Motivazione riguardo l’interesse pubblico e l’urgenza [cfr. art. 97 cpv. 1 ultima frase LGC]

L’interesse pubblico è dato dal coinvolgimento del Cantone come ente sussidiante e vigilante di un mandato di prestazione alla UNITAS e nel contempo dall’ampia eco mediatica che ha il tema.

L’urgenza è data dal fatto che dalle informazioni giunte via stampa sull’entità dei problemi e sulla sfiducia espressa nei confronti della dirigenza, ci sono gli estremi per un intervento rapido di riorganizzazione degli organi di conduzione a tutela dell’utenza.

Testo dell’interpellanza

Premessa

Sul tema vi è già stata un’interpellanza datata 31 marzo 2022 – di cui se ne richiamano i contenuti – con la quale si chiedeva (Sussidi a UNITAS vincolati a un audit indipendente): 

  1. Quali controlli esercita il CdS per tutelare gli utenti e i dipendenti delle associazioni finanziate dal cantone? 
  2. Se era giudizioso che l’audit su UNITAS venisse commissionato e pagato da UNITAS stessa?
  3. Se non era intenzione del Cantone condizionare l’elargizione dei sussidi a una propria verifica o commissionata a un mandatario indipendente?
  4. E come si poneva il CdS – a fronte della richiesta da parte di volontari, soci e utenti – delle dimissioni del comitato di UNITAS e dei consigli di fondazione?

L’interpellanza, poi incomprensibilmente trasformata in interrogazione dell’Ufficio presidenziale, fu evasa in data 18 maggio 2022 con le seguenti risposte (Risposta CdS a interrogazione Sussidi a UNITAS vincolati a un audit indipendente):

  1. i controlli vengono effettuati tramite ispezioni del Servizio vigilanza e qualità dell’Ufficio medico cantonale in occasione del rinnovo dell’autorizzazione all’esercizio; vengono controllati la qualità delle cure, la cartella sanitaria, così come la professionalità e i piani di formazione continua per il personale. Accanto a questo controllo vi è anche quello della qualità percepita attraverso rilevazioni dirette presso l’utenza e indirette presso i loro familiari;
  2. la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (DASF) “ha giudicato non opportuno che il mandato (…) fosse conferito direttamente dall’esecutivo dell’Associazione, in ragione del fatto che lo stesso prevedeva anche la verifica dell’operato del Comitato, di tutti i suoi organi e delle rispettive figure di riferimento”. Il conferimento del mandato è pertanto stato assunto dalla DASF stessa, adeguandone contenuti e finalità.
  3. al momento della risposta all’interrogazione non vi erano “elementi concreti per affermare che la vicenda (…) venuta alla luce” potesse “avere delle conseguenze dirette sulla qualità delle prestazioni e dei servizi erogati all’utenza” e che pertanto il CdS avrebbe valutato “l’adozione di eventuali provvedimenti a dipendenza dell’esito del mandato d’inchiesta indipendente commissionato dalla DASF”.
  4. infine che la richiesta di dimissioni formulata da un gruppo di volontari, soci e utenti all’indirizzo del Comitato dell’Associazione UNITAS dovesse essere elaborata dall’organo competente ovvero l’Assemblea, fermo restando che il CdS avrebbe valutato eventuali provvedimenti a dipendenza degli esiti dell’audit. Il CdS non si è invece espresso sulla richiesta dello stesso gruppo che anche i Consigli delle Fondazioni di sostegno all’Associazione avessero a dare le dimissioni.

Informazioni scaturite dall’audit e dalle prime reazioni delle parti

L’audit, che in un primo tempo (17 marzo 2022) era stato commissionato all’avvocata Raffaella Martinelli Peter dal Comitato stesso della UNITAS, è poi stato effettivamente tevato e assunto dalla DASF. Data la mole di documenti e di segnalazioni spontanee che hanno richiesto oltre 100 ore supplementari di lavoro, all’avvocata Martinelli Peter si è aggiunto in corso d’opera l’avvocato Stefano Fornara. Nei tempi prestabiliti, il rapporto sulle audizioni è stato consegnato alla DASF e su questo documento, in due comunicati stampa distinti è stato riferito dal CdS (Repubblica e Cantone Ticino – Associazione Unitas: esito delle verifiche e provvedimenti) e dalla UNITAS (Comunicato Unitas 16.12.2022) in data 16 dicembre 2022.

