Un “No” al decreto legislativo per la riorganizzazione del nodo intermodale di Locarno-Muralto e un “No” all’iniziativa “Per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità” rappresentano una battuta d’arresto per lo sviluppo del Cantone, ignorando priorità ambientali e sociali. Il Canton Ticino ha espresso oggi una volontà di immobilismo, respingendo entrambi gli oggetti posti in votazione cantonale.

Nodo Intermodale di Locarno-Muralto: un “nodo” non snodato e un’occasione persa per il Locarnese

Con un NO del 50.8% dei votanti, il popolo ticinese ha bocciato il decreto legislativo per la riorganizzazione del nodo intermodale alla stazione FFS di Locarno-Muralto. Un risultato molto risicato che compromette la possibilità di avere un Locarnese più accessibile e orientato alla mobilità sostenibile. Con questa decisione, Locarno rimane l’unico polo cantonale con una struttura antiquata e non adeguata alle moderne esigenze di mobilità. La mancata modernizzazione dell’infrastruttura, cruciale per rispondere alla crescente domanda di trasporto pubblico, comporterà inoltre la perdita di importanti contributi federali e bloccherà lo sviluppo per diverso tempo.

Questo ‘No’ è un segnale preoccupante: il Ticino ha scelto di non investire in una mobilità del futuro e si è persa l’opportunità di completare la rete delle stazioni ticinesi e di dare al Locarnese l’infrastruttura che merita, mantenendo una situazione inadeguata per migliaia di utenti e penalizzando l’accoglienza turistica.

 

Iniziativa “Per cure e prestazioni di qualità”: un “No” che penalizza la coesione sociale e il benessere collettivo

L’iniziativa popolare “Per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità” è stata respinta con un NO del 55.52% dei votanti: una mancata opportunità per la giustizia sociale e il riconoscimento del valore del lavoro di cura. Questa decisione impedirà di stabilire condizioni lavorative minime a livello cantonale per il personale dei servizi sociosanitari e socioeducativi, lasciando un ambiente di lavoro meno dignitoso e sostenibile. Al contempo, non si codificano i diritti di pazienti e utenti e non si introducono organi di mediazione indipendenti, limitando trasparenza e fiducia.

“Questo ‘No’ è un atto di mancata responsabilità collettiva, che non mette al centro il benessere delle persone e indebolisce il nostro sistema sanitario e sociale,” afferma Giulia Petralli, Granconsigliera dei Verdi, “Le crescenti difficoltà del settore non saranno affrontate alla radice, compromettendo la garanzia di cure dignitose, tempestive e accessibili per tutti. È una rinuncia a investire in un Ticino più solidale e resiliente, che non riconosce il giusto valore a chi si prende cura degli altri.”