Stimato presidente, Consiglieri di Stato, care colleghe, cari colleghi,

poco più di un anno fa, il dipartimento dell’educazione, cultura e sport ha presentato il M7704, con diverse proposte per migliorare le condizioni di apprendimento e insegnamento nella scuola dell’obbligo, alcune in risposta agli atti parlamentari di cui abbiamo sentito prima. Ciò ha suscitato qualche reazione di sorpresa soprattutto da parte degli organi scolastici comunali, non tanto per le misure proposte, quanto piuttosto per la modalità di elaborazione e presentazione del pacchetto, avvenuta apparentemente senza particolari preavvisi né richieste di parere. Situazione che ha contribuito a riattivare qualche dinamica di incomprensione e scontento tra chi la scuola la pensa, chi la fa e chi la paga.

Come abbiamo potuto sentire e capire dagli interventi precedenti, la Commissione Formazione e Cultura si è chinata a lungo sul tema, cercando di coinvolgere il più possibile le varie parti per creare un dialogo costruttivo nell’interesse di una scuola di qualità. Il risultato è stato il compromesso presentato in precedenza dai 4 co-relatori, pragmatico e in larga misura condiviso.

Il tutto sempre nei limiti di una riforma fatta di provvedimenti puntuali, di – passatemi il termine – “cerotti” di dimensione più o meno grande. Cerotti che certo non cambiano la sostanza e la struttura intrinseca dell’impianto scuola così come lo conosciamo da diversi anni e che idealmente andrebbe rivisto nella sua integralità. Interventi puntuali e poco strutturali, ma che sicuramente contribuiscono a tenere il sistema scuola se non proprio al passo dei tempi incalzanti, almeno a solo qualche passo a ridosso e che proprio per questo motivo sono di fondamentale importanza, in un contesto in cui il substrato per una riforma a 360 gradi sembra essere poco fertile.

Visti gli interventi già esaustivi in merito, mi limiterò qui a commentare le misure che sono più significative secondo la nostra sensibilità.

Noi Verdi crediamo in un modello educativo che pone al centro l’individuo e i suoi bisogni relativi al proprio percorso di crescita personale e relazionale, nel rispetto reciproco e dell’ambiente che ci ospita e sostiene. In questo senso vediamo di buon occhio il miglioramento del rapporto numerico docente-allievi sia nella forma di diminuzione del numero massimo di allievi per classe per le Sme che in quella dell’introduzione di un docente d’appoggio comunale al 50% a partire da 21 allievi per la SI, e a partire da 23 per le SE (per una monoclasse). Una docente o un docente che segue un gruppo più ristretto di allievi può certamente dedicare a ognuno di loro più attenzione e più supporto, non solo per quanto riguarda l’acquisizione di materia “utile”, ma anche dal profilo umano-relazionale. Siamo certamente coscienti che la creazione di un buon clima di classe non è solo correlata a criteri prettamente numerici. Ci sono situazioni che necessitano di più risorse anche se il limite massimo di allievi non è raggiunto. Per questo è confermata la possibilità per i Municipi di assumere un docente d’appoggio con il compito di coadiuvare il docente titolare previa autorizzazione del dipartimento per tutti questi casi.

Troviamo la diminuzione di allievi proposta per le scuole medie, così come l’opzione di assumere un docente d’appoggio a metà tempo a partire da una certa soglia di alunni per le scuole dell’infanzia ed elementari come alternativa alla diminuzione del numero massimo di scolari per classe un buon compromesso tra bisogni educativi e ottimizzazione logistica, nell’ottica di un utilizzo parsimonioso del suolo e delle risorse. Classi più piccole necessiterebbero infatti di molte più aule, che in parecchi casi andrebbero costruite ex novo. Perciò non sosterremo gli emendamenti che propongono un’ulteriore diminuzione del numero massimo degli allievi per classe. Per le scuole medie inoltre si ricorda che dall’anno scolastico corrente saranno implementati più laboratori, che prevedono l’insegnamento in classi ad effettivi dimezzati.

Una premessa secondo noi imprescindibile per la creazione di un clima favorevole all’apprendimento ma soprattutto allo sviluppo di competenze sociali e relazionali sane è la garanzia di buone condizioni di lavoro per chi il processo educativo lo guida. Soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, è certo che negli ultimi anni vi è stato un aumento del carico di lavoro, dovuto a diverse contingenze. Oltre al prezioso aiuto delle docenti e dei docenti d’appoggio che saranno almeno presenti al 50% a partire da 21 allievi, che contribuirà a far fronte alle complessità della gestione di una pluriclasse a tutti gli effetti, salutiamo positivamente la richiesta di un maggior impegno per garantire alle docenti e ai docenti di questo grado scolastico una pausa meridiana di 30 minuti durante la giornata lavorativa con refezione.

Riteniamo la generalizzazione della refezione presso le scuole comunali un tassello importante per il miglioramento della conciliabilità famiglia-lavoro e quindi di una riorganizzazione più libera ed equa del nucleo famigliare. Il rapporto commissionale ha dato fiducia ai comuni mantenendo la formulazione attuale, a fronte anche della tendenza consolidata verso una concretizzazione della generalizzazione della refezione presso le scuole comunali. Secondo gli ultimi dati aggiornati infatti le sezioni di scuola dell’infanzia che non presentano una refezione sono 12 su 419, mentre quelle di scuola elementare che non presentano nessun servizio di mensa facoltativa sono 3. Pur constatando che gli sforzi per offrire servizi di mensa e refezione presso gli istituti sul territorio sono costanti – per alcune delle sedi di scuola dell’infanzia ancora sprovviste di refezione è prevista la costruzione di nuovi centri oppure è in progetto una riorganizzazione dell’intero istituto scolastico a causa di fusioni, e per tutte è comunque presente un servizio di mensa facoltativo – ricordando che recentemente abbiamo confermato e avvallato il valore pedagogico-educativo fondamentale della refezione per le scuole dell’infanzia, riteniamo di poter sposare l’intento degli emendamenti che chiedono che tale offerta sia garantita in tutti i casi, anche per le scuole elementari (in versione servizio e quindi facoltativa). Come membro della commissione formazione e cultura invece mi asterrò dal votare gli emendamenti in questo ambito.

Concludo confermando l’adesione del gruppo dei Verdi al rapporto della commissione formazione e cultura, che rappresenta un grande esercizio di concertazione e coordinazione tra i vari enti che fanno la scuola con l’intento comune di migliorare le condizioni di apprendimento e insegnamento. Pur nei limiti di un sistema scolastico vecchio, che forse in un’utopia (ma concedetemelo, sono ancora giovane) andrebbe smontato e rimontato accuratamente pezzo per pezzo secondo una nuova struttura più adatta all’evoluzione incessante della società.

Cristina Gardenghi