In Svizzera, secondo il Consiglio federale, l’educazione sessuale dovrebbe essere proposta secondo un approccio olistico e di promozione della salute (cfr. rapporto peritale relativo al postulato Regazzi 14.4115). Olistico, secondo gli Standard dell’OMS per l’Europa, significa trattare tutti gli aspetti della sessualità, utilizzando un linguaggio adeguato all’età e allo sviluppo e basato sui diritti sessuali.

A livello cantonale sono state approvate dal DECS e DSS nel 2006 delle linee guida e delle raccomandazioni operative (aggiornate nel 2016) per i diversi settori scolastici, elaborate dal Gruppo di lavoro interdipartimentale sull’educazione sessuale (GLES). In questi documenti viene definito che “L’educazione sessuale coinvolge tutta la comunità educativa: quadri scolastici, docenti e genitori.”[1] Per quanto concerne la scuola si rileva che “…l’educazione sessuale appartenga imprescindibilmente ai compiti della scuola. Di conseguenza nessun docente può ritenersi esonerato da tale mansione. […] È possibile inoltre avvalersi del sostegno di specialisti esterni…”.[2] Dal momento quindi che la responsabilità è in primo luogo del corpo docente si evidenzia che “L’accompagnamento e la formazione dei docenti e il ruolo dell’istituto scolastico nel coordinare le diverse attività all’interno di un percorso educativo condiviso diventano quindi fondamentali”.[3]

Lo scorso settembre l’intera opinione pubblica è venuta a conoscenza della vicenda del docente (non ancora nominato direttore) che nel corso dell’anno accademico 2017-2018 aveva proposto un percorso didattico sull’educazione affettiva e sessuale all’interno delle lezioni di latino del terzo anno della scuola media. Questa vicenda ci pone numerosi interrogativi sulla formazione proposta al corpo insegnante per occuparsi di questo importante compito quale l’educazione sessuale.

Nella risposta del 20 ottobre 2021 all’interpellanza 2226 “Educazione sessuale nelle scuole: cosa sta succedendo?” veniva indicato che “Il DECS intende migliorare l’implementazione dell’educazione sessuale nelle scuole mettendo a disposizione ulteriori strumenti per supportare corpo docente e famiglie in questo compito educativo che coinvolge tutti”.

Inoltre, sempre nella stessa risposta, veniva indicato che “…le raccomandazioni operative datate 2016, benché si richiamino al corrispondente Standard dell’OMS, non hanno avuto l’impatto sperato sul territorio: si rende dunque necessaria una loro rivisitazione, in modo da fornire a istituti e docenti degli strumenti progettuali ancora più solidi e maggiormente efficaci”.

Si ritiene inoltre importante evidenziare che il Consiglio nazionale, nella sua seduta dello scorso 29 settembre 2022, ha accettato il postulato “Analisi degli standard relativi all’educazione sessuale nelle scuole in Svizzera”. Il Canton Ticino sarà dunque chiamato a rispondere sull’attuazione dell’educazione sessuale a scuola e su come si adopera per garantire il rispetto degli standard nazionali. Il caso recentemente emerso ci fa presupporre che siano presenti delle lacune in materia.

Sulla base di tutti questi elementi chiediamo al Consiglio di Stato:

  1. Com’è attuata l’educazione sessuale in Canton Ticino da un punto di vista sia quantitativo che qualitativo nei diversi ordini scolastici?
  2. Come viene formato il corpo insegnante per occuparsi dell’educazione sessuale a scuola nella formazione iniziale? Quante ore sono previste? Sono obbligatorie? Nella formazione continua cosa viene proposto? Si tratta di corsi obbligatori?
  3. Quali sono le misure proposte al corpo insegnante per adempiere ai loro compiti in materia di educazione sessuale? Quali aiuti concreti sono a disposizione per dare loro sostegno in questo compito (ad esempio: materiali, coinvolgimento degli enti specialistici esterni per l’educazione sessuale)?
  4. La strategia adottata a seguito dello scioglimento del GLES II prevede di rafforzare il ruolo degli enti specialistici esterni (ad esempio, i Consultori di salute sessuale dell’Ente ospedaliero cantonale) per sostenere il corpo insegnante nel loro ruolo, come avviene in altri Cantoni in Svizzera? Quali enti o professionisti/e esterni/e (ad esempio, sessuologi/ghe) sono autorizzati/e ad intervenire nelle scuole per svolgere gli interventi di educazione sessuale? C’è un budget a disposizione? In caso affermativo quest’ultimo è sufficiente?
  5. Qual è il sistema di controllo qualitativo e quantitativo sull’educazione sessuale fornita a scuola (ad esempio: monitoraggio del numero di interventi eseguenti da enti specialistici esterni, numero medio di ore assegnate al corpo insegnante per occuparsi dell’educazione sessuale, copertura completa dei temi da affrontare secondo gli Standard dell’OMS per l’Europa in base alle fasce d’età)?
  6. Quando è previsto l’aggiornamento, la pubblicazione e l’introduzione delle nuove raccomandazioni operative?
  7. Quali risorse finanziarie sono consacrate all’educazione sessuale?
  8. Il modello attuato nella Svizzera romanda ha dimostrato la sua efficacia, perché il Canton Ticino non se ne ispira (cfr. rapporto peritale relativo al postulato Regazzi 14.4115)?
  9. Esiste un’offerta regolare di formazione per i genitori in materia di educazione sessuale?

Matteo Buzzi,

Samantha Bourgoin, Claudia Crivelli-Barella, Andrea Stephani, Marco Noi,

Nicola Pini, Lea Ferrari, Danilo Forini, Stefano Tonini, Tamara Merlo

[1]https://scuolalab.edu.ti.ch/temieprogetti/educazione_sessuale_nella_scuola/Documents/raccomandazioni_operative_2016def.pdf, p.3

[2] https://www4.ti.ch/fileadmin/GENERALE/FSS/PDF/GLES2006-finale.pdf, p.34

[3]https://scuolalab.edu.ti.ch/temieprogetti/educazione_sessuale_nella_scuola/Documents/raccomandazioni_operative_2016def.pdf, p.10