Il Consiglio federale propone di accettare un postulato di Greta Gysin sulla diffusione dell’odio in rete (21.4531 – Trasparenza sui casi di incitamento all’odio nei social media ). Un passo nella giusta direzione!

Negli scorsi mesi la Consigliera nazionale Greta Gysin aveva depositato tre interpellanze e un postulato a proposito della violenza in rete, di come prevenirla, delle competenze di chi dovrebbe intervenire, e della necessità di adeguare la legislazione[1].

“La violenza in rete ferisce e infierisce, senza avviso e spesso senza neanche un motivo. La violenza virtuale può ferire seriamente e avere strascichi anche a distanza di anni. Perché la rete non dimentica, e perché sui motori di ricerca o tra i contenuti suggeriti dagli algoritmi, possono riapparire anche a distanza di anni profili o post che riaprono ferite.

È un problema grave, esacerbato dalla velocità con cui si diffondono i contenuti violenti nei social media e dalla quasi impossibilità di eliminarli. E a differenza della violenza e del bullismo nel mondo reale, quelli in rete non lasciano momenti di tranquillità a chi ne è vittima, perché online si è raggiungibili sempre e ovunque.”(Greta Gysin)

Vari indicatori lasciano intuire la serietà del problema e che la violenza in rete è in crescita sia nelle forme che nella diffusione: le vittime sono sempre di più, sempre più giovani, e sempre più indifese. Mancano però ad oggi statistiche ufficiali e affidabili.

Un problema riconosciuto anche dal Consiglio federale, che il 16.2.2022 ha preso posizione sul postulato 21.4531 – Trasparenza sui casi di incitamento all’odio nei social media.

Il Consiglio federale propone di accogliere il postulato che chiede di fare trasparenza in merito alla diffusione dell’incitamento all’odio (hate speech) e ad altre forme di violenza in rete, chiamando alla responsabilità anche le principali piattaforme di social media, come Facebook, Instagram, Twitter e Youtube. Queste piattaforme dovranno rispondere alle autorità riguardo il numero di casi che violano le condizioni d’uso e che sono potenzialmente rilevanti in materia di diritto penale.

Nel dettaglio, il preavviso ufficiale espresso dal Governo afferma che:

“Il Consiglio federale ritiene che l’inclusione sociale e la governance dei nuovi intermediari richiedano un ampio dibattito pubblico […] e ha pertanto incaricato il DATEC di elaborare un documento di discussione che analizzi se e come regolamentare le piattaforme di comunicazione. Questo documento affronterà anche le preoccupazioni del postulato e sarà presentato al Consiglio federale alla fine del 2022.[2]

“È una buona notizie: sulla scorta dei dati si potrà intervenire a livello legislativo, per colmare le lacune, ma anche per creare le strutture di aiuto alle vittime, oggi troppo spesso abbandonate a sé stesse.” (Greta Gysin)