Per raggiungere il pareggio il Cantone vuole attuare delle misure di contenimento della spesa caratterizzate esclusivamente da tagli. Approvando questo decreto verrebbe condizionato il lavoro dell’esecutivo che andrebbe a effettuare perlopiù tagli con decisioni non referendabili. Saranno così tolte risorse agli anziani, alla sanità, alla formazione, all’ambiente e, non da ultimo, alla transizione energetica. Si tratta di una visione poco lungimirante e fortemente impattante sulle vite della maggioranza dei ticinesi che assume una visione ancor più paradossale se si considera che il Ticino ha spese complessive, cantonali e comunali, sotto la media svizzera.

Il momento storico in cui troviamo ci impone di affrontare in modo attivo il presente e di costruire, con lungimiranza, le basi per il futuro del nostro Cantone. Per il bene stesso di un’economia fragile come quella ticinese, lo Stato deve essere messo nelle condizioni di poterla stimolare e esserle di aiuto, intervenendo con i necessari investimenti che i privati non riescono a sostenere o che non intendono effettuare per i loro diversi interessi particolari.

Uno Stato forte, attivo e intraprendente è fondamentale per la nostra società, perché il suo compito è quello di offrire servizi di qualità e investimenti mirati a favore dell’intera popolazione. Per il suo progresso, per restare al passo con i tempi e non accumulare ritardi rispetto ad altre regioni e altri cantoni, anche la popolazione in Ticino, in una società in continua trasformazione, necessita della migliore e più aggiornata formazione (di base, superiore, professionale e universitaria), dell’indispensabile promozione economica, di una puntuale cura del territorio e dell’ambiente, di più giustizia e sicurezza e di una rete più robusta e attiva di servizi e aiuti sociali e per la salute. L’invecchiamento della popolazione richiederà investimenti sempre più importanti per la cura delle persone anziane.

Senza un deciso rifiuto del decreto legislativo in votazione, il governo di fatto sarà obbligato ad agire esclusivamente con dei tagli. Il Consiglio di Stato dovrà forzatamente bloccare la spesa utilizzando tutti gli strumenti di sua competenza e il suo ampio margine di manovra. Infatti, una volta fissato un limite di spesa, il Consiglio di Stato potrà sfruttare a sua discrezione le sue ampie competenze e tutti gli strumenti sua disposizione per operare dei tagli, facendo mancare le indispensabili risorse anche ai settori più sensibili, senza dover apportare nessuna modifica alle leggi, impedendo così qualsiasi possibilità di referendum e, di conseguenza, di qualsiasi decisione popolare.

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