La linea di politica finanziaria scelta dalla maggioranza del nostro Parlamento e poi confermata in votazione popolare è quella da una parte di agire sulle uscite (con la promessa che non vi sarebbero stati tagli alle persone vulnerabili e riversamenti sui Comuni) e dall’altra non agire sulle entrate aumentando il prelievo fiscale. Le scelte del Consiglio di Stato per il Preventivo 2024, le proteste di piazza, di parecchie associazioni attive nell’ambito sociale e di parecchi enti pubblici e para-pubblici, l’insoddisfazione dei partiti di Governo e le enormi difficoltà da loro incontrate per avallare misure che prevedono dei veri e propri tagli di prestazioni a persone in difficoltà e al ceto medio, indicano che la strada intrapresa non è molto proficua.

Si impone dunque la ricerca di altre vie che coinvolgono il contributo di tutte le parti, nessuna esclusa, a riportare e mantenere in equilibrio o addirittura in attivo le finanze cantonali e di riflesso anche quelle degli Enti locali. A tale scopo è necessario agire sia sul fronte delle uscite, sia su quello delle entrate.

Salari in Ticino – Portare i salari cantonali sulla media nazionale

È noto che in Ticino i livelli salariali sono in media più bassi di 1200 Fr. rispetto alla media svizzera. Non è dunque un caso che il tasso di povertà e rischio povertà in Ticino è quasi il doppio che nel resto della Svizzera, così come non è un caso che la percentuale di contribuenti esentasse sia negli anni aumentata attestandosi ora a più del 26% dei e delle contribuenti (più di 55’000 esentasse). Questa situazione di precarietà salariale determina la fatica di tante persone e tante famiglie a giungere alla fine del mese, necessitando così di sussidi pubblici con enormi spese per lo Stato. Oltre a ciò, il mercato del lavoro ticinese è poco attrattivo per i nostri giovani che vanno fuori cantone a lavorare e fare famiglia accentuando così la denatalità del nostro cantone.

Mi sia qui permessa una riflessione contro-provocatoria all’altrettanto provocatoria affermazione della categoria imprenditoriale, secondo la quale l’imprenditore sarebbe colui che “crea valore genera ricchezza, occupazione e posti di lavoro per la società”. Se ciò è vero, bisogna dedurre che tale ricchezza non è andata a beneficio dei livelli salariali più bassi nel nostro Cantone. Infatti dal 2008 al 2020 la mediana salariale cantonale è aumentata del 5.5%, mentre quella Svizzera è aumentata del 10%. Ergo: o gli imprenditori Svizzeri sono stati decisamente migliori di quelli del nostro Cantone nel produrre ricchezza oppure gli imprenditori del nostro Cantone trattengono maggiori ricchezze per loro non ridistribuendola a tutte le persone che hanno partecipato a generarla.

Aldilà di questa provocazione, che tuttavia impone qualche riflessione sulla qualità della nostra economia, appare evidente che è di fondamentale importanza aumentare i salari sul nostro territorio. Questo permetterebbe a molte persone, oltre che di trarre maggiori soddisfazioni dal proprio lavoro, di emanciparsi dai sussidi pubblici alleggerendo le uscite dello Stato e nel contempo di arrivare a pagare le tasse aumentando così le entrate dell’erario, così come permetterebbe di ai giovani e alle giovani di non emigrare per forza con tutte le ricadute del caso.

Le entrate fiscali – Interrompere la spirale al ribasso

Il nostro Parlamento, non solo ha impedito di lavorare anche sulle entrate (come detto con l’avvallo del popolo, sebbene con un’informazione che oggigiorno sappiamo essere stata altamente fuorviante), ma recentemente ha fatto un ulteriore passo nella direzione di addirittura diminuirle, approvando un pacchetto di sgravi fiscali, di cui la misura certamente più discutibile è quella dello sgravio alle persone particolarmente facoltose.