Nel suo comunicato stampa il CdS comunicava che:

  • L’obiettivo di queste verifiche era quello di assicurarsi che quanto emerso, in particolare i presunti casi di molestie sessuali oggetto di segnalazione alle competenti autorità giudiziarie nel 2021, non pregiudicasse la qualità delle prestazioni erogate all’utenza. Più in generale, occorreva comprendere come l’Associazione avesse gestito queste situazioni, valutando se sussistessero ancora i necessari presupposti di fiducia nell’ambito del rapporto di partenariato intrattenuto con il Cantone.
  • Il rapporto finale redatto dall’avvocata Martinelli Peter conferma la presenza di criticità di natura formale e organizzativa, con particolare riferimento ai ruoli, alla vigilanza interna, alla gestione delle segnalazioni e al flusso di informazioni.
  • Alla luce del rapporto, preso atto delle misure riguardo alle molestie sessuali e al mobbing già implementate da parte di Unitas, il Consiglio di Stato, per il tramite della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del DSS, ha chiesto all’Associazione, che si è dimostrata immediatamente disponibile, la messa in atto, entro tempistiche definite, di una serie di ulteriori provvedimenti. Particolare attenzione è posta ad un aggiornamento dell’organizzazione, ai conflitti di interesse, alla concentrazione di ruoli e alle competenze dei vari organi, così da porre rimedio alle carenze riscontrate e assicurare un’aggiornata e più incisiva gestione, e garantire il rapporto di fiducia con l’ente sussidiante, così come con tutte le persone legate all’attività dell’Associazione.

Nel Comunicato della UNITAS il Presidente dell’Associazione a nome del Comitato e della Direzione si è invece espresso nel seguente modo: 

  • Da parte mia, di tutto il Comitato di UNITAS e della Direzione tengo innanzitutto ad esprimere la soddisfazione per la chiarezza delle conclusioni del rapporto, del quale – per ovvii motivi di riservatezza – abbiamo potuto prendere conoscenza soltanto della parte tecnica e giuridica relativa alle necessarie azioni che dovremo intraprendere.
  • “Voglio anche ribadire quanto già detto in precedenti occasioni: le situazioni di molestie sessuali sono riferite a una sola persona, che nel frattempo non ha più nessun ruolo nella UNITAS. I suoi sono stati comportamenti intollerabili e indegni. Da parte mia e nostra, c’è vicinanza a chi ha sofferto e un sentito grazie va a chi ha avuto la forza di testimoniare, liberandosi del peso della sofferenza.”
  • “Ci sono state nel corso del tempo carenze di sorveglianza e un flusso di informazioni insufficiente, ci è mancata la capacità di cogliere i segnali: di questo siamo consapevoli. Anche per questa consapevolezza UNITAS si è mossa, dotandosi nel febbraio del 2021 di un regolamento su mobbing e molestie”.
  • “Il DSS ci chiede sulla base dell’analisi contenuta nel rapporto dell’avvocata Martinelli Peter di strutturare meglio la nostra organizzazione, di definire più precisamente gli ambiti di competenza dei vari organi e responsabili, di evitare il cumulo di ruoli e cariche. Si tratterà anche di ridefinire il rapporto istituzionale con le fondazioni cui UNITAS fa capo.”
  • “Stabiliremo un calendario di questi interventi e di questi cambiamenti, che condurremo in piena collaborazione con il DSS e gli uffici preposti, affinché sia creato in tempi ragionevoli un quadro istituzionale nel quale inserire il lavoro di formazione e l’azione sulla cultura aziendale, che deve togliere terreno a qualsiasi comportamento lesivo della dignità delle persone che lavorano alla UNITAS, dei volontari e degli utenti dei nostri servizi e delle nostre strutture. Va da sé che l’assemblea sarà chiamata a pronunciarsi su tutte le proposte che richiedono la sua approvazione.”
  • “(…) un elemento che mi e ci conforta è il fatto che tutti i servizi erogati continuano a funzionare egregiamente e a dare soddisfazione alle esigenze dei soci e degli utenti, come lo stesso Consiglio di Stato ha riconosciuto qualche mese fa. Un grazie va a tutto il personale, alle volontarie e ai volontari, che mai hanno fatto mancare impegno e dedizione al compito loro affidato. La qualità del lavoro dell’UNITAS si misura soprattutto su questi risultati e sono e siamo certi che sapremo affrontare anche le prossime tappe del nostro cammino con lo stesso spirito e lo stesso impegno mostrati in questi tempi non sempre facili.

