Crisi interconnesse e rimedi verdi
Clima e protezione dell’ambiente, femminismo intersezionale, responsabilità internazionale – sono i tre temi principali della campagna per le elezioni federali con cui noi Giovani Verdi tenteremo di dare un contributo al raggiungimento dell’obiettivo ecologista: riconfermare il seggio al nazionale, cercando al contempo di riconquistare il seggio progressista alla camera alta.
I tre ambiti tematici suesposti possono in effetti fornire una chiave di lettura per l’interdipendenza delle molteplici crisi che ci affliggono. Partiamo con un dato: 13 miliardi di franchi svizzeri. Sono i soldi che abbiamo complessivamente speso nel 2022 per l’importazione di energie fossili dall’estero. Soldi che non solo contribuiscono ad alimentare la crisi climatica ed accelerare la perdita di biodiversità, ma che confluiscono nelle tasche di dittatori ed autocrati, andando così indirettamente a finanziare regimi guerrafondai, che violano quotidianamente i diritti più elementari delle e dei propri cittadini.
L’aggressione militare della Russia ai danni dell’Ucraina ci ha inequivocabilmente mostrato come il nostro consumo di gas naturale e petrolio mette a repentaglio la pace, i diritti umani e la democrazia. Nella società patriarcale russa, la Duma (il parlamento) sta da diversi anni intraprendendo degli sforzi considerevoli per depenalizzare la violenza domestica. Il quadro è poco roseo anche in Arabia Saudita e negli Stati Uniti, Paesi dai quali la comunità europea ha deciso di importare petrolio e gas di scisto (altamente inquinante) per liberarsi dagli idrocarburi russi. Nel primo l’applicazione della Sharia (principale fonte di diritto) è responsabile di una violazione sistematica dei diritti di migranti, attiviste e persone appartenenti alla comunità queer, mentre nel secondo la penalizzazione del diritto all’aborto sta riportando indietro le lancette del tempo.
La promozione della pace e della responsabilità internazionale passa dunque dalla riduzione della nostra dipendenza energetica da regimi autoritari e Stati che stanno subendo una preoccupante involuzione democratica. Questi due obiettivi non solo sono compatibili, ma addirittura costituiscono la conditio sine qua non della transizione ecologica: solo se riusciremo ad emanciparci tempestivamente dai combustibili fossili e azzerare il bilancio netto delle emissioni di gas ad effetto serra garantiremo alle generazioni future un Pianeta vivibile.
La notizia positiva è che l’abbandono dell’economia fossile rappresenta un’enorme possibilità di sviluppo per l’insieme della società: a trarre beneficio della promozione di tecnologie a basso impatto ambientale, dal risanamento energetico degli edifici e dall’espansione delle rinnovabili saranno le consumatrici e i consumatori (grazie a prezzi più bassi e stabili dell’elettricità), il tessuto economico (in virtù della creazione di posti di lavoro ad alto valore aggiunto), la sicurezza dell’approvvigionamento (ancora segnata dalla vulnerabilità in un contesto geopolitico altamente volatile), la pace… e il clima.
Rocco Vitale