Il piano cantonale quadriennale degli interventi nel campo delle tossicomanie e l’importanza di un approccio olistico
Sono passati decenni da Platzspitz e dai Needles Parks, altri decenni dai ragazzi dello zoo di Berlino, nomi famosi e che hanno sicuramente sia raccontato, sia plasmato l’immagine della droga, delle dipendenze e della marginalità. Ma è passato quasi un secolo da quando Harry Anslinger, svizzero da parte di padre, ha preso in mano il Federal Bureau of Narcotics. Da quel momento, poco dopo il proibizionismo degli anni 20 (un epico disastro), cominciamo la lunghissima storia della “war on drugs”, un paradigma di divieti e repressione che ha condizionato anche le nostre policies.
Nel frattempo, la “guerra alla droga” basata unicamente sulla repressione si è rivelata un metodo inefficace, dannoso e ampiamente superato: spesso strumentalizzata contro delle minoranze sociali e culturali, troppo poco pronta ad aiutare persone marginalizzate e penalizzante quasi esclusivamente per i “piccoli” del mercato criminale. Negli ultimi decenni, la Svizzera ha adottato un approccio innovativo e pragmatico nella gestione della politica sulle droghe, segnando un cambiamento di paradigma rispetto alla tradizionale “guerra alla droga”.
Il metodo attuale si presta ad una gestione più olistica. Abbandonando la mera repressione, il Paese ha sviluppato un modello basato sui quattro pilastri: prevenzione, riduzione del danno, presa a carico e reintegrazione sociale. Questo approccio ha portato all’introduzione di programmi pionieristici, come la distribuzione controllata di eroina per i tossicodipendenti cronici e le stanze del consumo sicuro, contribuendo a ridurre i decessi per overdose, la diffusione di malattie infettive e la criminalità legata al consumo di sostanze. Inoltre, negli ultimi anni, il dibattito si è esteso alla regolamentazione della cannabis, con progetti pilota per la vendita controllata e una crescente apertura verso una politica meno punitiva e più orientata alla salute pubblica. Le dipendenze non sono solo una questione di legalità delle sostanze, ma un problema sociale e sanitario complesso, che riguarda l’intero tessuto della nostra comunità.
Il presente Piano per la gestione delle tossicomanie (PCI 2023) si china in modo ampio e ragionato sul problema delle dipendenze, realizzando l’approccio olistico e orientato a sensibilizzazione e salute pubblica promosso dal nuovo paradigma.
Tra le misure particolarmente rappresentative di tale principio possiamo menzionare:
- L’ampliamento dell’attenzione anche al fenomeno dell’abuso indipendentemente dall’illegalità della sostanza, perciò riconoscendo il lato comportamentale dell’abuso di sostanze. Il PCI 2023 riconosce finalmente che le dipendenze non riguardano solo le sostanze illegali, ma anche quelle legali (alcol, psicofarmaci, analgesici) e le nuove dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo, dipendenza digitale). Questo permette di adottare strategie più efficaci e personalizzate.
- La continuazione dell’attenzione ad un pubblico giovane, ampliando però alle dipendenze da farmaci e alcool nella popolazione anziana, una fascia di popolazione finora ignorata e per questo particolarmente vulnerabile.
- Il rafforzamento di un approccio olistico a più parti passa anche dalla promozione di una migliore collaborazione tra le parti coinvolte – sanità, servizi sociali, forze dell’ordine e istituzioni educative – riconoscendone il ruolo fondamentale nella lotta alle dipendenze, al di là di un mero strumento repressivo.
- Infine, non oggetto della discussione attuale, il piano apre alla possibilità di una sperimentazione scientifica degli effetti della cannabis, esercizio già in atto in altri Cantoni svizzeri, coerentemente con gli avanzamenti legislativi in ambito di regolamentazione della cannabis
Vi sono tuttavia delle lacune, o opportunità di rafforzamento:
🔹 Rafforzare i servizi di prossimità
Il contatto diretto con le persone a rischio è fondamentale. Occorre potenziare le unità mobili di intervento e i servizi territoriali per intercettare precocemente situazioni di disagio e prevenire la cronicizzazione delle dipendenze.
🔹 Investire sulla prevenzione nei luoghi di lavoro e nelle scuole
Lo stress lavorativo è un fattore di rischio crescente per lo sviluppo di dipendenze. È necessario promuovere campagne di sensibilizzazione e formazione nei luoghi di lavoro e nelle scuole per diffondere una cultura della salute e del benessere psicologico.
🔹 Migliorare la presa in carico di pazienti complessi
Molte persone con dipendenze hanno problematiche psichiatriche o sociali che richiedono un’assistenza multidisciplinare. Dobbiamo garantire che le strutture sanitarie abbiano personale adeguato e risorse sufficienti per offrire cure efficaci.
🔹 Prepararsi a una possibile regolamentazione della cannabis
Se la Confederazione dovesse avviare un processo di legalizzazione della cannabis, il Cantone dovrà essere pronto con un piano di regolamentazione che tenga conto delle implicazioni sanitarie, sociali ed economiche.
🔹 Rivedere il quadro legislativo cantonale
Il PCI 2023 riconosce la necessità di aggiornare la normativa sulle dipendenze. Dobbiamo lavorare per una legge più moderna, che consenta una risposta efficace a tutte le forme di dipendenza, non solo quelle legate alle sostanze.
Conclusione
La lotta alle dipendenze non è solo una questione di sanità pubblica, ma anche di giustizia sociale e sicurezza. Se vogliamo un Cantone più sano, più sicuro e più giusto, dobbiamo investire risorse nella prevenzione, nell’assistenza e nella ricerca. Il nostro obiettivo deve essere chiaro: meno dipendenze, più salute, più sicurezza per tutti.
Grazie.
Nara Valsangiacomo