La Svizzera deve trovare il modo di diminuire la produzione di rifiuti!

La nostra produzione di rifiuti rispecchia il nostro comportamento in materia di consumo: consumiamo molto e produciamo quindi molti rifiuti. Per la Giornata mondiale dell’ambiente del 5 giugno 2016, l’UFAM ha pubblicato un rapporto sul tema rifiuti, come prevenirne la produzione e come smaltirli, intitolato «Ent-Sorgen? – Abfall in der Schweiz illustriert». Nella presente intervista, Marc Chardonnens, direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), spiega la posizione della Svizzera sul tema rifiuti e illustra i problemi ancora da risolvere.

Il 5 giugno si terrà la Giornata mondiale dell’ambiente. In qualità di nuovo direttore dell’UFAM, qual è stato il suo primo pensiero a riguardo?

«C’è da lavorare», ecco cosa mi viene subito in mente quando penso allo stato dell’ambiente. Resta ancora molto da fare sia in Svizzera che all’estero, anche se le problematiche sono evidentemente differenti. Ogni comunità, ogni Paese deve in primo luogo assumersi le sue responsabilità sul proprio territorio e prendersi cura dell’ambiente che gli è stato affidato. Naturalmente non va dimenticato che il nostro comportamento in materia di consumi provoca un impatto ambientale importante anche all’estero, dove vengono elaborati molti dei prodotti che noi consumiamo. L’ambiente è un’eredità e un patrimonio per noi e per le generazioni a venire. Le sfide che ci aspettano sono determinanti per la qualità di vita della nostra società. Basti pensare alla protezione del clima, alla biodiversità o alla gestione delle nostre risorse. I Paesi industrializzati, e la Svizzera in particolare, hanno una responsabilità precisa in tal senso.

L’UFAM ha pubblicato il rapporto «Ent-Sorgen». Uno dei temi più importanti è la riduzione dei rifiuti. Come agisce l’UFAM in tale ambito?

È un dato di fatto innegabile che il nostro consumo è elevato e che ciò risulta in particolare in una forte produzione di rifiuti. «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» diceva Lavoisier quasi 250 anni fa. Oggi la Svizzera deve trovare soluzioni a quella delicata questione della riduzione della la nostra produzione di rifiuti. Abbiamo fatto molto nell’ambito del trattamento e del riciclaggio dei rifiuti: per i rifiuti urbani, la percentuale arriva a più del 50 per cento. Tuttavia, nel corso degli ultimi trent’anni, non siamo riusciti a dissociare la produzione di rifiuti dalla crescita economica. La riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte è ancora agli inizi.

Come si posiziona la Svizzera in confronto all’estero sul tema rifiuti?

Nel confronto internazionale, il livello di benessere e di consumo in Svizzera è elevato. Non è quindi sorprendente che l’anno scorso la Svizzera, con una produzione di rifiuti di 729 kg pro capite, si sia trovata tra le prime posizioni della classifica dedicata. Occorre tuttavia essere prudenti nei confronti con l’estero: è raro che le statistiche siano direttamente comparabili poiché sono stilate a partire da basi di dati differenti. Ciò che importa, è che in Svizzera abbiamo sviluppato una gestione sostenibile dei rifiuti di livello elevato. Concretamente, significa che ricicliamo una quota elevata di rifiuti e la parte non riutilizzabile viene smaltita in maniera sostenibile. Tuttavia, il confronto nel tempo delle quantità di rifiuti nel nostro Paese mostra che la prevenzione e la riduzione alla fonte non hanno ancora avuto effetto. In questo ambito ci sono infatti ancora diversi problemi da risolvere.

Quali sono le maggiori sfide ancora da fronteggiare nel settore dei rifiuti?

Dobbiamo poter agire alla fonte, preservare le risorse e moderare i nostri consumi. Un articolo pubblicato di recente ha messo in evidenza come in Svizzera circa un terzo degli acquisti online su internet venga effettuato semplicemente per noia. Ci vuole poco, a queste condizioni, perché tali beni diventino rapidamente rifiuti. D’altronde, l’obsolescenza pianificata di alcuni prodotti è un dato di fatto e il design ecologico dei prodotti è solo agli inizi. Le nostre società devono porsi la questione del senso del consumo.
È tuttavia necessario ricordarsi di non trascurare gli aspetti più tradizionali della gestione dei rifiuti. Il livello raggiunto in Svizzera per quanto riguarda il riciclaggio e l’eliminazione dei rifiuti è elevato: occorre mantenerlo e, per alcuni aspetti, migliorarlo ulteriormente. Mi riferisco in particolare ai giacimenti costituiti dai rifiuti di cantiere, ad alcune plastiche, ai rifiuti alimentari, al fosforo contenuto nei fanghi di depurazione o ai metalli come il rame e lo zinco nei residui della combustione. Anche queste sono sfide importanti che la Svizzera deve affrontare.  

Cosa possiamo fare noi cittadini per contribuire a ridurre la produzione di rifiuti in Svizzera?

Va innanzitutto sviluppata una consapevolezza. Nel mondo dell’industria, il rifiuto è spesso un fattore di costo e la logica economica agisce per ridurne la produzione. Per quanto riguarda il consumo individuale, i fattori di influenza sono più diffusi. In Svizzera, la maggior parte della popolazione partecipa con facilità al riciclaggio: l’offerta è ampia e di qualità, i meccanismi sono ben consolidati. Fa praticamente parte del nostro essere e del «business as usual». Un cambiamento nelle modalità di consumo è invece molto più difficile da ottenere. In fin dei conti si tratta del senso di responsabilità di ognuno di noi e non lo si può certo regolare con un semplice decreto. 

Marc Chardonnens, direttore dell’UFAM