A breve il Gran Consiglio verrà chiamato ad esprimersi sul testo della nuova legge sui beni culturali.

Il patrimonio storico è una componente importante del paesaggio e, come tale, un fattore fondamentale del benessere e dell’identificazione di ogni abitante con il proprio ambiente di vita. Anche la Convenzione europea del patrimonio culturale, testo in gran parte ripreso nella Dichiarazione di Davos proposta il 23 gennaio 2018 dall’allora presidente della Confederazione Alain Berset e firmata dai rappresentanti di ben 23 governi europei, richiama questo principio.

In questo filone culturale si iscrivono molti oggetti del nostro territorio, protetti o degni di protezione. Tra questi attiriamo la vostra attenzione sulle masserie del Basso Ceresio e del Mendrisiotto. Nonostante importanti premesse, le fattorie del Basso Ceresio e del Mendrisiotto, tuttora non godono di una sufficiente tutela cantonale e/o comunale, salvo singole eccezioni.

Almeno 5 anni fa, la Commissione cantonale dei beni culturali, avvalendosi di una sua peculiare facoltà che le era riconosciuta dal regolamento, ha eseguito un inventario esaustivo delle fattorie e ha proposto di definire quali beni culturali e di procedere a tutele mediante revisione dei piani regolatori quegli oggetti, sovente imponenti e caratteristici del suddetto comprensorio, ritenuti meritevoli di conservazione.

Ne è scaturito un voluminoso rapporto, scientificamente fondato, inclusivo di ponderate proposte di tutela: oggetti di particolare interesse generale da iscrivere nell’inventario cantonale dei beni culturali protetti, quelli di sicuro interesse socioculturale da indicare ai comuni sede per la loro iscrizione mediante Piano regolatore e gli altri oggetti. Nel rapporto si fornivano anche consigli sul modo di trattare gli oggetti individuati a seconda del loro valore storico culturale.

Non c’è dubbio che queste fattorie sono le testimonianze eloquenti di un passato socioeconomico molto significativo del nostro territorio e, con la loro massiccia presenza, segnano positivamente il paesaggio che le circonda, tale da legittimare l’affermazione che esse rappresentano un valore aggiunto.

E’ tempo di prendere sul serio l’addolorato monito di Giuseppe Martinola, il quale, a pag. 11 dell’Inventario d’arte del Mendrisiotto, edito dallo Stato nel 1975, scriveva:

Paese [il Mendrisiotto] di millenaria emigrazione d’arte la regione ne respira tutta la storia e la tramanda nelle sue testimonianze che sono i monumenti singoli, case e chiese, a patto che vivano nel contesto che li nutre; e i villaggi e i borghi, immagini della  giusta  misura, salvatisi da un gusto tralignato. Non è da credere come il  traviamento si esibisca con presunzione perfino puerile, e si resta stupefatti che sia sceso così in basso: accadendo magari di imbattersi in colonne di marmo verniciate nel paese che lo produce e in altre di serizzo schietto colorate a spruzzo, senza dire degli intonaci smaltati dal tempo finiti anche peggio, dei loggiati murati, delle finestre che ritmavano la pagina squarciate e distrutte; e si guarda con ansia, (…) agli agglomerati  dove il contadinesco e il gentilizio coesistevano senza urtarsi; senza dire che in qualche grosso centro è ancora sospeso nell’aria il polverone di assurde demolizioni di nobili edifici; e ci si chiede perché chi può  e deve sta a guardare.

Sulla base di queste considerazioni rivolgiamo al lodevole Consiglio di Stato le seguenti domande:

  • Corrisponde al vero che il citato rapporto non ha dato luogo a nessuna reazione da parte dell’Esecutivo cantonale? Se sì per quale motivo?
  • Può indicare quale considerazione ha avuto tale rapporto da parte del dipartimento del Territorio e da parte dell’Ufficio Beni Culturali (UBC) e quanto tempo dopo esserne giunti a conoscenza?
  • Il Consiglio di Stato è disposto a rendere pubblico il citato rapporto e le eventuali considerazioni di UBC e Dipartimento in modo che almeno i Comuni se ne possano avvalere per una più che opportuna tutela del proprio patrimonio storico mediante la necessaria iscrizione nel rispettivo PR?
  • A che punto si trova la ricerca di finanziamenti e quindi l’avvio dei lavori per il restauro conservativo della masseria di Vigino secondo il progetto Baserga e Mozzetti del 2013?  Lo stato di abbandono nel quale si trova attualmente la masseria rischia di pregiudicarne seriamente la struttura. 

 

In attesa di una risposta, porgiamo i nostri migliori saluti,

 

Nicola Schoenenberger, Claudia Crivelli Barella, Andrea Stephani, Samantha Bourgoin, Cristina Gardenghi, Marco Noi, Maddalena Ermotti-Lepori, Giorgio Fonio, Maurizio Agustoni.