Le motivazioni in breve

  • Perché abbiamo lanciato il referendum
    La riforma prevede diverse modifiche, alcune delle quali vediamo di buon occhio anche noi. Tuttavia, è stato chiesto di votare un unico pacchetto contenente più modifiche. Quella che contestiamo è la riduzione dell’aliquota massima ai fini dell’imposta sul reddito al 12% per chi ha redditi molto alti. Una modifica della quale potranno beneficiare unicamente le persone particolarmente benestanti (reddito mensile superiore ai 30.000 franchi).
  • Briciole per la popolazione
    La riforma prevede di far pagare meno tasse alla popolazione, esattamente 95 milioni in meno all’anno. Tuttavia, solo 14.3 milioni saranno ripartiti tra tutta la popolazione. Briciole rispetto agli 81.7 milioni di sgravi destinati a coloro che percepiscono un reddito superiore ai 30.000 franchi mensili.
  • Un regalo ai ricchi sulle spalle della collettività
    A regime la riforma costerà 56 milioni di franchi all’anno al Cantone e 40 milioni ai Comuni. Il minor gettito fiscale si tradurrà in meno servizi per la popolazione oppure nell’aumento del moltiplicatore comunale (per mantenere gli stessi servizi alcuni Comuni si troveranno obbligati ad aumentare il moltiplicatore comunale per poter continuare a far fronte alle spese).
  • Uno schiaffo alla popolazione
    Il preventivo 2024 propone 130 milioni di tagli su sussidi di cassa malati, sui salari dei dipendenti pubblici e sui contributi al settore sociosanitario. Insomma, ad una buona fetta della popolazione si impongono dei sacrifici non indifferenti mentre tramite degli sgravi si va a privilegiare una piccola parte della popolazione che già sta bene.

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Sgravare fiscalmente chi guadagna più di 30’000 franchi al mese mentre si tagliano i sussidi di cassa malati, i salari nel settore sociosanitario e quelli dei dipendenti pubblici? No! Il comitato «Stop ai tagli» ha lanciato il referendum contro la riforma fiscale, approvata dal Gran Consiglio ticinese nella sua sessione di dicembre 2023.

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Di cosa si tratta

La riforma fiscale prevede la riduzione dell’aliquota massima ai fini dell’imposta sul reddito al 12% per chi ha redditi molto alti, con un’imponibile di almeno 300’000 franchi. Questo corrisponde a un salario netto mensile di almeno 30’000 franchi. A ciò si aggiunge una riduzione generale dell’aliquota (-1,66%), l’aumento delle deduzioni per le spese professionali a 3’000 franchi, un adeguamento delle imposte di successione e uno sgravio al momento del ritiro del secondo pilastro. Mentre le ultime misure ci vedono d’accordo, troviamo assolutamente inaccettabile e incomprensibile la proposta di ridurre le imposte per chi guadagna più di 30’000 franchi: si tratta di un regalo a chi non ne ha bisogno!

A regime la riforma costerà 56 milioni di franchi all’anno al Cantone e 40 ai Comuni, motivo per cui numerosi comuni hanno già manifestato la propria contrarietà alla riforma.

Crescenti disuguaglianze

Siamo contrari a questa nuova riforma soprattutto perché, ancora una volta, favorisce i redditi più alti: il Governo e la maggioranza di centrodestra del Gran Consiglio perseverano nella loro rincorsa agli sgravi fiscali a favore delle persone particolarmente benestanti. Una strategia insostenibile e ingiusta. Oggi, di fronte alle difficoltà reali della popolazione, come ad esempio i costi dei premi di cassa malati, l’inflazione, la perdita del potere d’acquisto o ancora la precarizzazione del mercato del lavoro, proporre una politica fiscale basata sugli sgravi ai redditi più elevati è a dir poco incosciente. Le disuguaglianze stanno aumentando e la politica deve lavorare per una redistribuzione equa delle risorse, garantendo sostegno a chi ne ha più bisogno e imponendo una tassazione corretta a chi può permetterselo. In questo modo si costruisce una società più giusta e solidale, che rispetta e protegge i diritti di tutti i suoi cittadini e di tutte le sue cittadine.

L’altra faccia della medaglia: il preventivo 2024

Questa riforma fiscale è ancora più incomprensibile se inserita nel contesto politico e finanziario del Cantone: il preventivo 2024, nonostante proponga 130 milioni di tagli sui sussidi di cassa malati, sui salari dei dipendenti pubblici e sui contributi al settore sociosanitario, prevede un disavanzo di 95 milioni. Ora più che mai, con le finanze in profondo rosso a causa dei quasi 200 milioni di sgravi degli ultimi anni, non c’è margine per nuovi sgravi a chi non ne ha bisogno. È inoltre uno schiaffo alle persone più fragili e al ceto medio chiedere loro di fare sacrifici quando contemporaneamente si fanno regali a chi guadagna più di 30’000 franchi..

Interrompiamo il circolo vizioso

Tagli nel sociale da una parte, sgravi fiscali dall’altra: si tratta di una chiara strategia neoliberista orientata al mantra del «meno Stato» che possiamo riassumere in quattro passi:

  1. Facciamo degli sgravi ai ricchi perché possiamo permettercelo.
  2. Oh, ora le finanze sono in difficoltà. Cosa facciamo?
  3. Nessun problema! Tagliamo le spese sociali per le persone più fragili.
  4. Le finanze stanno di nuovo meglio: possiamo ricominciare!

Chiunque abbia a cuore il servizio pubblico ha il dovere di cercare di interrompere questo circolo vizioso firmando il referendum e sostenendo la mobilitazione contro i tagli.

L’alternativa ragionevole

I rappresentanti dei partiti progressisti hanno cercato di dividere la riforma in più modifiche legislative separate: questo avrebbe permesso l’approvazione e la rapida entrata in vigore delle misure non controverse legate alle successioni aziendali, alle deduzioni professionali e al terzo pilastro – per un costo complessivo tra Cantone e Comuni di 14.3 milioni di franchi. Ma i partiti del centrodestra non ne hanno voluto sapere e hanno insistito per mantenere un’unica riforma dal costo di ben 96 milioni di franchi a regime! Sostenendo il referendum abbiamo la possibilità di lanciare un segnale al Consiglio di Stato e al Parlamento: gli adeguamenti fiscali alle nuove realtà sociali sono giusti e vanno implementati, ma non mettiamo sullo stesso piano ingiusti sgravi ai più benestanti!