“Quartiere ex-Gas/Macello”: si deve fare meglio per poter creare un vero ecoquartiere
OSSERVAZIONI Variante dell’utilizzazione/piani particolareggiati – Variante al PR della Città di Locarno- Settore 4 – Scheda grafica n. 2 “Zona dell’isolino” “Quartiere ex-Gas/Macello”, partecipazione del pubblico
Egregio Signor Sindaco
Gentile Signora, Egregi Signori,
La variante ha per oggetto un comparto importante.
Nel rapporto di pianificazione si afferma che “è stato avviato uno studio pianificatorio per riscrivere completamente il “corpus” delle norme di PR di Locarno adeguandole alla Legge sullo sviluppo territoriale, secondo la Linea guida cantonale “Regolamento edilizio” del dicembre 2014. I lavori sono ancora in corso e per il momento non è ancora possibile elaborare per il comparto oggetto della presente variante un dispositivo normativo che nella forma si integri nella struttura del futuro nuovo regolamento edilizio. Per non attendere se è quindi deciso di elaborare una proposta di variante che si integra nelle norme di attuazione del settore 4 …”.
Non è ammissibile e tantomeno opportuno procedere con una variante.
La pianificazione di questo quartiere va integrata nella revisione globale delle norme.
La pianificazione del territorio serve a creare le premesse per le attività di incidenza territoriali, sociali ed economiche, secondo i presunti fabbisogni futuri.
A causa di una pianificazione che ha privilegiato le residenze (primarie e secondarie), Locarno, in altri quartieri, mancano terreni da destinare ad attività pubbliche, sociali, socioculturali, ma anche artigianali.
Per quanto riguarda le residenze, prima di creare nuovi spazi edificabili, vi è da chiedersi se vi sia un effettivo bisogno, considerando le offerte di spazi abitativi non solo nella Città di Locarno, ma in tutto l’agglomerato. Senza contare che a Locarno vi sono oltre 1000 appartamenti sfitti.
In vista di una revisione del piano regolatore globale, vi è da chiedersi, ancora, se non sia più opportuno aumentare gli indici in tutti i quartieri, creando così delle riserve laddove vi è già sostanza edificata, salvaguardando le zone libere. Le zone libere, poi, per prassi pianificatoria, sono spesse offerte in permuta per guadagnare spazi preziosi, sia per l’edilizia pubblica che privata in altri comparti.
Questo approccio, non suffragato da un vero fabbisogno (interesse pubblico), va a beneficio unicamente di un quartiere e, finalmente, di chi vi andrà ad abitare (quindi non necessariamente o, solo in parte, del quartiere).
In aree più centrali si potrebbe fare un eventuale discorso di potenziamento edificatorio a lungo termine, anche se dubitiamo vi sia una reale necessità.
Questi spazi possono e fors’anche devono, nel breve periodo, essere riqualificati e essere destinati ad aree di riserva, artigianali (che mancano in città) o AEP (zone di attrezzature o edifici di interesse pubblico).
L’area in questione dovrebbe essere, in attesa della variante, in ogni caso, attribuita ad una zona di pianificazione alfine di congelare lo stato attuale.
Le ambizioni della Città sono lodevoli, ma nessuno può prevederle.
Le case per anziani, secondo studi recenti, dovranno essere disponibili nello spazio di pochi anni, meno di un lustro.
Prima di pianificare occorre determinare di quanti posti letto in case anziani medicalizzate, di quante ore di cura fornite dai servizi di cura domiciliare nonché di quali e quanti altri servizi sarà necessario disporre per rispondere ai bisogni di cura della popolazione anziana che vivrà in Ticino nel 2030 (vedasi Pianificazione integrata LAnz – LACD 2021-2030 Gennaio 2021, Dipartimento della sanità e della socialità-DSS).
Il progetto di variante è piuttosto il frutto dell’estro dei pianificatori e degli architetti. La storia ci insegna che se la pianificazione anticipa le esigenze concrete, al momento in cui l’esigenza (socioeconomica) si presenta, vi sono dei vincoli spesso insormontabili. Pertanto, in una città in cui non vi è un bisogno concreto, le superfici in questione devono rimanere prive di vincoli.
La storia di Locarno è zeppa di appuntamenti mancati, tra l’altro perché mancavano terreni di riserva e l’acquisizione da privati non è, quando si presenta l’esigenza, cosa facile. Si pensi al terreno ex Kleinert, in posizione privilegiata, che doveva essere destinato ad una sala multiuso ed è stato oggetto poi di speculazione immobiliare.
