A Bellinzona si infiamma nuovamente, come avviene ciclicamente, il dibattito sulle numerose chiusure di commerci ed esercizi pubblici all’interno del perimetro del centro storico e dintorni. Il fenomeno è sicuramente grave e va affrontato con impegno per poter effettivamente trovare delle soluzioni realistiche e durature. Spesso le discussioni si accendono in maniera particolarmente veemente sulla questione relativa alla disponibilità di parcheggi in centro e al loro costo. Sono sicuramente argomenti sensibili ma che non centrano, a mio parere, il punto della questione. Purtroppo i commerci vengono chiusi anche laddove i posteggi sono direttamente a ridosso degli esercizi pubblici; se vogliamo rimanere in tema parcheggi forse sarebbe più sensato rivedere la politica dei centri commerciali in periferia. In questi casi il parcheggio è effettivamente disponibile in maniera del tutto gratuita. Questo aspetto porta però a una concorrenza sleale ai commerci del centro che non possono competere sotto questo punto di vista, anche per ovvie ragioni di spazio e politica di mobilità imposta anche dalla Confederazione. Vi sono poi cause più globali, come il commercio on-line che ha ridotto notevolmente la cifra d’affari di taluni settori e la spesa oltre confine dovuta anche in parte a chi non ha sufficienti risorse per potere acquistare locale. Oltre a questi problemi strutturali vi sono poi i costi degli affitti davvero esagerati per immaginare di poter rischiare l’apertura di un’attività imprenditoriale. In questo settore, seppur con margini limitati, l’ente pubblico potrebbe provare ad intervenire, da un lato attraverso dei sussidi alle attività commerciali particolarmente qualificanti per il centro storico e che portano valore aggiunto al commercio locale. Dall’altro la politica potrebbe imporre regole più ferree ai proprietari di immobili che speculano su affitti che di fatto risultano fuori mercato e al contempo la Città potrebbe puntare ad una riqualifica qualitativa delle aree urbane. Ma colui che veramente ha il potere di cambiare qualche cosa siamo noi consumatori. Abbiamo la possibilità di fare almeno una parte dei nostri acquisti nei commerci locali, frequentare i locali pubblici, vivere la nostra Città, rendendoci conto del nostro potere di determinare il successo o meno delle nostre piccole realtà imprenditoriali. E infine ci sono i commercianti: a volte basterebbe però qualche sorriso in più e una parola gentile per motivare i consumatori. Un lavoro di squadra, che va fatto se vogliamo evitare città deserte e la fine di un commercio artigianale/locale che è prezioso per la nostra economia.