Da settembre 2019 quasi 80 mila km² di terra – un’area grande quanto il Portogallo – hanno preso fuoco in Australia. Gli incendi hanno colpito tutti gli stati australiani, ma sono largamente concentrati lungo la costa sudovest del paese, rispettivamente negli stati del Nuovo Galles del Sud e di Vittoria. Almeno un miliardo di animali è morto (escludendo pesci, rane, insetti e pipistrelli), mentre l’aria di Sidney è talmente inquinata dal fumo che equivale a fumare un intero pacchetto di sigarette al giorno. Le strade sono bloccate, intere comunità sono isolate senza servizi telefonici, carburante e beni di prima necessità.

Gli incendi boschivi hanno rilasciato nel frattempo quattrocentomila tonnellate di anidride carbonica mentre interi fiumi sono stati contaminati dalla cenere, rendendo l’acqua imbevibile e causando un’estesa moria di pesci. Oltre a ciò i diffusi danni alle fattorie, alle colture e agli allevamenti hanno ridotto la disponibilità di prodotti alimentari freschi.

L’aumento delle temperature e il clima più secco del normale, causato da tre anni consecutivi di precipitazioni invernali in calo, hanno trasformato la vegetazione in combustile permettendo alle fiamme di crescere ed espandersi. Il caldo cocente e i venti sostenuti hanno esacerbato il rischio d’incendi. In Australia il 2019 è stato l’anno più caldo dall’inizio delle misurazioni: la temperatura mediana è di 1.52 °C al di sopra della media finora registra ed è più secco di circa il 40% .

L’Australia possiede una delle più grandi biodiversità al mondo, vi si trovano circa un terzo degli alberi di eucalipto e 224 specie di mammiferi autoctoni. Questa diversità è ora minacciata, affliggendo animali che sono già vulnerabili o a rischio d’estinzione, così come foreste subtropicali e selve di eucalipti, patrimoni dell’umanità. Danni a lungo termine ad habitat già in pericolo che impiegheranno decadi per riprendersi, se ciò è veramente possibile.

Tutto ciò sta accadendo in un paese che è il più grande esportatore al mondo di carbone e nel quale il governo sostiene vigorosamente le industrie minerarie locali. Se permetteremo un continuo aumento delle emissioni, causando un surriscaldamento di 3°C al di sopra dei livelli preindustriali, vedremo ripetersi simili visioni apocalittiche nel resto del mondo.

Il governo ha la responsabilità davanti al popolo di rispettare gli impegni presi a livello internazionale e di promulgare leggi che riducano le emissioni a livello netto nullo. Ciò diventerà sempre più difficile se continuiamo ad indugiare, dato che stiamo velocemente esaurendo il tempo a nostra disposizione. Non possiamo più ritardare l’introduzione di provvedimenti decisivi! La politica deve provvedere ad una equa e veloce transizione alle energie rinnovabili, proibire l’investimento nelle energie fossili (soprattuto sulla piazza finanziaria svizzera!) e dichiarare a livello nazionale l’emergenza climatica.

Se c’è qualcosa che il 2019 ci ha dimostrato è che la nostra casa è veramente in fiamme e che continuerà ad esserlo nell’immediato futuro. Tutto quello che bisogna decidere ora è cosa fare del tempo che ci resta.

Noemi Buzzi, Giovani verdi