Sarebbe quindi bene che la Città, prima di pianificare, prima ancora di lanciare concorsi di progettazione, si chini sulla sua identità, rifletta sulle sue potenzialità, sulle sue ambizioni e su quello di cui avrà effettivamente bisogno in un orizzonte di ca. 10-20 anni. È come apparecchiare la tavola, prevedere un menu, cucinarlo, senza sapere chi saranno gli ospiti, le loro preferenze culinarie, se arriveranno e a che ora.
Gli spazi a destinazione mista non sono, a nostro modo di vedere ottimali, sebbene sia – ad esempio – lodevole (finalmente) la destinazione del piano terra ad uso commerciale.
È probabilmente più facile pianificare un comparto in gran parte libero o da rifare che pianificare lo spazio urbano edificato (magari anche in maniera disordinata). Le energie, le risorse e le innegabili competenze che la Città ha, vanno potenziate e indirizzate verso la revisione qualitativa dei piani regolatori vecchi. E, in parallelo, si potrà certamente mettere mano a questo comparto.
L’edificazione verticale fa parte del concetto di densificazione voluta dalla LPT. Ma come scritto sopra, non vi è l’esigenza e, prioritariamente, va valutato uno sviluppo verticale, moderato, in altri quartieri. Solo una volta esaurite le altre possibilità, come altrove, si potrà pensare a creare nuove torri. Gli insediamenti devono essere strutturati secondo i bisogni della popolazione e limitati nella loro estensione.
Il rapporto attesta che la superficie edificabile netta sostanzialmente non muta. Ma non è questo il punto. Pianificare significa anche avere il coraggio di cambiare la destinazione di un comparto, rispettivamente espropriare.
I principi sanciti dalla nuova scheda R6 non sono stati a nostro modo di vedere considerati, precisando che gli stessi non riguardano unicamente la contenibilità.
In un presunto ecoquartiere ci si aspetterebbe che il rapporto di numero di veicoli per abitante risulti essere sensibilmente inferiore rispetto a quello del centro abitato. Il fabbisogno di posti auto è anacronistico in un mondo, soprattutto quello cittadino, destinato ad abbandonare o impedire l’uso dell’automobile. La stazione è dietro l’angolo, a piedi o in bicicletta. Piazza Grande pure. Avremmo colto con favore un abbandono dei posti auto. E, forse, Locarno potrebbe anche farsi promotrice per una
revisione del RLST. Altrove, in altre città della Svizzera, questo passo lo hanno già fatto. L’ecosostenibilità di una città e di un quartiere si misura anche da queste scelte.
E in sintonia con questo principio una riflessione va fatta anche sul trasporto pubblico e la mobilità lenta e pedonale.
Dobbiamo ammettere che la variante ha portato a riflettere su degli aspetti importanti, come per esempio il vincolo già citato dell’obbligo di destinazione commerciale al pianoterra, al vincolo di edificare stalli per bici, alla necessità di prevedere alberature d’alto fusto per fronteggiare la calura o al recupero delle strade come spazi pubblici in un contesto di mobilità lenta. Ma sarebbe opportuno iniziare a già prevedere queste modifiche nei PR in vigore, con delle varianti normative urgenti.
Gli ecoquartieri propongono un altro modo di vivere, per tutti, mentre in questo progetto sembra non sia stata tenuta in considerazione la prospettiva di genere. “La prospettiva di genere permette di concepire spazi urbani e insediamenti che corrispondano meglio alle esigenze della vita quotidiana delle diverse categorie di popolazione tenendo presenti i rispettivi criteri. La pianificazione del territorio, attraverso concetti e strategie, si orienta al futuro. È quindi fondamentale coinvolgere le giovani generazioni, soprattutto perché spesso hanno nuove modalità di ripartizione del lavoro e dei compiti tra i generi.” (Guida per una pianificazione del territorio in una prospettiva di genere, LARES, 2022).
I Verdi si battono per una democrazia partecipativa, che permette di cogliere, sin dall’inizio della progettazione, le idee e le diverse sensibilità.
Bisogna progettare gli spazi comunitari o socioculturali di quartiere (vedasi le Maisons de quartier), i luoghi d’incontro multifunzionali, sviluppati con la partecipazione delle cittadine e dei cittadini rafforzano lo scambio sociale e intergenerazionale, che agevolano l’organizzazione dei servizi di sostegno o delle offerte nel vicinato.
Non vogliamo neppure dimenticare gli orti urbani che rappresentano un potenziale enorme dal punto di vista sociale, ricreativo ed anche economico.
Da ultimo ricordiamo che Locarno, in quanto Città dell’energia, ha formalizzato il suo impegno per lo sviluppo pianificatorio comunale a lungo termine con l’obiettivo del raggiungimento del concetto Società 2000 Watt
Ringraziamo per l’attenzione ed auspichiamo un incontro per meglio condividere e spiegare quanto precede.
I Verdi di Locarno e Indipendenti