Il PAL è uno strumento importante che regola a lungo termine la pianificazione della mobilità del luganese. Attraverso questo programma, la regione chiede un finanziamento delle opere infrastrutturali necessarie al miglioramento della mobilità. La confederazione vincola il suo sostegno finanziario a una pianificazione che adempia al requisito della sostenibilità. Il PAL5 dovrebbe essere il continuamento ideale del PAL3 (2016) che va a rispondere alle criticità sollevate dall’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE). Tra queste, la critica più rilevante concerne le misure per contenere il traffico privato/veicolare, ritenute troppo limitate e inefficienti.

Nel contesto e nell’epoca in cui viviamo la promozione della mobilità lenta e sostenibile deve essere la priorità: essa aumenta la sicurezza di tutte e tutti i cittadini, contribuisce all’abbattimento delle isole di calore, delle polveri fini, alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico e fonico, al produzione di CO2…favorisce la socialità e lo scambio fra generazioni, combatte anche l’isolamento degli anziani (in una popolazione sempre più anziana) e contribuisce a tanti altri aspetti importanti per la qualità di vita di tutte e tutti.

La mobilità lenta comprende anche gli spostamenti realizzati a piedi: camminare è il metodo più ecologico e salutare in assoluto per muoversi. Per questo, prevedere percorsi pedonali sicuri e piacevoli da percorrere è una questione da non relegare ai centri cittadini o ai sentieri fuori dagli abitati. Purtroppo, il PAL5 non prende in considerazione questo aspetto che riteniamo fondamentale.

L’integrazione della mobilità lenta con altri tipi di mobilità (hub del trasporto pubblico) è un punto centrale per il suo stesso sviluppo, questo viene eLettivamente rilevato anche nel PAL5: “la Strategia Bici Ticino 2045 mira a garantire i collegamenti ciclabili con le polarità urbane e con i principali hub del trasporto pubblico”. Ora, si può facilmente immaginare che la stazione di Lugano sia il principale hub del trasporto pubblico del luganese: come mai quindi non si potrà raggiungerlo con la bici salendo dalla parte bassa della città, con una corsia dedicata alla due ruote che attraversi la futura galleria Genziana? Riteniamo grave che non si vada a completare questo tassello mancante, l’ennesima occasione persa che non favorisce in nessun modo lo sviluppo della mobilità lenta. Sottolineiamo che in generale tutto il comparto stazione ferroviaria è deficitario a livello di piste ciclabili e accessibilità con la due ruote. Benché consapevoli della posizione geografica sfavorevole (in salita rispetto al centro, in discesa e incastonata fra vie di transito da nord, ovest e sud), riteniamo che con l’incremento delle e-bike che permettono il raggiungimento della stazione anche da quartieri più lontani, così come la realizzazione di un vero parcheggio per biciclette coperto, siano un’assoluta necessità. La realizzazione di passaggi, passerelle, corsie dedicate e l’abbattimento di numerosissimi ostacoli (facilmente risolvibili) dovrebbero essere integrati con priorità A nel PAL5.

La continuità della rete ciclabile in città dev’essere prioritaria: ad oggi diversi spezzoni di piste ciclabili sono scollegati tra di loro, rendendo poco sicuro il transito delle biciclette. Diverse piste ciclabili (provvisorie o meno) sono state sacrificate a vantaggio di posteggi. Ogni posteggio in più è uno stimolo ad usare l’automobile, incrementando il TIM e favorendo il contrario di ciò che ci si prefigge (nel PAL3 l’obbiettivo era il 70%, nel 2021/2022 siamo al 82.5%). Mal si comprende come mai il PAL 5 non ha un obiettivo di quota modale per l’orizzonte temporale di riferimento (2040). Ci si chiede quindi se la riduzione dell’uso dell’automobile è un obiettivo concreto di questo strumento, e come sarà possibile misusare l’eLicacia delle misure proposte. Nella gestione delle priorità si nota uno sbilanciamento a favore della realizzazione di reti ciclabile regionali come, per esempio, la Paradiso – Melide. Tratta che fa sorgere però altri interrogativi: come mai viene considerata come prioritaria (A), ma poi pubblicamente si dichiara il contrario, ovvero che essa non verrà realizzata? E come vengono allestiti i costi per questi progetti? Nella scheda si parla di 34.2 mio, nei media invece sembra costerà più di 50 mio.
L’impressione generale è che per le ciclabili i costi appaiano non sostenibili: nell’immaginario comune la bicicletta è purtroppo ancora rilegata mentalmente allo svago, non come alternativa all’automobile per i tragitti tra casa e lavoro o scuola: nella realtà l’avvento delle bici elettriche ha reso queste giustificazioni obsolete da anni.

Sarebbe inoltre opportuno rivedere il modo in cui vengono sottoposti le misure alla confederazione. Il lungo elenco (un’ottantina di misure) di PAL5 ha costi elevatissimi e non presenta una chiarezza nelle scelte prioritarie. Ci si chiede se per realizzarlo non è stato previsto il coinvolgimento delle associazioni e degli attori attivi sul territorio, che avrebbero permesso una migliore calibrazione degli obiettivi. Come è purtroppo consuetudine, si progetta moltissimo, si concretizza poco. Che senso ha progettare ed inserire in questo elenco delle misure con priorità C quando si sa che non vedranno mai la luce?

Infine, alcune note interessanti giungono dalla misura relativa al lungolago, che prevede l’introduzione di zone 20/30 km/h e una pista ciclabile bidirezionale che ad oggi è una grave mancanza per collegare Paradiso con il Centro Città. L’introduzione di zone 30 e 20 sarebbe da attuare per tutte le strade di quartiere. Esse infatti portano diversi vantaggi, aumentando in generale la qualità di vita degli abitanti (meno rumore) e degli utilizzatori della rete stradale (più sicurezza).

Concludendo, riteniamo che in generale la lunga lista di misure proposte non tenga suLicientemente conto delle problematiche relative al riscaldamento climatico, tra le quali in questo ambito si può sicuramente lavorare meglio sulla perdita della biodiversità e sulle isole di calore. È più che mai necessario procedere a rapidi adattamenti del nostro tessuto urbano e naturale per far fronte al cambiamento, ad esempio la deimpermeabilizzazione delle superfici deve diventare la prassi per ogni intervento sul suolo così come l’alberazione di marciapiedi e viali.

Per i verdi del Luganese

Marisa Mengotti