Onorevole Presidente, onorevoli Consiglieri di Stato, colleghe e colleghi,

il Consuntivo 2019 del DI è una fotografia – qualcuno aggiungerebbe “purtroppo” – attendibile della situazione odierna; quella, tanto per capirci, balzata agli onori – qualcuno direbbe “orrori” – della cronaca nelle ultime settimane e che, volenti o nolenti, ha rimesso in discussione il ruolo della POLIZIA (o almeno di alcune sue attività e modalità di lavoro) e della MAGISTRATURA (e del suo funzionamento).

Ecco. POLIZIA e MAGISTRATURA sono i 2 poli – i centri di costo, dovremmo dire in sede di analisi del Consuntivo – attorno ai quali vorrei concentrare il mio intervento e attorno ai quali si regge il fragile equilibrio del DI e di tutto il sistema – giustizia; un equilibrio che negli scorsi mesi sembra essersi spezzato. Di questi tempi, la bilancia della Giustizia pende a favore della POLIZIA a discapito della MAGISTRATURA.

In fondo, questo Consuntivo ci rivela una cosa molto semplice: in Ticino spendiamo di più per la POLIZIA che per la MAGISTRATURA; investiamo nella prima e ignoriamo le richieste – reiterate – della seconda.

Alla luce dei recenti fatti di cronaca, qualcuno sarebbe portato a pensare che il Ticino di oggi è sempre più uno STATO DI POLIZIA e un po’ meno uno STATO DI DIRITTO.

Per capire in quale direzione stiamo andando, dobbiamo però fare qualche passo indietro e guardare da dove siamo arrivati. In Ticino – ed è storia recente – abbiamo appena revisionato la Legge sulla Polizia, estendendone le prerogative, consentendo i fermi per 24 ore senza il consenso del Ministero pubblico e ammettendo le così dette “indagini preventive”, senza però chiarire in maniera esaustiva la questione spinosa della raccolta dei dati personali, della loro gestione, della loro archiviazione e delle modalità della loro distruzione. Qualcuno potrebbe legittimamente temere un ritorno alle schedature dei cittadini giudicati “scomodi”.

Qualche mese più tardi, durante l’emergenza sanitaria e dopo la proclamazione dello stato di necessità (già di per sé una sorta di “castrazione democratica”), il DI ha poi suggerito alle cittadine e ai cittadini di questo Cantone di trasformarsi in “sentinelle sul territorio”, invitando apertamente la popolazione alla delazione.

Qualcuno potrebbe pensare che il passo successivo in questa direzione sarà lo sdoganamento delle ronde di quartiere. E qualcun altro potrebbe addirittura sospettare che il modello di riferimento della città – Ticino sia Berlino Est.

Una tendenza confermata anche dai numeri. Le statistiche ci confermano che il nostro Cantone detiene 2 record antitetici: è il primo della classifica per numero di agenti di polizia in rapporto alla popolazione residente e l’ultimo di quella concernente il numero dei Procuratori pubblici; 21, 1 in meno di Zugo e dei Grigioni, 4 meno del Canton Vallese. Un procuratore pubblico ogni 16’836 abitanti (il doppio rispetto ai Grigioni) con 554 incarti di media a PP. Il dato è riportato nel Rendiconto della MAGISTRATURA 2018, in cui si lamentava senza mezzi termini “una situazione di costante sovraccarico” del Ministero pubblico.

Passando al Rendiconto del 2019, la musica non è purtroppo cambiata. Anzi: 12’899 nuovi incarti (record degli ultimi 5 anni) per il Ministero pubblico, con un aumento importante delle giacenze (+15%) e dei nuovi atti di accusa.

Gli altri organi della MAGISTRATURA non sono messi meglio:

–   l’Ufficio dei Giudici dei provvedimenti coercitivi lamenta un importante carico di lavoro, un aumento degli accumuli e “una grande preoccupazione per il futuro”;

–   la Pretura penale fa notare una situazione non adeguata e una criticità strutturale che sfocia in una richiesta di potenziamento;

–   al TRAM la situazione “continua ad essere molto preoccupante”;

–   il Tribunale penale cantonale, per il quinto anno consecutivo, segnala un aumento del carico di lavoro e richiede un ulteriore potenziamento.

La relazione del Ministero pubblico si conclude con un auspicio, ovvero ci si augura di ricevere un segnale concreto da parte dell’Autorità politica al fine di dotare la MAGISTRATURA delle forze necessarie per assolvere i propri compiti.

A questo proposito, mi chiedo che fine abbia fatto la Riforma della Giustizia. Desaparecida.

A nostro parere, la bilancia tra POLIZIA e MAGISTRATURA va riequilibrata, anche solo per uscire dal pantano istituzionale in cui ci troviamo attualmente. Soprattutto per evitare che il solito qualcuno possa pensare che il nostro Cantone non sia più una democrazia, ma una democratura.

Perché, vale la pena ricordarlo, la democrazia si spegne quando gli Esecutivi abdicano al ruolo attribuito loro dalla Costituzione, non rispettando, per scelta consapevole o meno, le leggi, le sentenze e le garanzie che da esse derivano. Quando, per utilizzare le parole di Friedrich Dürrenmatt, “ci si libera dell’inutile peso delle formalità, delle scartoffie, dei verbali, e di tutto il ciarpame dei tribunali, giudicando senza riguardo alla miseria delle leggi e dei commi” (La panne).

È così che muore una democrazia e non – e mi rivolgo al collega Morisoli – con il voto ai sedicenni.

Per tutti questi motivi, il Gruppo dei Verdi non voterà il Consuntivo del DI.

Andrea Stephani
Per il gruppo dei Verdi
Lugano, 22 settembre 2020