Valle di Sceru (alta Val Malvaglia), 05.10.2023. Siamo un gruppo di ricercatori sul ghiacciaio roccioso di Piancabella, per le consuete misure di monitoraggio del permafrost. Anche se ci troviamo a più di 2500 m, il terreno sotto i nostri piedi è perennemente gelato e contiene ancora un abbondante quantitativo di ghiaccio, in maglietta e pantaloncini si sta benissimo. Ma non è solo una fugace sensazione di una giornata di bel tempo in alta montagna. I sensori dai quali si stanno scaricando i dati della temperatura del suolo sotto i blocchi mostrano delle cifre che, in questa stagione, hanno quasi dell’assurdo: temperature minime notturne del suolo comprese fra 5 e 7°C, a inizio ottobre, fra 2500 e 2700 m. Per ritrovare il segno “meno” davanti ai valori, è necessario scorrere a ritroso i dati fino a metà giugno, quando a queste quote c’era ancora la neve.

E pensare che c’è chi ancora non “crede” al riscaldamento climatico. Le virgolette sono volute, perché agli argomenti scientifici non si deve “credere” o meno; essi sono supportati dai dati e dalla loro interpretazione e quindi, semplicemente, “sono”.

«Non confondere una stagione o due particolarmente calde con il riscaldamento del clima». Ci mancherebbe! Sono sempre fra i primi a dire che il singolo evento meteorologico non è per forza sinonimo di un cambiamento, ma piuttosto il suo aumentare, con il tempo, di frequenza o intensità. Però anche il permafrost delle Alpi Ticinesi inizia ad avere una sua serie storica di misure. E ci dice che si sta riscaldando di circa 0.7°C al decennio; lo stesso tasso di riscaldamento della superficie (i primi 5 m) del Lago di Lugano.

Ma anche i singoli eventi meteorologici, grazie ai cosiddetti “studi di attribuzione”, posso essere studiati dal punto di vista statistico per stimare se essi siano stati favoriti nel loro insorgere dai cambiamenti climatici degli ultimi decenni. E i risultati parlano chiaro: assistiamo oggi ad eventi che, senza il riscaldamento climatico, avrebbero una probabilità nettamente più bassa di accadere. Le conclusioni di uno dei maggiori “studi di attribuzione”, pubblicato l’anno scorso da un consorzio internazionale di scienziati sulla rivista Earth System Dynamics (Dinamica del Sistema Terra), sono più che eloquenti: «I nostri risultati forniscono un forte avvertimento: il nostro clima in rapido riscaldamento ci sta portando in un territorio inesplorato con conseguenze significative per la salute, il benessere e i mezzi di sussistenza. L’adattamento e la mitigazione sono urgenti per preparare le società a un futuro molto diverso.» Forse è ora di prepararsi, perché la soglia di questo futuro molto diverso è sempre più vicina. L’adattamento al cambiamento climatico e, soprattutto, la sua mitigazione, sono due urgenze da affrontare qui e ora.

Cristian Scapozza

Candidato no. 07 della lista no. 04 – VERDI e Forum Alternativo – Clima