A margine di queste comunicazioni ufficiali, sono anche state date diverse informazioni tramite interviste svolte soprattutto da La Regione e da Tio.

Il Direttore della DASF in un’intervista del 15 novembre 2022 (Caso molestie in Unitas: consegnato l’audit esterno | laRegione.ch), ancor prima che il CdS pubblicasse il proprio comunicato stampa, affermava che si prevedeva, oltre che riferire al CdS e poi discutere con UNITAS, di dare anche “una ‘restituzione’ a chi ha partecipato all’audit”. Aggiungendo: “Lo faremo, immagino, anche in modo pubblico dando riscontro generale su quello che abbiamo fatto e soprattutto su quello che si farà”. “Del resto” ha poi concluso il direttore della DASF “c’è gente che si aspetta una restituzione, non tanto sui contenuti, ma in generale. La rilevanza politico-mediatica, di operatori, utenti e volontari è stata ampia, perciò ciascuna di queste persone si attenderà ovviamente, ad audit consegnato, una risposta sui provvedimenti, o meno, da introdurre, e in accordo o senza l’accordo di quanti sono coinvolti. È chiaro insomma che l’aspettativa è molta.

In una seconda intervista del 16 dicembre 2022 (Unitas, ‘il rapporto di fiducia non è mai venuto meno’ | laRegione.ch) sempre il Direttore della DASF ha affermato che “Per garantire il rapporto di fiducia l’Unitas dovrà mettere in atto tutta una serie di misure che sono state chieste”, anche di natura organizzativa, per le quali servirà “aggiornare o addirittura definire ex novo degli aspetti legati alle persone”. Alla domanda diretta della giornalista a sapere se è stato chiesto un cambiamento di persone all’interno della UNITAS, la risposta è stata: “Questo è un aspetto che riguarda l’assemblea e il comitato dell’associazione, si tratta infatti di partner esterni con i quali collaboriamo. A noi interessa più che altro il risultato, ovvero la qualità delle prestazioni e il rapporto di fiducia”. 

Fiducia che, secondo il Presidente della UNITAS – sempre nell’intervista del 16 dicembre – non è mai venuta a mancare all’interno dell’associazione, dove “Il clima con i collaboratori e i volontari è sempre rimasto buono. Mentre i rapporti con i soci, una volta cadute le restrizioni imposte dalla pandemia e riprese le attività associative a pieno ritmo, sono ripresi con il piacere di tornare a incontrarsi”, aggiungendo poi – su sollecitazione della giornalista la quale voleva sapere se non ci fossero state rimostranze – che “I collaboratori hanno sempre mostrato grande qualità nel loro operato. Un piccolo gruppo di soci si è manifestato in maniera critica durante l’assemblea. Il confronto c’è stato ed è stato franco e aperto. Naturalmente ora proseguiremo il dialogo, perché informeremo compiutamente sui passi che siamo chiamati a intraprendere”.

