In politica vince chi sa comunicare entusiasmo. L’etimologia del termine entusiasmo viene dal greco: en, dentro e thèos, dio. Il dio dentro. Ovvero, essere nel cuore degli dei, o avere gli dei dentro. Quello dell’entusiasmo non è uno stato d’animo che si riduce ad una semplice eccitazione partecipe. È qualcosa di estremamente più profondo, potente, massiccio. È il risvegliarsi di una forza che ci possiede tramite la quale non c’è meta che non sia a portata di mano, non ostacolo che non possa essere abbattuto, non collettività che non ne possa essere travolta e coinvolta. È lo stato d’animo attivo, centrato e sorridente che schiude l’infinita realizzabilità dei sogni. Quando ho iniziato il mio percorso politico nei Verdi, era quello lo stato che percepivo dentro e fuori di me. Da “cambiamo il mondo” (il piccolo mondo rappresentato dal nostro Ticino), a “eleggiamo Marina Carobbio per aver una rappresentante nelle istituzioni”, per me il tonfo è stato troppo alto, ho perso interesse, e ho sentito la perdita di entusiasmo che si è poi rivelata nel disinteresse al voto, e nei voti di protesta verso alte piccole formazioni più temporaneamente convincenti. Non che non abbia grande stima per Marina Carobbio: ne ho. Ma non ho entusiasmo per singole persone, piuttosto per idee e per un modo di intendere la vita che sia spirituale oltre che interessato al benessere materiale. Noi Verdi siamo testimoni, o depositari, di un sapere di vita che va aldilà delle lotte su temi concreti come la tutela della biodiversità, la parità, il rispetto delle minoranze. Siamo consapevoli di verità scomode, poco spendibili politicamente. Il fatto incontestabile che la crescita non possa essere continua, e che gravi crisi provengano dalla negazione di questo fatto. Che l’ottimismo per pochi venga poi pagato dalla sofferenza di molti. Questa è la mia percezione, che tento di convogliare nella consapevolezza che il mondo consiste in un continuo mutamento, e che se oggi non siamo stati in grado di comunicare con efficacia il nostro sapere scomodo; i lila, in sanscrito i giochi del mondo porteranno altre conformazioni, che non dobbiamo perdere la speranza, e coltivare la calma e la pace che porteranno a nuovi entusiasmi. Dobbiamo preparare le forze, perché i tempi hanno bisogno di sapere ecologico. Abbiamo le giovani e i giovani, abbiamo la capacità di rinnovarci dentro e fuori. Dalle delusioni nascono le speranze per il futuro. Per ora, buon lavoro alla nuova conformazione del Parlamento, un po’ più a destra, un po’ più frammentata. Sono certa che il gruppo dei Verdi saprà lavorare con la serietà e la correttezza che li ha contraddistinti nella passata legislatura: forza e coraggio!

 

Claudia Crivelli Barella, capagruppo uscente dei Verdi in Gran consiglio