Legge CO2: tanto imperfetta, quanto necessaria
Tra coloro a cui sta a cuore la protezione dell’ambiente e la giustizia sociale, c’è chi sostiene che la revisione della legge sul CO2 sia inefficace ed ingiusta, perché non colpirebbe chi inquina maggiormente (ceti più abbienti e grandi industrie) e impatterebbe oltremisura sui redditi medio-bassi.
Sebbene ci sia del vero in questa critica, la vera portata e gli effetti benefici degli obblighi di compensazione nel settore dei trasporti, degli edifici e dell’industria dovrebbero convincerci a votare in favore di questa legge il prossimo 13 giugno. Prendiamo, ad esempio, il rincaro della benzina, uno degli argomenti preferiti dei contrari. È importante sottolineare che il nuovo limite massimo di aumento del prezzo dei carburanti a 10 cts/L e a 12 cts/L a partire dal 2025 non necessariamente sarà raggiunto: oggi, sebbene il limite massimo sia fissato a 5 cts/L, il sovrapprezzo è solo di 1.5 cts/L. In secondo luogo, siccome il consumo medio delle autovetture verrà dimezzato entro il 2030 (grazie allo sviluppo delle tecnologie rispettose dell’ambiente, in parte sostenuto dal cosiddetto “fondo per il clima”), viaggiare in auto diventerà progressivamente meno caro. Infine, da persona che abita in fondo alle Centovalli, sentire dire che le e gli abitanti delle zone periferiche saranno i grandi perdenti di questa revisione mi fa sorridere: il problema dello spopolamento delle valli va affrontato con investimenti in infrastrutture e trasporti pubblici (tanto per fare un esempio: l’ultimo treno da Locarno a Camedo è alle 19.20, incluso il fine settimana!), non aggrappandosi a una fonte di energia destinata ad esaurirsi e ad essere soppiantata.
Ed è proprio perché questa terza legge sul CO2 è orientata al futuro che un sì alle urne è necessario. I soldi che confluiranno nel “fondo per il clima” verranno devoluti al risanamento energetico degli edifici, agli investimenti infrastrutturali e all’innovazione nell’ambito delle tecnologie rispettose del clima. La maggiore efficienza energetica del nostro paese risulterà automaticamente in una diminuzione progressiva dei vari obblighi di compensazione (cfr. esempio auto), mentre lo slancio dato all’economia svizzera dai nuovi impulsi imprenditoriali creerà nuovi posti di lavoro. A beneficiare di questo nuovo dinamismo “verde” sarà l’insieme della popolazione.
La legge, in quanto frutto di un compromesso tipicamente svizzero, non è perfetta ma pone dei paletti vincolanti per affrontare l’emergenza climatica e ridurre del 50% le emissioni di CO2 entro il 2030. Votiamo di sì il 13 giugno e continuiamo a batterci per una politica rispettosa dell’ambiente.
Rocco Vitale, studente e membro delle Giovani Verdi