A stretto giro di posta, lo stesso gruppo – che già a marzo 2022 aveva chiesto le dimissioni di Comitato UNITAS e Consigli delle due Fondazioni di sostegno (peraltro respinte al mittente dagli interessati perché si diceva di voler attendere il responso dell’audit) – ha nuovamente inviato una lettera a Comitato e ai due Consigli di Fondazione reiterando la richiesta di dimissioni in blocco. Ne dà notizia La Regione con il suo articolo del 20 dicembre 2022 (Unitas: ‘Altro che rapporto di fiducia, fatevi da parte’ | laRegione.ch) dove si riferisce del chiaro disappunto del gruppo di soci/e, utenti, volontari/e e collaboratori/trici, che proprio sulla scorta degli esiti dell’audit prendono perentoriamente posizione contro le affermazioni del Presidente UNITAS esprimendo una chiara sfiducia nei suoi confronti così come nei confronti di tutti i membri di Comitato e Consigli di Fondazione.

Infine, ma solamente in ordine cronologico e non certamente per importanza, vi sono le dichiarazioni rilasciate il 9 gennaio 2023 a Tio (Molestie in Unitas. Il racconto: «Da anni toccava le donne» – Ticinonline (tio.ch)) da 5 delle 30 persone che hanno reclamato e poi ribadito la richiesta di dimissioni degli organi dirigenti. Queste hanno deciso di esporsi in prima persona con nome e cognome per denunciare tutto il loro malcontento e la loro indignazione sulle aspettative deluse di come Autorità e Dirigenza UNITAS stiano operando. L’aspettativa era innanzitutto quella di essere informate/i compiutamente – come d’altra parte era stato preannunciato dal direttore della DASF – sui risultati dell’audit e su cosa esattamente sia stato chiesto ad UNITAS dal DSS. Principalmente però, l’aspettativa era quella di sentire a chiare lettere che vi sono state per lungo tempo molestie sessuali e nel contempo sentire finalmente “un’ammissione di responsabilità da parte dei dirigenti”. Invece niente di tutto questo. “Così come è stata messa nei comunicati ufficiali sembra che ci sia stata qualche manchevolezza d’ordine amministrativo. Le vittime e i soprusi subiti sono stati completamente dimenticati. È scandaloso che oggi alle vittime sia imposta una dirigenza che ha coperto oltre 20 anni di molestie”. E poi ancora: “Nessuno vuole ricordare il motivo che sta all’origine dell’audit. Oltre 20 anni di molestie”. “La fiducia non c’è più; la dirigenza di Unitas se ne deve andare (…)”. Queste sono solo alcune delle inequivocabili espressioni di malcontento e sfiducia provocate da ciò che è trapelato via comunicati stampa e media sui risultati dell’audit.

Constatazioni delle e degli interpellanti

Dalle informazioni sopra esposte si rileva che:

  • le persone sentite nell’ambito dell’audit (perlomeno quelle che hanno denunciato le molestie e/o il mobbing) non sono ancora state in alcun modo informate sugli esiti dell’audit, come da intenzione preannunciata a suo tempo del Direttore della DASF, mentre la dirigenza della UNITAS ha già potuto prendere conoscenza della parte tecnica e giuridica del rapporto inerenti alle necessarie azioni da intraprendere, avviando in collaborazione con la DASF l’implementazione delle misure;
  • nel comunicato stampa del CdS non si afferma esplicitamente in maniera diretta che attraverso l’audit si sono rilevate in seno alla UNITAS molestie sessuali e atti di mobbing. Tantomeno si riferisce su quante persone sarebbero state toccate da tali atti, in quale lasso di tempo, da chi tali atti sono stati perpetrati e se vi sono state, quando e a chi delle segnalazioni. Si afferma solamente che il rapporto finale “conferma la presenza di criticità di natura formale e organizzativa”. Solo in maniera indiretta si può avere certezza che molestie sessuali e situazioni di mobbing sono avvenute, allorquando nel comunicato stampa del CdS si afferma di aver preso atto che UNITAS (confermato anche dal comunicato dell’Associazione stessa), proprio per tali problemi, ha già implementato delle misure per farvi fronte. 
  • Nel comunicato stampa del CdS non si risponde di fatto alla domanda se a seguito di quanto accaduto e appurato dall’audit, la qualità delle prestazioni all’utenza è stata in un qualche modo pregiudicata e se il rapporto di fiducia che contraddistingue la relazione con l’utenza e la relazione di partenariato con il Cantone sia stato intaccato in maniera significativa. 
  • Nel comunicato stampa UNITAS emanato proprio nello stesso giorno di quello del CdS, i vertici dell’Associazione dichiarano di essere consapevoli che vi siano state “carenze di sorveglianza e un flusso di informazioni insufficiente” che hanno fatto mancare “la capacità di cogliere i segnali”. Nel contempo esprimono “vicinanza a chi ha sofferto”, ringraziando sentitamente “chi ha avuto la forza di testimoniare, liberandosi del peso della sofferenza”.
  • Il Presidente della UNITAS dopo che a suo tempo aveva dichiarato a Tio (Alcune donne puntano il dito contro un socio. L’associazione: «Vicenda chiusa. Riaprirla è diffamazione» – Ticinonline (tio.ch)) che sulla persona che ha perpetrato le molestie l’associazione non era stato segnalato nulla alla polizia e che voler riaprire tale vicenda sarebbe stata diffamazione, nel comunicato stampa del 16 dicembre afferma che i comportamenti di tale persona sono stati “intollerabili e indegni”.

