Davvero chiudere è l’unica soluzione?
Alle porte di un’estate che invita a cercare refrigerio nei parchi, la capo Dicastero sicurezza e spazi urbani Karin Valenzano Rossi ha giustificato la chiusura notturna dei parchi San Michele e Villa Heleneum dicendosi “dispiaciuta” per il littering e la scarsa considerazione che i ragazzi che frequentano quegli spazi la sera hanno nei confronti del bene pubblico.
Certo, il littering e ogni tipo di danneggiamento degli spazi (naturali) pubblici sono problematiche da affrontare e risolvere, principalmente attraverso la sensibilizzazione dei cittadini, ma anche provando ad aumentare i cestini o svuotandoli più spesso. Ampliando la riflessione però, ci si chiede quando il Municipio uscirà da mere logiche amministrative per iniziare un discorso che abbraccia la progettualità, la visione, il contesto, per uno sguardo che, chi si prende la responsabilità di sedere nelle più alte sfere cittadine dovrebbe proporre. Il pensiero, riassumibile nel seguente schema, non è degno di un Municipio che si vorrebbe mostrare volto al futuro: “Sporchi il parco, chiudo il parco. Punto. Fine. Prossimo problema?”.
Si è chiesto l’esecutivo se vi sia una relazione fra l’utilizzo sproporzionato (“I cestini dei rifiuti sono stracolmi!”, cit. on. Valenzano-Rossi) dei citati parchi da parte dei ragazzi e l’apertura della “Lugano Marittima”, con conseguente chiusura dell’unico spazio naturale libero e accessibile anche per chi non ha 20.- a disposizione per due birre con gli amici e nemmeno un portamonete digitale pieno di LVGA Points?
E ancora: si è chiesto l’esecutivo se vi sia una relazione fra l’utilizzo dei parchi e la mancanza di spazi creativi e liberi dedicati alla cultura e al tempo libero per i giovani che non si identificano nella “movida” ma a logiche più indipendenti e magari (attenzione, stiamo per utilizzare questa parola…) autogestiti? Sono passati 3 anni da quella sciagurata notte del 29 maggio 2021, le macerie dell’ex macello sono lì a guardarci e le promesse della città per la ricerca di spazi in favore della cultura alternativa sono tutte disattese.
La Carta della Gerra, la Straordinaria, le macerie, i parchi chiusi con i catenacci e i giovani che vagabondano da un luogo all’altro inseguiti dalle autorità che li scacciano e pongono nuove catene, protetti dalle ruspe, ordinanze e autorità: quando verrà il giorno in cui il Municipio farà un esame di coscienza, affronterà le proprie responsabilità nell’avere soffocato le proposte venute dal basso (ex Macello, Morel, Casotto ma anche, per citarne solo uno, il Living Room e tanti altri luoghi privati e “liberi”) e si chinerà seriamente sulle – modeste – richieste di una generazione che si muove di parchetto in parchetto per vivere, come è giusto che sia, la propria piccola libertà?
Marisa Menghotti, Consigliera comunale Lugano