Piano bus Mendrisiotto: è ancora notte!
Il nuovo piano dei trasporti del Mendrisiotto é lungi dall’accontentare gli utenti: discriminazione dei cittadini del Mendrisiotto, sopressione di linee, favoreggiamento delle zone limitrofe ai grandi centri commerciali. Questo ed altro con Paola Sciolli di Morbio Verde
La Regione di venerdì 29 aprile si china sul Nuovo Piano dei Trasporti del Mendrisiotto che da metà dicembre 2015 ha modificato delle tratte di un vecchio Piano sicuramente perfettibile ma più confortevole per i fruitori dei mezzi pubblici del distretto.
Dopo il varo del Piano infatti molte persone si sono ritrovate a dover combinare le tratte con l’auto o a compensare le carenze con lunghe tratte a piedi. Altri probabilmente hanno rinunciato al trasporto pubblico trasportando se stessi o i figli con le auto per evitarsi/evitare cambi numerosi e tempi di percorrenza triplicati nel migliore dei casi. Coincidenze non previste, abolizioni di tratte, sovraccarico di linee hanno creato e continuano a creare disagi in un territorio già discriminato. La linea 513 che univa Chiasso a Mendrisio passando da Vacallo, Castel San Pietro e Mendrisio è stata spostata per servire ulteriormente i centri commerciali. Il suo passaggio coincide con un’altra linea (bus 3) che contemporaneamente porta i viaggiatori di Morbio nucleo a Mendrisio ripassando dai Centri Commerciali.
Ora che la frittata è stata fatta, si parla di possibili rattoppi, possibili solo se le finanze lo permetteranno. A parte il fatto che risulta difficile comprendere come non si possa spostare di nuovo certi bus come il 513 dove erano prima senza spendere altri soldi, sorgono spontanei altri interrogativi:
• quanto è costato il nuovo deludente Piano dei Trasporti del Mendrisiotto?
• chi ha pagato?
• che valutazione è stata fatta nei confronti di chi lo ha concepito?
• chi metterà le toppe, se verranno sborsati altri soldi? Le stesse persone?
• quanti soldi servono per rattoppare un Piano che doveva già nascere funzionale?
A proposito di costi, a lato del primo articolo, il giornale si china su un altro aspetto altrettanto criticabile: il Mendrisiotto infatti risulta discriminato da anni rispetto al resto del Ticino in quanto a zone tariffali di Arcobaleno. Anche qui i soliti “figli della serva” pagano di più perché un’unificazione delle zone inciderebbe sulle casse cantonali. Siccome noi paghiamo le tasse come gli altri ticinesi, ci si aspetterebbe una parità di trattamento. Lo Stato vuole incitare all’uso dei trasporti pubblici: lo fa con cognizione di causa visto il traffico congestionato, soprattutto da noi Mom , soffocati 7 giorni su 7 da colonne di autovetture.
Ma come si può pensare che lavoratori e non, seguano questo auspicio quando non se ne garantisce la possibilità finanziariamente e praticamente?