Tale misura contrasta innanzitutto palesemente con il principio costituzionale della “Responsabilità individuale e sociale” (art. 6 Costituzione svizzera), il quale prevede che ognuno contribuisca secondo le proprie forze a realizzare i compiti dello Stato e della Società. La cultura coltivata in Ticino dalla maggioranza è invece quella di (s)caricare in maniera gravosa sulle persone meno abbienti (ceto medio) e sulle persone in difficoltà (anziani, disabili, giovani) la responsabilità di risanare le casse dello Stato diminuendo loro le prestazioni, mentre alle persone molto abbienti si sconta invece tale responsabilità, permettendo loro di contribuire addirittura meno nel realizzare i compiti dello Stato e della Società.

Il ragionamento che sta alla base di questa ideologia fiscale è quello di aumentare le entrate dell’erario attirando da fuori Cantone nuovi “buoni contribuenti”. In questo modo, essi vengono però sottratti ad altri Cantoni o Nazioni, inasprendo così una concorrenza fiscale che oltre a proseguire in una spirale al ribasso, diminuisce sempre più il sostegno allo Stato e alla Società della singola persona benestante (lo stesso discorso vale anche per le aziende). Da questa dinamica ne deriva che le persone benestanti consolidano ulteriormente la loro ricchezza, che lo Stato nel corto termine perde risorse senza la certezza di recuperarle nel medio termine, mentre il ceto medio e le persone meno abbienti si impoveriscono a causa della perdita di prestazioni dello Stato. Un perfetto algoritmo mortifero.

Questi sono dei problemi che toccano tutti i paesi, accentuando così l’aumento delle disparità nella distribuzione della ricchezza con tutte le relative conseguenze e accentuando anche l’instabilità degli Stati, come bene ha messo in evidenza l’ultimo rapporto Oxfam. Appare dunque palese l’insensatezza di questo tipo di politica fiscale, la quale necessità urgentemente di correttivi per evitare il “dumping fiscale” e il conseguente rinforzo delle disparità nella distribuzione della ricchezza. Un interessante segnale che qualcosa bisogna fare per interrompere questa spirale al ribasso è ad esempio la decisione dell’OCSE di fissare un’imposizione minima per le multinazionali alla quale anche la Svizzera ha dovuto adeguarsi.

È difficile comprendere se l’inasprimento di queste dinamiche sia dovuto all’avidità delle persone benestanti e delle grandi multinazionali o ad altro. È però interessante notare che proprio negli ultimi tempi (recentemente anche al WEF) si sta manifestando un movimento di persone particolarmente benestanti che, probabilmente consapevoli di non essere delle monadi senza influenza sulla realtà degli Stati e delle persone, stanno richiedendo agli Stati stessi di essere maggiormente tassate. Queste persone in fondo chiedono agli Stati di agire proprio nello spirito dell’art. 6 della Costituzione Svizzera, l’unico che potrebbe garantire alle persone facoltose un autentico senso di riconoscenza.

Le entrate perequative – Aumentare il contributo a favore del Ticino

Altro aspetto legato ad una più equa e solidale ridistribuzione della ricchezza può essere osservato nella perequazione finanziaria nazionale sulla quale sembra esserci più di un motivo per riflettere. Come già rilevato dal collega Berardi in una precedente interpellanza del 4 settembre 2023, nel riversamento da Berna del contributo perequativo ai vari cantoni per ridistribuire in maniera equa le risorse finanziarie affinché tutti possano adempiere ai compiti statali con maggior efficacia, vi sono delle disparità poco comprensibili. Osservando le differenze su quanto ogni cantone beneficiario riceve per ogni cittadino/a dal fondo perequativo, gli interrogativi si accentuano maggiormente. Nel 2024 per ogni abitante del Ticino, la Confederazione verserà alle casse cantonali 244 Fr., mentre per il Vallese ne verserà 2’506 Fr. pro capite, Giura 2191 Fr., Friburgo 1’917 Fr., Uri 1’913 Fr., Neuchâtel 1’583 Fr., Svitto 1344 Fr., Berna 1’248 Fr. e Grigioni 1’141 Fr. Se il Ticino ricevesse lo stesso contributo pro capite del Canton Grigioni, nostro vicino, incasserebbe quasi 400 milioni di franchi annui invece degli 87 milioni previsti. Guardando queste cifre, sembrerebbe che il Ticino – dove i salari medi e mediani sono i più bassi della Svizzera, dove vi è il più elevato tasso di povertà della Svizzera, dove vi è la percentuale di anziani più elevata della Svizzera e dove le finanze non sembrano essere così in salute – venga considerato un Cantone finanziariamente tutto sommato forte o comunque più forte dei cantoni limitrofi che per giunta esercitano un’importante concorrenza fiscale sul nostro Cantone.

