Quando ecologia, etica e diritti umani si coniugano

La fashion revolution è un movimento internazionale che promuove la moda etica e sostenibile attraverso l’industria della moda che valorizzi la persona e l’ambiente,  rispetto al profitto.

A questo proposito non possiamo dimenticare la tragedia del Rana Plata, fabbrica di tessili del Bangladesh, crollata nel 2013 che causò la morte di 1129 persone. La maggior parte delle vittime erano operai/e di un’azienda tessile che aveva lo stabilimento in uno dei piani dell’edificio e che produceva senza orari e senza tutele per i più importanti brand occidentali.

Questo evento è passato alla storia come la tragedia della sovrapproduzione, ovvero la produzione ad ogni costo e senza scrupolo. 

La risonanza mediatica diede il via a campagne contro lo sfruttamento delle condizioni delle lavoratrici del tessile e della moda: da qui la nascita della fashion revolution.

Perché abbiamo bisogno di una rivoluzione della moda ?

Per esempio

per i problemi ambientali che essa crea:

  • per produrre una maglietta occorrono 2720 litri d’acqua
  • circa il 40% degli indumenti prodotti in un anno e invenduti vanno al macero: in discariche o bruciati causando indicibili danni ambientali.
  • il 34% dell’abbigliamento e dei tessili sono insieme alle microplastiche la prima fonte di inquinamento degli oceani

per i diritti delle lavoratrici: in Bangladesh le lavoratrici guadagnano un salario pari a CHF 58 .- al mese con un orario di 16 ore lavorative al giorno; in Ucraina guadagnano euro 89 al mese.

In paesi come l’India e il Bangladesh, oltre ai salari da fame, gli abusi e le molestie verbali e fisiche  sono all’ordine del giorno, come il  lavoro minorile.

Cosa possiamo fare noi come consumatori e consumatrici?

  • chiedere trasparenza per le filiere di produzione di cui sappiamo veramente poco
  • chiedere ai governi e ai grandi marchi più dignità e rispetto delle condizioni di lavoro per le lavoratrici anche attraverso campagne di sensibilizzazione come Clean Clothes

Fare nostra la politica delle tre R:

  1. Reduce: comprare solo quello di cui abbiamo veramente bisogno
  2. Reuse: comprare abbigliamento di seconda mano, riparare e scambiare
  3. Recycle: l’abbigliamento non deve essere buttato, ma riusato e rivitalizzato.

Attraverso comportamenti più responsabili, virtuosi e con meno spreco anche in questo settore possiamo fare la nostra parte per un mondo più giusto e pulito.

Francesca Bernasconi Bedulli, candidata al Gran Consiglio , I Verdi