È indubbio che il rincaro dei carburanti e dei combustibili fossili, registrato in particolare
nella prima fase dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha avuto un forte impatto sulle economie domestiche, in particolare su quelle delle fasce più fragili della popolazione ticinese. Anche se i prezzi dei carburanti nel frattempo sono nuovamente scesi a livelli paragonabili a prima della guerra è probabile che in futuro i prezzi torneranno irregolarmente a salire in corrispondenza con altre crisi a livello internazionale o a dipendenza dalle politiche climatiche messe in atto.

Negli ultimi anni il nostro cantone ha investito moltissimo nei suoi trasporti pubblici. Dopo un periodo pandemico che ha comprensibilmente allontanato molti cittadini dai mezzi pubblici, i dati del 2022 hanno mostrato, come ci si attendeva, una forte crescita. Ciò nonostante il traffico sulle nostre strade è quotidianamente vicino alla saturazione. Sebbene su alcune arterie stradali si stia osservando una stagnazione del numero di transiti, rimane fondamentale la necessità di trasferire sui mezzi pubblici maggiori spostamenti. Il trasporto pubblico rappresenta infatti un’ottima alternativa a quello privato, in particolare per chi soffre maggiormente dell’aumento del prezzo dei carburanti fossili o chi non può addirittura permettersi un’automobile.

Ciò vale in particolare per il Cantone Ticino, che, stando ai dati appena pubblicati nel marzo 2022 dall’Ufficio Federale di Statistica (UFST), è il fanalino di coda della Svizzera per quel che concerne il reddito medio, con un reddito medio di ben oltre 1’000.- franchi al di sotto della media nazionale. Nell’ultimo decennio questo divario è addirittura aumentato passando da 857.- franchi nel 2008 a 1’158.-, senza contare il fatto che il Ticino è la regione che conta pure la quota più alta di lavoratori a salario basso. Secondo l’UFST “Un impiego viene definito a «salario basso» quando la remunerazione ricalcolata sulla base di un equivalente a tempo pieno di 40 ore settimanali è inferiore ai due terzi del salario lordo mediano standardizzato, ovvero a 4’443 franchi lordi al mese nel 2020”. Stando all’Ufficio Federale di Statistica in Ticino le persone con un impiego a salario basso sono circa il 25% della forza lavoro, contro una media nazionale di circa il 10% (cifre del 2016 – UFST/2019). Anche il recente studio pubblicato a fine gennaio 2023 dall’Ufficio di Statistica cantonale (USTAT) mostra chiaramente che i salari ticinesi sono inferiori a quelli medi svizzeri in una forchetta compresa tra il 18 e il 37%. Le differenze sono maggiori per gli impieghi con una formazione terziaria.

Per poter mitigare con efficacia il surriscaldamento climatico, per ridurre l’inquinamento atmosferico e per contribuire ad una mobilità più sostenibile è centrale la necessità di spostare maggiori spostamenti verso la mobilità collettiva, che consuma meno risorse sia in termini energetici che di uso dello spazio.
Intervenire in Ticino sul prezzo del trasporto pubblico avrebbe quindi il duplice vantaggio di favorire chi soffre particolarmente il prezzo dei carburanti e di promuovere l’uso del mezzo pubblico per ridurre gli ingorghi stradali e dare un contributo verso una mobilità ambientalmente ma anche finanziariamente più sostenibile.

L’introduzione dei mezzi di trasporto pubblici gratuiti per tutte e tutti, seppur auspicabile per fare un salto di qualità ancora più velocemente, oltre ad avere un forte impatto finanziario sulle casse cantonali è purtroppo ancora in contrasto con la costituzione federale (Art. 81a, cpv. 2). Per questo non è al momento proponibile a livello cantonale.

Considerato che l’obiettivo è spostare il maggior numero di persone sul mezzo pubblico la riduzione del costo dovrebbe essere generalizzata per tutti e tutte. Sarebbe tendenzialmente più mirato poter offrire degli abbonamenti in funzione dei redditi degli utenti, ciò che però complicherebbe amministrativamente il processo di vendita degli stessi. A livello comunale ma anche a livello cantonale si potrebbero introdurre in aggiunta a questa proposta, come già fatto da qualche comune, degli incentivi proporzionali al reddito.

RICHIESTA

Facendo uso delle facoltà previste dall’art. 105 della legge sul Gran Consiglio e sulla base del contesto e delle premesse indicate sopra, chiediamo di introdurre una modifica tariffale che preveda la riduzione del 25% del costo di tutti gli abbonamenti Arcobaleno, di tutte le carte giornaliere Arcobaleno e di tutte le carte per più corse Arcobaleno.

Matteo Buzzi, Claudia Crivelli, Barella, Samantha Bourgoin, Marco Noi, Andrea Stephani, Giulia Petralli