C’è chi non vuol vedere. Figuriamoci capire

A un’opinione inviata a nome del gruppo Guerre e pace Verdi del Ticino (Bombardamenti di ospedali e neutralità, 22 luglio) ha reagito il direttore del Museo della brigata ebraica di Milano (Il parallelismo sbagliato tra Russia e Israele, 10 agosto). In sintesi Davide Romano ci dice che non ha senso equiparare la Russia a Israele, che colpisce solo obiettivi militari (pur sbagliando qualche volta, concede Romano); né si deve dimenticare che là abbiamo un imperialismo aggressivo e qui una democrazia. Potremmo discutere a lungo della “qualità” di quella democrazia (che già era una democrazia sui generis ed è ora in drammatica degenerazione), ma torno al punto di partenza: ci si augurava che la rappresentanza svizzera all’ONU reagisse ai bombardamenti (sistematici!) degli ospedali della striscia di Gaza con la stessa sollecitudine con cui ha condannato il bombardamento russo di un ospedale pediatrico ucraino. Il tema centrale era quindi la denuncia coerente di ogni violazione del diritto umanitario internazionale, indipendentemente da chi la commette. Il “parallelismo” stava qui, pur nell’evidente differenza di attori e situazioni, impossibile da sviluppare in 2800 battute.

Romano contesta poi il nostro accenno, tra gli effetti letali della guerra condotta a Gaza, ai «bambini già condannati dalla denutrizione». Ci fa sapere che grazie al COGAT, ente israeliano che si occupa dell’assistenza ai palestinesi, nei mercati della striscia abbondano frutta e verdura: lo dimostrerebbero i video di quello stesso ente. Fantastico! Posso capire che un cittadino isrealiano che “si informa” solo tramite i mezzi di comunicazione controllati dal governo (evitando per esempio «Haaretz», o voci critiche come quella di Amos Goldberg, professore di storia ebraica all’università di Gerusalemme, che parla apertamente di genocidio) possa credere a questa favola rassicurante. Ma il signor Romano dirige un centro di studi in Italia e avrà pure occasione di informarsi sulle condizioni di vita nella striscia da qualche mese in qua. Potrebbe anche seguire i media della Svizzera italiana, che parlano spesso di questa realtà angosciante, raccapricciante, insopportabile. Sembra invece che a delirare siano l’UNICEF, l’OCHA, Save the children, Human rights watch e tutte le voci – onusiane o non governative – che da mesi lanciano allarmi sulle conseguenze, anche per la salute mentale, della denutrizione.

Accanto al dramma palestinese qui vediamo pure un aspetto del dramma che – come sostengono vari pensatori ebrei – finirà per travolgere anche Israele: la parte di mondo ebraico che si allinea pedissequamente alla propaganda di un governo sempre più impresentabile contribuisce al discredito crescente del progetto sionista e dell’immagine di Israele nel mondo.

Danilo Baratti, storico