No alla legge federale sui servizi di identificazione elettronica
No all’identità elettronica privatizzata
- No alla completa privatizzazione del passaporto elettronico. Ogni cittadino ha diritto a un mezzo di identificazione digitale che non può essere interamente delegato a società private. Il rilascio dei mezzi di identificazione, anche digitali, è un compito dello Stato.
- La Confederazione deve essere in grado di offrire il servizio fondamentale dell’identificazione digitale, soprattutto nell’era numerica. Questa è la base per un’adeguata infrastruttura digitale per l’e-government, l’economia e una democrazia che gode della fiducia della popolazione.
- Sono la protezione e la sicurezza dei dati che devono avere la priorità – e non il profitto dei fornitori privati.
**indicazione di voto dall’Assemblea dei delegati del 23 gennaio 2021 e dal comitato cantonale dei Verdi del Ticino nel dicembre 2020**
Di cosa si tratta?
Al giorno d’oggi, lo Stato e i privati offrono sempre più spesso i loro servizi in forma elettronica. A tal fine è necessario emettere un mezzo di identificazione digitale (e-ID) rilasciato dallo Stato, che può essere utilizzato come carta d’identità o passaporto su Internet. L’e-ID è utile per i servizi di e-government o per i contratti che richiedono l’identificazione, in seguito potrà anche essere usata per le cartelle cliniche elettroniche o per la partecipazione all’e-democrazia.
A tal fine, nel 2019 il Parlamento ha approvato la legge sui servizi di identificazione elettronica (EISA https://www.parlament.ch/fr/ratsbetrieb/suche-curia-vista/geschaeft?AffairId=20180049). Così facendo, la Confederazione ha purtroppo abbandonato uno dei suoi compiti principali: le imprese private dovrebbero emettere e gestire le e-ID come fornitori di identità, non sono previsti fornitori statali. Un consorzio di banche, assicurazioni, SIX Group, FFS, Posta Svizzera e Swisscom con il marchio SwissSign Group si è già posizionato come fornitore leader.
I Verdi, uniti a varie organizzazioni, hanno lanciato il referendum. Tra questi: Digital Society e WeCollect, la piattaforma per la democrazia diretta. Il referendum è stato sostenuto, oltre che dai verdi, anche dal PS, dai Verdi liberali e dai SSP (Sindacati dei Servizi Pubblici), da droitsfondamentaux.ch e da diverse organizzazioni di anziani. Questo forte movimento di cittadini ha promosso il referendum e ha raccolto circa 65.000 firme.
Il diritto a un’identità digitale fornita dallo Stato
L’emissione di mezzi di identificazione – sia digitali che analogici – è un compito dello Stato. Non può essere completamente delegata a società private. Un’identità rilasciata dallo Stato deve essere disponibile almeno come alternativa alle offerte private. La proposta di legge sull’e-ID non lo prevede. Chi vuole un’identità digitale deve affidarsi a un’azienda privata. Questo è ciò che i VERDI vogliono evitare. I cittadini devono avere libertà di scelta.
La Confederazione deve entrare nell’era digitale
Nell’era digitale, uno Stato degno di questo nome deve essere in grado di rilasciare un’identità elettronica. La popolazione svizzera ha fiducia nella Confederazione: l’87% della popolazione vorrebbe avere/avere un’e-ID di Stato, come dimostra un sondaggio rappresentativo del 2019 https://www.rts.ch/info/suisse/10463402-les-suisses-favorables-a-une-identite-numerique-geree-par-letat.html.
Altri Stati sono riusciti da tempo a offrire un’e-ID affidabile: ad esempio il Cantone di Sciaffusa o il Principato del Liechtenstein, che ha creato un’e-ID nel giro di un anno.
La legge non segue il principio della protezione dei dati a partire dal concepimento (privacy-by-design)
I processi previsti dalla legge sull’e-ID non seguono il principio della protezione dei dati dal concepimento e non sono quindi affatto favorevoli alla protezione dei dati. Una soluzione più appropriata sarebbe quella di scegliere un’architettura di sistema che registri i dati in modo decentralizzato. Al contrario, la legge prevede che sia la Confederazione che i fornitori di identità utilizzino banche dati centralizzate, il che aumenta notevolmente il rischio di abusi e furti.