No alla proibizione del Burka

  • No a una crociata anti-musulmana con il pretesto dell’uguaglianza: con il pretesto della parità, l’iniziativa si schiera contro i musulmani e si inserisce quindi nella strategia populista di esclusione.
  • Un’iniziativa superflua: se qualcuno costringe una persona a portare il velo, è già punibile ai sensi dell’articolo 181 del codice penale svizzero.
  • Un’iniziativa che non contribuisce in alcun modo alla promozione della parità. Al contrario: esclude ulteriormente le donne e cementa una visione patriarcale del mondo, che prescrive come le donne devono vestirsi.

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**Indicazione di voto dall’Assemblea dei delegati del 23 gennaio 2021 e dal comitato cantonale dei Verdi del Ticino nel dicembre 2020**

Di cosa si tratta?

L’iniziativa vuole sancire nella Costituzione federale che nessuno può nascondere il proprio volto in luoghi pubblici o “generalmente accessibili” e che nessuno può costringere una persona a coprirsi il volto a causa del suo sesso. Sono ammesse eccezioni per “motivi di salute, di sicurezza, climatici, oltre che per motivi di tradizioni locale”. L’iniziativa è stata lanciata dal Comitato di Egerkingen, che è anche l’ideatore dell’iniziativa del minareto.

Sono escluse le eccezioni per motivi religiosi – a parte nei “luoghi di culto” -. Secondo il suo comitato, l’iniziativa è finalizzata alla proibizione dell’occultamento deliberato del volto per motivi religiosi, così come al divieto generalizzato in Svizzera di indossare il passamontagna durante le manifestazioni.

Se l’iniziativa viene respinta, la legge federale sulla copertura del viso entrerà in vigore come controprogetto indiretto, soggetto a referendum. Questo prevede l’obbligo di mostrare il proprio volto per potersi identificare presso le autorità o i dipendenti del trasporto pubblico. Contiene inoltre disposizioni per migliorare l’uguaglianza nella legge sulla parità tra i sessi, nella legge sugli stranieri e sull’integrazione e nella cooperazione internazionale allo sviluppo e nell’aiuto umanitario (vedi progetto di legge al seguente link https://www.admin.ch/opc/it/federal-gazette/2019/2557.pdf)

No alla propaganda contro i musulmani con il pretesto dell’uguaglianza

L’iniziativa utilizza il pretesto dell’uguaglianza per creare un’atmosfera contro i musulmani e si unisce così alla strategia dell’esclusione populista, propria alla destra. Il divieto di rivelare il volto riguarda soprattutto le donne musulmane che indossano un velo su tutto il corpo (noto come burqa o nikab). Poiché in Svizzera sono pochissime le donne che lo indossano, il comitato promotore vuole regolare una realtà che in Svizzera praticamente non esiste, esattamente come è stato fatto con l’iniziativa anti-minareto. L’iniziativa è un tentativo di strumentalizzare politicamente simboli religiosi affidandosi alla retorica discriminatoria che strumentalizza le donne per promuovere gli stereotipi sull’Islam, per alimentare le paure sull’islamismo e, in ultima analisi, per minare i diritti fondamentali della popolazione straniera.

Un’iniziativa superflua

Visto che in Svizzera sono pochissime le donne che indossano un velo su tutto il corpo, non c’è bisogno di inserire un codice di abbigliamento nella costituzione per regolarne l’uso. Oggi in Svizzera, obbligare a portare i foulard o i burqa può già essere un reato punibile. Infatti secondo l’articolo 181 del codice penale è vietata la coercizione che include il non poter costringere una persona a coprirsi il viso in pubblico o in privato. Il divieto generale di velatura, d’altra parte, colpisce anche coloro che si velano di loro spontanea volontà e limita così i loro diritti fondamentali. Questo non è solo anti-liberale, perché l’iniziativa prescrive anche come le donne devono vestirsi e alla fine cementa una visione del mondo patriarcale che il comitato promotore afferma invece di combattere.

Nessuna soluzione ai problemi reali dell’uguaglianza

L’iniziativa non contribuisce in alcun modo all’integrazione e alla lotta alla violenza contro le donne. Chiunque sia sinceramente preoccupato per la parità e per i diritti delle donne si dovrebbe impegnare a favore di più case rifugio per le donne che subiscono violenza, della parità di retribuzione tra i sessi, della lotta alla violenza domestica o della messa a disposizione di sufficienti strutture di assistenza diurna per le famiglie, finanziariamente accessibili a tutti. L’iniziativa non risponde a nessuna di queste richieste. Al contrario: il divieto dei veli escluderebbe ulteriormente le donne velate nella vita di tutti i giorni. Il controprogetto, che entrerà automaticamente in vigore in caso di “No”, rafforza invece la promozione della parità tra i sessi in patria e anche nella cooperazione allo sviluppo.