Considerazioni delle e degli interpellanti

Premesso che le e gli interpellanti non contestano assolutamente l’importanza della funzione svolta  dall’UNITAS, delle attente riflessioni sul modo e la deontologia con la quale si ottemperano gli scopi associativi sono d’obbligo. Infatti, da ciò che è stato comunicato ad oggi in merito all’audit, vi sono degli elementi a nostro avviso che non possono essere accolti così come sono stati esposti dal CdS e dalla UNITAS e alla luce delle recenti dichiarazioni delle persone direttamente toccate necessitano, a maggior ragione, di una rigorosa ed urgente chiarificazione. 

Innanzitutto non è corretto che in una procedura di indagine così delicata dove lo Stato interviene come autorità superpartes, esso non abbia ancora compiutamente informato sui risultati dell’audit tutte quelle persone che vi hanno partecipato come parti lese (come peraltro era stato annunciato dal Direttore della DASF), mentre abbia già informato la dirigenza di UNITAS, sulla quale gravava più di un’ombra, permettendole di prendere visione di una parte del rapporto. Questa mancanza di equidistanza ha indubbiamente irritato le persone lese, che inevitabilmente si sono sentite escluse ed ignorate dall’Autorità. Questo punto va sanato al più presto, informando in maniera esaustiva tutte le persone sentite nell’audit come parti lese, presentando i risultati da esso scaturiti e permettendo loro se richiesto di prendere visione dell’intero rapporto anonimizzato.

Spiace poi dover rimarcare che nel suo comunicato stampa, il CdS contribuisce al misconoscimento dei fatti accaduti e del vissuto di quelle persone che lungo gli anni hanno subito molestie sessuali, mobbing o altro ancora da una persona che ha occupato per tutto quel tempo ruoli dirigenziali sia nell’Associazione sia nelle due Fondazioni di sostegno. Non è ammissibile limitarsi a rilevare “la presenza di criticità di natura formale e organizzativa” e via dicendo. Qui è d’obbligo rimarcare che vi sono state persone che hanno subito molestie e atti di mobbing da un alto dirigente di UNITAS, il quale ne sfruttava verosimilmente il loro stato di bisogno e di dipendenza. Inoltre è d’obbligo chiarire se negli organi dirigenti UNITAS vi siano ancora persone che sapevano ciò che capitava e hanno coperto tali fatti o addirittura esercitato mobbing o qualsiasi altro tipo di pressione a scopo intimidatorio per evitare che emergesse qualcosa e creasse problemi d’immagine a qualcuno.

