Allocuzione di Nara Valsangiacomo a Chiasso in occasione del Primo d’Agosto 2024

 

Il primo d’agosto è un giorno di celebrazione e ricordo, è l’anniversario dei primi d’agosto del 1291, quando fu stretto il primo patto, il patto originale. Questo è il momento che è stato scelto come inizio della storia elvetica. E da quel momento d’unione, la Willensnation svizzera è cambiata e cresciuta, ha raccolto attorno a sé prima baliaggi e poi Cantoni, fino a diventare la Confederazione che conosciamo.

Una Willensnation, una nazione fatta dalla volontà di persone diverse con un uguale obiettivo. Un’unione per il bene condiviso, un’unione che non è un’assimilazione, non è una fusione. La Svizzera è un mosaico variabile di territori, di diverse culture e lingue nazionali. Se dovessimo percorrerla a volo d’uccello e ci volessimo avvicinare ad un elemento o ad un altro del paesaggio che si dipana sotto di noi, ci restituirebbe un mondo di molteplicità: valli carsiche e piccoli borghi, grandi città di acciaio e vie di comunicazione, i picchi alpini e grandi laghi, dialetti e accenti, miriade di preziosi dettagli/una biodiversità abbagliante.Nello scopo della nostra Costituzione, accanto alla comune prosperità e la coesione interna, siede proprio la promozione della pluralità culturale del Paese.

L’essere insieme nonostante le differenze è difficile. Ma perchè è importante? Perché ci obbliga a non abbandonarci alla comodità di un simbolo, ma ad interrogarci continuamente sull’importanza di un cammino condiviso. Un cammino che è una scelta ad ogni passo, un cammino che abbiamo solo vagamente indicato davanti a noi, ma che si crea alle nostre spalle con ogni decisione. Un cammino forgiato dal continuo lavoro democratico.

E il nostro sistema democratico ci permette un enorme privilegio, offrendoci uno tra i più ampi strumenti partecipativi al mondo.Quello del voto è un privilegio – per il valore intrinseco che riveste- e un diritto per una banalità che ancora non è tale per molte persone – fondamentale. Qualcuno l’ha già detto in passato, “libertà è partecipazione”. E l’esercizio di questa libertà ha lasciato alle nostre spalle il percorso che oggi osserviamo. Possiamo guardarlo con orgoglio. Possiamo osservarlo bene e riconoscervi delle falle, è normale. I valori non sono automaticamente azioni, passi e, talvolta, c’è chi rimane indietro, e viene dimenticato.

Ma la pluralità svizzera, come pure il prezioso principio di sussidiarietà che regola il limbo delle responsabilità del sistema solare che sono Confederazione, Cantoni, Comuni, non è sufficiente. Da sé produrrebbe enti slegati, presto distanti e divergenti, un improvviso impulso centrifugo spingerebbe i più piccoli lontano. Il collante fondamentale, che non fa della Svizzera un insieme di parti autonome, ma una confederazione, è la solidarietà. Perché dalle diversità di ogni parte possa risultareun moto unito e coordinato, la solidarietà è fondamentale. L’alternativa, e lo sappiamo bene in Ticino, l’eterno parente povero, è uno Stato, una nazione a due o più velocità.

La diversità, abbandonato il volo d’uccello e vista dall’interno può perdere il suo elemento carismatico e curioso, e diventare semplicemente un elemento altro. E il rischio di un individualismo più volentieri votato alla competizione è dietro l’angolo. La doppia faccia dell’identificazione non è un meccanismo segreto. È sufficiente volgere lo sguardo al mondo dello sport, i recenti Europei, le Olimpiadi, per comprendere che la stessa cosa che unisce può rapidamente dividere.

L’identificazione è un contenitore, come si può vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, può essere più importante cosa c’è dentro o cosa c’è fuori, cosa è simile o cosa è diverso. E un individualismo in lotta è ciò che spinge piuttosto verso la distinzione, la lotta e infine verso una classifica. L’individualismo è primordiale, ma non per questo un meccanismo sociale naturale. Tuttavia, ne è pieno il mondo, com’è normale soprattutto in tempi di crisi e difficoltà.

E dilagano oggi giustamente le incertezze: non è un momento ricco di punti saldi, soprattutto non è un momento ricco. Mentre crescono le sfide in tutte le direzioni, in un mondo che non è mai stato così grande e così opprimente allo stesso tempo, può presto attanagliarci il bisogno di sicurezza. Una necessità urgente, che richiede di tracciare linee e uno spazio sicuro, un dentro e un fuori.

È in questo momento che è quanto mai importante recuperare la visione d’insieme, il volo d’uccello. Mentre si alzano mani e innumerevoli dita puntano in direzioni diverse è importante districarsi, non abbandonarsi alla tentazione inebriante di trovare sempre una responsabilità esterna ed estranea a difficoltà a chilometro zero. Riconoscere delle responsabilità più vicine di quanto pensiamo, senza colpe, senza dita puntate, può richiedere e dimostrare la più alta dose di coraggio.

Io credo in un amor di patria coraggioso, dalle spalle larghe, che sappia raccogliere critiche, assumersi responsabilità di un percorso imperfetto e in divenire. Credo in una democrazia che trae la sua forza non solo dal consenso, ma dalla capacità di convivere con il dissenso ed il disordine naturale di una società plurima. Credo in una società e una nazione che cerchi compromessi sempre nuovi e mai finali con l’infinito particolarismo dell’umano.

Perché Il rischio del particolarismo senza la solidarietà è l’alienazione e la disuguaglianza, la solidarietà senza rispetto delle differenze è cieca e scade nell’assimilazione.  

La Svizzera non è bianca, non è rossa, non è rossocrociata e basta. La Svizzera non è un simbolo, un colore della pelle o un colore partitico. La Svizzera è un insieme di valori, pluralismo e molteplicità, coesione e solidarietà; ma soprattutto, la Svizzera è un progetto.

La Svizzera è chi la Svizzera fa. Quindi vi auguro, ci auguro, buon primo d’agosto e buon lavoro.

La fotografia è di Tipress ed è stata ripresa dalla pubblicazione del  testo da parte de LaRegione di cui il link qui di seguito https://www.laregione.ch/cantone/mendrisiotto/1773265/svizzera-solidarieta-voto-sistema-privilegio