L’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS nell’ambito della storia economica mondiale è un fatto di cronaca che oserei definire “normale”, per contro, per le persone direttamente toccate e per il nostro Paese è un disastro di grande portata. Penso in particolare ai padri di famiglia, che a causa delle scelte scellerate del Board di Credit Suisse, si sono ritrovati o si ritroveranno disoccupati, con figli da allevare, ipoteca da pagare e prospettive alquanto limitate, riguardanti il loro futuro professionale. Ritengo che questo disastro possa servire da monito per quanto riguarda le scelte future per l’IPCT; due problemi sono sul tavolo, l’aumento del grado di copertura e la diminuzione del tasso di conversione. Per quanto riguarda l’aumento del grado di copertura, è stata proposta la misura denominata “lodo Pamini”, congiuntamente ad altre misure meno rischiose. Rammento che il “lodo Pamini” consiste in un prestito del Cantone a IPCT al fine di aumentare gli investimenti (in particolare nei mercati azionari), così facendo grazie al teorico differenziale positivo tra costo del denaro e ricavi dagli investimenti, il grado di copertura, dovrebbe tendere a aumentare. Abbiamo oggi avuto un esempio concreto di cosa possa significare, la fiducia incondizionata nei mercati finanziari e l’incapacità di gestire i rischi. I Rischi (per non attribuire un volto ai responsabili) si sono mangiati quella che è stata la banca svizzera più importante. Ritengo quindi che il “lodo Pamini” quindi l’autoregolazione del mercato, le analisi statistiche, i calcoli matematici e altri fattori di questo genere, non siano adatti a risolvere un problema tanto grave e similmente non sia il caso di aumentare l’esposizione ai Rischi della Cassa Pensione dello Stato. Altra valutazione se il “lodo Pamini” fosse accompagnato da una garanzia implicita dello Stato, in quel caso sarei favorevole, quale garanzia implicita intendo “non funziona il lodo Pamini, lo Stato paga le perdite”. Per quanto riguarda il tasso di conversione, ancor prima di mettere a carico degli assicurati attivi il parziale risanamento della cassa, diminuendo il tasso di conversione, occorre ridurre le rendite a chi ha beneficiato di privilegi assurdi quindi rendite troppo elevate, in modo di rendere meno doloroso il risanamento per gli assicurati attivi (indipendentemente dai diritti acquisiti). Pertanto auspico che la gravissima vicenda del Credit Suisse, serva da monito anche per i parlamentari cantonali e che finalmente essi trovino le forze per risolvere, in maniera più equa, l’annosa questione della Cassa Pensione Cantonale.

Filippo Piffaretti, Lista 14, Candidato 68