Se vi è ormai certezza che diverse persone hanno subito molestie sessuali e mobbing, le informazioni rilasciate dalle Autorità tramite comunicato stampa e media non aiutano a chiarire quale tipo di coinvolgimento abbiano avuto le persone che negli anni hanno occupato e tuttora occupano gli organi dirigenti di Associazione e Fondazioni. Alcune delle persone che hanno deciso di esporsi con nome e cognome lasciano intendere che tutti sapevano e hanno coperto le malefatte per 20 anni. Ma né il comunicato stampa del CdS né le dichiarazioni rilasciate dal Direttore della DASF aiutano a comprendere quale genere di responsabilità si può attribuire alle persone che sono attualmente presenti nei vari organi.

Noi tuttavia rileviamo che se si fosse trattato di una ‘semplice’ incapacità di “cogliere i segnali”, dovuta a “carenze di sorveglianza e un flusso di informazioni insufficiente” da parte dei vertici UNITAS e non di una consapevole e intenzionale inazione a tutela di interessi particolari, mal si comprende la veemente reazione delle ca. 30 persone che dopo l’intervista al Presidente dell’Associazione, in cui affermava che il rapporto di fiducia non era mai venuto meno, hanno ribadito a stretto giro di posta la richiesta di dimissioni. Come, a maggior ragione, mal si comprende che 5 di queste persone si siano addirittura esposte con nome e cognome per dichiarare il proprio fermo disaccordo sulle interpretazioni date da CdS e UNITAS ai risultati dell’audit. 

Che nei vertici della UNITAS si possa nutrire poca o addirittura alcuna fiducia e pensare di conseguenza che la qualità delle prestazioni (non solo tecniche ma soprattutto relazionali) possano essere per talune persone compromesse, lo lascia anche intendere il fatto che nel proprio comunicato stampa del 16 dicembre 2022 – dopo aver di fatto ammesso di non averle sapute tutelare cogliendo adeguatamente i “segnali” – i vertici dell’Associazione non abbiano espresso il benché minimo dispiacimento e men che meno delle sincere scuse nei confronti delle persone toccate. La vicinanza si esprime infatti con sentito dispiacimento e sentite scuse, non certamente con un ringraziamento – a nostro avviso fuori luogo e beffardo – per aver trovato il coraggio di testimoniare. È bene ricordare al CdS che prima di qualificare come “indegni e intollerabili” i comportamenti dell’alto dirigente, facendo di fatto una virata di 180 gradi, il Presidente UNITAS aveva affermato su Tio – a difesa evidentemente del collega di lunga data – che “voler riaprire questa vicenda è diffamazione”. Non proprio una bella dimostrazione della capacità di sapersi assumere le proprie responsabilità.

Infine, alla luce di quanto emerso e della determinazione delle parti lese, è certamente buona cosa, ma a nostro avviso non sufficiente, che si rinviino le vittime – come sembra essere stato fatto – alla possibilità di rivolgersi al Servizio LAV del DSS. È infatti molto verosimile che da quanto emerso dalle differenti fonti sui contenuti dell’audit, vi siano abbastanza elementi per indurre il CdS o il DSS stesso a segnalare al Ministero pubblico il tutto, in modo che si apra d’ufficio una procedura d’inchiesta per coazione sessuale (art. 189 CP), per sfruttamento dello stato di bisogno (art. 193 CP) e/o eventualmente per altri reati non emersi precedentemente.

Domande

Alla luce di tutte le constatazioni e le considerazioni sopra esposte, poniamo al Consiglio di Stato le seguenti domande:

