Mobilità transfrontaliera: quali prospettive per la ferrovia della Valmorea?
Nonostante il nuovo orario sia già stato definito una “rivoluzione” nel settore della mobilità, alcuni aspetti legati all’intermodalità e al traffico di transito generato dai pendolari provenienti dalle Province italiane nella fascia di confine necessitano alcuni chiarimenti. Tra le righe del discorso tenuto dal Direttore del DT, Onorevole Claudio Zali, si è potuto,a d esempio, intuire come, a livello di strategia regionale, il discorso legato ai park&ride – per altro previsto nel Programma d’agglomerato di 3a generazione del Mendrisiotto, PAM3 – sia oggi considerato come un tema sorpassato a causa dei “chiari limiti di spazio” legati alla conformazione del nostro territorio.
Purtroppo, come già segnalato nel Rapporto d’esame della Confederazione sul Programma d’agglomerato del Mendrisiotto di 3a generazione (PAM3) del 14 settembre 2018, sembra ancora mancare un approccio transfrontaliero completo e un’incentivazione (richiesta pure da Berna) del dialogo con le autorità della vicina Lombardia in prospettiva dell’elaborazione di un programma d’agglomerato di quarta generazione.
E tutto questo proprio quando, al di là della frontiera, si moltiplicano gli appelli (rimasti sinora inascoltati) per rilanciare interessanti progetti locali, come la riattivazione della linea ferroviaria transfrontaliera della Valmorea che collegherebbe idealmente Mendrisio a Castellanza e che fu realizzata negli anni ’20 per collegare il traffico merci in provenienza dal porto di Genova con l’asse ferroviario del Gottardo.
I Comuni italiani della fascia di frontiera sembrano ora alla disperata ricerca di un interlocutore al di qua della “ramina”: possibile che non ci sia nessuno disposto a sedersi ad un tavolo per discutere di un avveniristico progetto che prevede la sostituzione dei mezzi elettrificati con un treno ad idrogeno con una doppia funzione turistica e volta ad offrire un’alternativa all’uso del mezzo privato ai numerosi pendolari d’oltre confine?