utti noi vorremmo uscire dall’emergenza climatica che sta portando a rapidi mutamenti delle stagioni anche in Svizzera, con periodi molto secchi e caldi alternati a fenomeni incontrollabili come alluvioni, gelo, grandine o venti tempestosi. Questo alternarsi d’eventi mette in difficoltà anche la nostra agricoltura che subisce forti perdite e di conseguenza la possibilità di un approvvigionamento alimentare locale stabile. Inoltre, si mette a rischio il lavoro agricolo e questo ci rende più dipendenti dall’estero.
Eppure se non si fa niente per stabilizzare il clima, si potrà solo peggiorare. La siccità è un fenomeno che inizia a colpire anche il Ticino, oltre che i molti Paesi del sud Europa e dell’Africa, impedendo anche lì la sopravvivenza dell’agricoltura. Ciò crea delle masse di migranti che si riversano verso nord per sopravvivere a questi cambiamenti così veloci.
La carenza di cibo e di lavoro favorisce anche le guerre interne e la fuga dai propri paesi d’origine.
Tutto questo colpisce indirettamente anche noi. Eppure le soluzioni ci sono e si possono mette-
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re in pratica partendo anche da una politica climatica svizzera lungimirante. La votazione del 18 giugno chiede di approvare la legge sul clima. Questa legge è più che mai urgente per limitare i danni e pone degli obiettivi a lungo termine per ridurre le emissioni di CO2: ad esempio si potrà ricevere un contributo federale se si vorranno sostituire il gasolio, gas ed elettricità per il riscaldamento con fonti rinnovabili. In questo modo potremo renderci più indipendenti dall’estero e in particolare da quei Paesi fornitori di carburanti fossili, che sono molto instabili politicamente e manterremo una buona parte della spesa energetica in Svizzera. Quindi, a giugno è importante la partecipazione di tutti per votare «sì» alla legge sul clima per limitare il più possibile i danni dell’emergenza climatica ed essere un esempio anche per gli altri Paesi.

Claudia Cappellini Tarolli, Lugano