In risposta agli interrogativi posti da Berardi nella sua interpellanza del 4 settembre 2023, il Consiglio di Stato, per bocca del Capo del DFE Vitta, affermava fra le altre cose, che il Governo aveva preso posizione alla consultazione sul calcolo della perequazione 2024 tramite la Risoluzione governativa 3863, chiedendo alla Conferenza dei direttori cantonali delle finanze di voler considerare nell’ambito del rapporto di efficacia 2026-2029 la richiesta del Canton Ticino di modificare il metodo di calcolo del declivio, di voler considerare nel calcolo della compensazione degli oneri socio-demografici i costi del massiccio afflusso di frontalieri (traffico, costi esterni, pressione sui salari, …) e infine di voler ridurre dal 75 al 50% la quota computata del reddito dei frontalieri per il calcolo della perequazione delle risorse. Nella risposta a Berardi, il Capo del DFE ebbe a precisare più volte come la costruzione di maggioranze per poter avallare le richieste del nostro Cantone sul tema perequativo sia tutt’altro che semplice, poiché affinché il Ticino benefici di maggiori entrate perequative attraverso la modifica dei parametri, è necessario che altri Cantoni rinuncino a parte del loro contributo. In questo senso è importante comprendere quale sia la strategia del Cantone e su quali punti di forza può contare.

Da ultimo su questo tema, si tratta anche di capire come eventuali modifiche in ambito fiscale o in altri ambiti avallate dal Gran Consiglio possano incidere sulla ponderazione dei vari fattori di calcolo che determinano l’ammontare del contributo perequativo, per capire se magari modifiche fiscali o altro possano portare alla perdita di contributi perequativi.

Alla luce di queste considerazioni si può affermare che, se si vuole un Cantone più forte con finanze più sane, vi sia più di un motivo per rimettere in discussione la concorrenza fiscale che favorisce persone benestanti, oltre che grandi aziende, a scapito delle persone e delle aziende meno benestanti, così come vi è più di un motivo per mettere in discussione anche la politica economica e salariale del nostro cantone e per finire rimettere in discussione il senso e la giusta interpretazione della solidarietà federale sia in ambito di concorrenza fiscale sia in ambito di perequazione finanziaria nazionale.

Alla luce di quanto precede chiedo al Consiglio di Stato:

  1. Come si spiega il Consiglio di Stato la differenza che vi è tra i salari nel nostro Cantone e quelli del resto della Svizzera?
  2. Il Consiglio di Stato ritiene la sua politica economica efficace per poter alzare gli stipendi della cittadinanza?
  3. Cosa intende fare il Consiglio di Stato per innalzare i salari nel Canton Ticino?
  4. Se la classe imprenditoriale è quella che crea ricchezza e lavoro nel nostro Cantone, alla luce delle riflessioni sui salari bassi con il conseguente bisogno di sussidi statali per i meno abbienti e l’aumento della spesa pubblica, ritiene il Consiglio di Stato che la classe imprenditoriale cantonale stia facendo un buon lavoro?
  5. Può il Consiglio di Stato quantificare grossomodo le uscite che lo Stato risparmierebbe se il salario mediano fosse in linea con quello Svizzero? Può anche valutare quali entrate fiscali genererebbe tale innalzamento di salari?
  6. Per quale motivo il Consiglio di Stato ha chiesto un contributo di solidarietà (poi non accettato dal Gran Consiglio) ai propri dipendenti, agli istituti per anziani e per disabili, mentre alle persone facoltose in barba all’art. 6 della Costituzione Svizzera sulla responsabilità individuale e sociale concede invece degli sconti? Questa impostazione risponde alla giusta interpretazione del concetto di “responsabilità collettiva” evocato dal Capo del DFE oltre che allo spirito dell’art. 6 della Costituzione svizzera?
  7. Quali problemi vede il Consiglio di Stato nel prendere in parola anche in Ticino le persone facoltose che chiedono di essere maggiormente tassate per il bene collettivo, aumentando loro l’imposizione dei redditi e della sostanza invece di diminuirla?
  8. Se è vero che la concorrenza fiscale nociva va contrastata a livello federale (come ebbe a dire il capo del DFE nell’ambito della discussione sulla recente riforma fiscale), quali passi ha già intrapreso il Consiglio di Stato per intavolare una discussione a livello federale? Questa tematica è già stata discussa nell’ambito della Conferenza dei direttori e delle direttrici cantonali delle finanze o nella Conferenza dei governi cantonali? Questa tematica è già stata discussa anche in seno alla deputazione ticinese alle Camere federali? In caso affermativo, in quante e quali occasioni e quali sono finora gli esiti di queste discussioni nei vari gremi?
  9. In merito alla perequazione finanziaria nazionale, in quali gremi/istanze è necessario costruire una maggioranza al fine di poter far avallare le richieste formulate dal nostro Cantone nella RG 3863? Quale è la tempistica di queste decisioni e nella migliore delle ipotesi, a partire da quale anno il Cantone potrebbe beneficiare del contributo calcolato con i nuovi parametri? A quanti milioni potrebbe ammontare il contributo secondo i nuovi parametri?
  10. Dalla lettura della Legge federale sulla perequazione finanziaria (LPFC) e relativa Ordinanza (OPFC) si evince che vi sono diversi gremi e strumenti implicati nell’implementazione e il controllo di qualità della perequazione finanziaria nazionale: Conferenza dei direttori cantonali delle finanze, Amministrazione federale delle finanze, Amministrazione federale delle contribuzioni, Gruppo di studio per la garanzia della qualità, Rapporto annuale del gruppo di studio per la garanzia della qualità, Rapporto sull’efficacia, Gruppo paritetico di studio per il rapporto sull’efficacia. Quali di questi gremi e strumenti sono implicati nell’accettazione delle modifiche richieste dal Canton Ticino? In quali gremi il Canton Ticino è presente con un suo rappresentante e può dunque tentare dall’interno di costruire delle maggioranze? Chi decide la composizione dei gremi rilevanti ai fini della perequazione finanziaria nazionale?
  11. Nella RG 3863 si fa riferimento ad una lettera del ex Consigliere federale Ueli Maurer datata 17 novembre 2022. Questa lettera è reperibile sul sito del Cantone? In caso negativo, non ritiene il Consiglio di Stato che questo tipo di comunicazione, come d’altra parte lo è la stessa RG 3863, debba essere pubblica e dunque presente sul sito del Cantone?
  12. Non ritiene il Consiglio di Stato che sul tema perequativo debba coinvolgere maggiormente tutte le componenti della popolazione cantonale per avere maggiore forza contrattuale nei confronti degli altri Cantoni e della Confederazione?
  13. In che misura decisioni di carattere fiscale nel nostro cantone (aggravi o sgravi fiscali) possono incidere nel calcolo della perequazione finanziaria nazionale?

Marco Noi

Samantha Bourgoin, Matteo Buzzi, Giulia Petralli, Nara Valsangiacomo