Durante questo periodo di feste un pensiero ricorrente mi assillava la mente: Gaza. Mentre una situazione già disperata si deteriorava, Gaza spariva dai notiziari per lasciare posto a notizie più frivole. Oltre 22 mila morti, di cui 10 mila bambini, altri mille bambini che hanno subito amputazioni senza anestesia. Provate ad immaginarvelo! Morte e distruzione nel nome di una punizione collettiva per un atto terroristico disumano compiuto da Hamas che però non giustifica in nessun modo la rappresaglia israeliana su una popolazione civile inerme. Cosa c’entrano questi 10 mila bambini morti con il diritto di autodifesa di Israele? Niente. L’obiettivo di «sconfiggere il terrorismo» non giustifica ogni mezzo. Il Regno Unito non ha bombardato l’Irlanda del Nord per sconfiggere l’IRA. Israele – come nazione occupante – ha l’obbligo di proteggere la popolazione civile nei territori occupati, altro che bombardarli!

Il genocidio non è uno atto, ma un processo. Un processo che è in atto a Gaza nell’indifferenza e quello che è preoccupante nel silenzio delle istituzioni, soprattutto di quelle che si considerano delle democrazie affermate. Siamo al punto che è il Sudafrica a denunciare Israele alla Corte internazionale di giustizia per genocidio. Ma non c’è solo Gaza, anche nella Cisgiordania i coloni si sentono forti dell’impunità concessa loro dal Governo israeliano per perpetrare ingiustizie verso i palestinesi e spingerli a lasciare le loro terre.

Tornando a noi, vi ricordate l’indignazione collettiva al momento dell’invasione dell’Ucraina? Subito si è condannata l’aggressione e si è corsi in aiuto alla popolazione civile, permettendo a bambini feriti di curarsi in Svizzera. Di settimana in settimana si sono adottate sempre più sanzioni economiche per indebolire la Russia. Per Gaza cosa stiamo facendo? Niente. Né aiuti, né sanzioni, né atti formali, come richiamare il nostro ambasciatore in Israele in segno di protesta. Niente di tutto ciò.

Mi rattrista constatare che ci sono due pesi e due misure: la vita di un palestinese, non vale la vita di un israeliano o di un occidentale. La violenza crea violenza. Un giorno anche questo conflitto finirà per forza con qualche accordo. Se come tutti a parole auspichiamo la pace, bisogna rafforzare la minoranza israeliana che chiede l’immediata cessazione dei bombardamenti su Gaza.

Non voltiamoci dall’altra parte. Lo dico come padre, uomo e cristiano.

Fabrizio Tarolli