri comuni (le famose esternalizzazioni), mettendo quindi lo sporco sotto lo zerbino altrui!

Questa Bellinzona non è affatto “Nuova”. È semplicemente e ancora all’insegna del “business as usual”, di quell’economia che non riesce ancora ad assumersi il debito contratto con la natura, con altri territori e con le future generazioni.

Marco Noi

Verdi del Ticino