  1. In occasione delle discussioni sul tema avvenute nell’Esecutivo, il Consigliere di Stato Manuele Bertoli – dirigente di UNITAS per oltre un decennio prima di essere eletto nell’Esecutivo cantonale – ha partecipato alle stesse o si è ricusato?
  2. Se Manuele Bertoli avesse partecipato alle discussioni, non ritiene il CdS di dover rifare le discussioni in sua assenza, come per altro già capitato in altre occasioni dove un Consigliere di Stato si è trovato in una situazione di conflitto d’interesse?
  3. Intende il Consiglio di Stato sollecitare o ha già sollecitato la DASF affinché i risultati dell’audit vengano al più presto resi noti alle persone che vi hanno partecipato in veste di parti lese? 
  4. Ritiene possibile il Consiglio di Stato che il rapporto sull’audit possa essere anonimizzato ed essere messo a disposizione delle parti coinvolte per una migliore comprensione di cosa è successo?
  5. Quante persone sono state sentite dai mandatari dell’audit?
  6. Quante persone sono state oggetto di molestie sessuali o altri atti a sfondo sessuale? A quando risalgono (mese e anno) le prime molestie sessuali rilevate dall’audit e fino a quando (mese e anno) queste si sono protratte? Tali molestie sessuali sono da ascrivere ad un’unica persona? Quali organi dirigenti ha occupato tale persona nel periodo in cui si è macchiata dei fatti rilevati dall’audit? Quante di queste molestie o atti a sfondo sessuale sono state segnalate? A quali organi dirigenti? In che data?
  7. Quante persone hanno affermato di aver subito atti di mobbing? A quali categorie appartengono tali persone (operatori/trici, utenti, volontari/arie)? A che periodo (mese e anno) risalgono i primi atti di mobbing e fino a quando (mese e anno) si sono protratti? Quanti atti di mobbing sono stati rilevati dall’audit? Quante persone secondo l’audit avrebbero esercitato mobbing e a quali organi dirigenti di Associazione e/o Fondazioni esse appartenevano al tempo dei fatti? Quante persone autrici di mobbing siedono ancora in organi dirigenti (Associazione e Fondazioni)?
  8. Intende il CdS inoltrare l’audit al Ministero Pubblico per un complemento d’inchiesta affinché quest’ultima possa valutare se sono riportati reati non ancora in prescrizione e/o perseguibili d’ufficio, di cui non si era a conoscenza quando il Ministero pubblico ha decretato il non luogo a procedere a causa dei termini di prescrizione?
  9. Alla luce del rapporto Martinelli Peter, delle recenti reazioni del gruppo di utenti, soci/e, volontari/e e collaboratori/trici e dalle considerazioni formulate dalle e dagli interpellanti, ritiene ancora il CdS di poter aver fiducia nella dirigenza dell’Associazione e delle due Fondazioni di sostegno?
  10. Alla luce del rapporto Martinelli Peter, delle recenti reazioni del gruppo di utenti, soci/e, volontari/e e collaboratori/trici e dalle considerazioni formulate dalle e dagli interpellanti, ritiene ancora il CdS che utenti, soci/e, volontari/e e collaboratori/trici possano ancora aver fiducia nella dirigenza dell’Associazione e delle due Fondazioni di sostegno?
  11. Alla luce del rapporto Martinelli Peter, delle recenti reazioni del gruppo di utenti, soci/e, volontari/e e collaboratori/trici e dalle considerazioni formulate dalle e dagli interpellanti, ritiene ancora il CdS che la qualità delle prestazioni (non solo tecniche ma anche relazionali) si garantita per tutte le persone che afferiscono alla UNITAS?
  12. Non ritiene il Consiglio di Stato vi siano chiaramente gli estremi per chiedere il commissariamento dell’intera Direzione di UNITAS e vincolare la concessione del sussidio alla UNITAS al cambio di dirigenza del Comitato e dei due Consigli di Fondazione?
  13. Il Servizio vigilanza e controllo dell’Ufficio del medico cantonale ha mai effettuato controlli sulla qualità delle prestazioni offerte dalla UNITAS e sulla qualità percepita da utenti rispettivamente familiari e volontari/e? In caso affermativo, cosa aveva rilevato? In caso negativo, perché ciò non è avvenuto?

Marco Noi,

Claudia Crivelli Barella, Samantha Bourgoin, Andrea Stephani, Matteo Buzzi, Roberta Soldati, Tiziano Galeazzi, Sabrina Gendotti, Fiorenzo Dadò, Marco Bertoli, Tamara Merlo, Andrea Censi